AGGUATO A BELPIETRO - FELTRI: \"SE TI CHIAMANO KILLER AL SOLDO DI BERLUSCONI, QUALCUNO POI CI CREDE\" - TRAVAGLIO: i\"o questo clima d’odio nel Paese proprio non lo vedo e non lo sento. Semmai gli episodi che accadono li leggo come una parodia di quella pantomima che viene rappresentata in tv tutte le sere. Con i politici che si insultano a vicenda in diretta e poi tutti a cena insieme con grandi pacche sulle spalle\"....

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1 - VITTORIO FELTRI: \"SE TI CHIAMANO KILLER QUALCUNO POI CI CREDE\"
Ubaldo Casotto per \"Il Riformista\"

IDENTIKITIDENTIKIT aggressore Belpietro

Vittorio Feltri, sessantotto anni ma nessuna intenzione di andare in pensione, è in redazione al Giornale. Ha saputo dell\'attentato al direttore di Libero Maurizio Belpietro nella notte. S\'è subito allarmato, poi una telefonata l\'ha tranquillizzato. Parla con il tono calmo di un cronista che ne ha viste tante, ma, il giorno dopo il \"tentato omicidio\" (questa l\'ipotesi investigativa) non è per niente tranquillo.

Come ha saputo la notizia?
Poco prima di mezzanotte. E mi sono molto preoccupato perché chi mi ha telefonato mi ha detto che Maurizio era stato colpito. Lo conosco da quando aveva venticinque anni, abbiamo lavorato insieme a lungo, partendo da un giornale di provincia, poi, legittimamente, lui ha preso la sua strada. Mi ha impressionato che abbiano scelto lui come bersaglio, è giovane, ha due figlie piccole... L\'ho chiamato subito sul cellulare e quando ha risposto ho tirato un sospiro di sollievo.

BelpietroBelpietro

Come l\'ha trovato?
Premesso che Maurizio è un freddo, l\'impressione che ho avuto è che fosse scosso. Non sprizzava certo gioia da tutti i pori.

Lei si è fatto un\'idea rispetto all\'attentato?
Che idea mi sono fatto? Che idea vuole che mi sia fatto, in casi come questi si pensa subito al clima. E non è un bel clima. È sotto l\'osservazione di tutti. Quello che poi infastidisce in modo particolare è che molti, in ambiente politico e non solo, hanno indicato alcuni giornalisti - come possiamo definirli... non omologati culturalmente alla sinistra, semplifico, ma mi capirete - come dei sicari, dei killer, dei propalatori di dossier, dei fautori di aggressioni mediatiche a pagamento. E il pagatore sarebbe, ovviamente, Berlusconi. In questo modo si viene additati come il nemico pubblico. Capisce? Io, Belpietro, Sechi... non saremmo gente che fa il suo stesso mestiere, che cerca notizie, le trova, le mette in pagina, le commenta... No! Sicari. Finisce che qualcuno, magari qualche matto, poi ci crede.

Colpa della politica?
Intendiamoci, la politica italiana è ormai inesistente. O meglio, è ridotta a due grupponi di ultras, e ognuno giudica l\'altro un\'accozzaglia di imbecilli. Non si parlano, si delegittimano a vicenda. Su questo si inseriscono le accuse ai giornali di cui le ho già parlato. Aggiunga l\'amplificazione che queste accuse hanno quando vengono ripetute in televisione, dove il tal politico o il talaltro ripetono la definizione di «prezzolati» e «servi del Cavaliere» per quei giornalisti che non la pensano come loro, e l\'opera di demonizzazione è compiuta. E non è cosa che faccia bene alle menti di chi magari non conosce bene le questioni.

VITTORIOVITTORIO FELTRI

Lei continua a sposare la tesi del matto?
Non ho tesi, ma preferisco pensare che sia un matto, magari ben organizzato, piuttosto che ad altre organizzazioni. Al momento investigativamente non c\'è nulla di certo, potrebbe anche essere una questione personale... Però, se dovessi mettere in fila quanto successo a Dell\'Utri a Como, a Schifani e a Bonanni a Torino, alla sede Cisl di Treviglio o a quella di Livorno... sono tutte cose che danno da pensare.

Ma se la contrapposizione è politica, perché colpire un giornalista?
Non è la prima volta che succede. Certo, il bersaglio è Berlusconi, ma non è che sia così facilmente avvicinabile. E poi il giornalista, proprio perché definito «servo», è quello che viene subito dopo, quello su cui è più immediato scaricare responsabilità. Se in più ci si espone, non solo sul giornale per il quale si scrive, ma anche in televisione... In televisione si risulta simpatici ai propri fan, ma il rischio è anche quello di diventare odiosi per gli ultras della fazione avversa.

Sono arrivate solidarietà da tutti i versanti politici...
Non costano nulla.

Alcune con la postilla «evitiamo di strumentalizzare questo fatto»...
Come si fa a strumentalizzare? Se qualcuno mi insegna lo faccio. Quello che le ho detto è una strumentalizzazione? Io cerco di capire, magari mi sbaglio, però metto in ordine i fatti e tento una spiegazione. Quello che le ho detto non è una convinzione incrollabile, ma nel mio intimo, oggi, ho questa sensazione.

Pensa che si abbasseranno i toni, almeno sui giornali?
Non credo cambierà nulla. Anche perché non vedo perché i giornali dovrebbero inibirsi. Se non sono più libero di scrivere quello che scopro e quello che penso, meglio cambiare mestiere. Ognuno faccia il suo. Poi ci sono il codice penale e quello civile. È ovvio che ogni genere di giornalismo possa essere criticato, figuriamoci. Ma se un giornale non piace, basta non comprarlo.

feltrifeltri

Quindi a Belpietro ha nuociuto il giornale che sta facendo?
Non vedo altra risposta. Hanno tentato di colpirlo soprattutto per la sua ultima campagna giornalistica.

Voi del \"Giornale\" la continuerete o la considerate esaurita?
Per quanto mi riguarda pensavo che fosse esaurita dopo tre giorni. In un certo modo c\'era già tutta la sostanza della vicenda. Poi abbiamo dovuto rispondere alle critiche e agli attacchi. Poi sono venute fuori altre notizie... Insomma, è andata avanti due mesi. Se mi arrivano nuove notizie che faccio, non le pubblico? Io vado avanti.

Lei è sotto scorta?
Sì, da sette o otto anni.

2 - TRAVAGLIO: \"CLIMA D\'ODIO? NO, PARODIA DELLA POLITICA\"
Riccardo Barenghi per \"La Stampa\"

Lo giudico un fatto gravissimo, tanto che ho immediatamente mandato un messaggio di solidarietà a Maurizio Belpietro». Così dice Marco Travaglio, additato spesso e volentieri dal centrodestra come seminatore di odio mediatico.

L\'attentato al direttore di «Libero» è un altro episodio di quello che viene chiamato clima d\'odio?
«Francamente io questo clima d\'odio nel Paese proprio non lo vedo e non lo sento. Non credo affatto che stiamo riprecipitando in una situazione da Anni Settanta, violenze di piazze e terrorismo. Semmai gli episodi che accadono li leggo come una parodia di quella pantomima che viene rappresentata in tv tutte le sere. Con i politici che si insultano a vicenda in diretta e poi tutti a cena insieme con grandi pacche sulle spalle».

Ma l\'attentato a Belpietro e il fumogeno contro Bonanni non sono pacche sulle spalle.
«Certo che no. Ma le teste calde, per non dire di peggio, esistono da tutte le parti, e non da oggi. L\'attentato contro Belpietro è un atto criminale, forse il più grave contro l\'informazione degli ultimi anni insieme alla bomba al manifesto, il pacco esplosivo a Emilio Fede e la macchina bruciata a Lirio Abbate.

TRAVAGLIOTRAVAGLIO SANTORO

Quanto al fumogeno, è evidente che si tratta di un reato, così come quelli tirati a Bergamo contro il ministro Maroni. Ma non metterei tutto sullo stesso piano, i fischi contro Schifani per esempio, non sono violenza, tanto meno terrorismo e trovo sbagliato definirli squadristi».

Ma perché c\'è chi se la prende con i giornalisti?
«Beh, perché la politica è sempre più vuota, una tale nullità che ormai molti giornalisti vengono visti dall\'opinione pubblica come rappresentanti non dell\'informazione bensì come parte della politica. Così Belpietro diventa il governo, altri diventano l\'opposizione. Oggi poi il pericolo aumenta proprio perché siamo in un passaggio delicato, chiamiamolo di fine regime».

PADELLARO-TRAVAGLIOPADELLARO-TRAVAGLIO

Lei ha mai ricevuto minacce?
«Continuamente, arrivano a me, a Santoro, a Ruotolo: \"Morirete tutti, vi impiccheremo\". Su Facebook erano nati due gruppi intitolati \"Uccidete Marco Travaglio\". Il ministero dell\'Interno mi ha chiesto se volevo che li chiudessero, ho risposto che sarebbe come chiudere un muro dove chi passa scrive quello che vuole.

LiberoLibero visto da Koen Ivensjpg

Una cosa sono le parole, anche dure, un\'altra sono gli atti pratici. Tuttavia anche le parole devono avere un limite, quando Cicchitto mi ha accusato alla Camera di essere un terrorista mediatico, mandante morale dell\'aggressione a Berlusconi, per giorni mi sono guardato le spalle tornando a casa la sera».

Morale della favola, bisogna abbassare i toni?
«Abbassare i toni non vuol dire niente, semmai misurare le parole. Ma fino a un certo punto, ché se c\'è un pericolo di rinascita della violenza o addirittura del terrorismo è quando la lotta politica si addormenta, quando l\'opposizione sparisce e non si fa sentire. E\' in quelle situazioni che qualcuno può pensare di fare le veci della politica con altri mezzi».

 

 

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