ALDO GRASSO: “A FO PIACE GIOCARE AL CENSURATO PERCHÉ SA BENE CHE LA CENSURA È STATA LA SUA FORTUNA” - FO : “IL VATICANO CENSURA ME PER COLPIRE PAPA FRANCESCO”

“E poi a Roma, caro Fo, c’è sempre a disposizione la Fondazione Teatro Valle Bene Comune, dove si può persino aggirare la Siae, sacra dispensatrice di diritti d’autore” - Fo: “C’è una morale in questa storia: mai far tentare di recitare lo sberleffo davanti a un attore abituato a sfottere i falsi e i figli di puttana, anche un po’ stronzi”…

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1. FO E IL TEATRO VATICANO NEGATO L'ETERNO GIOCO DELLA CENSURA
Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"

Aldo GrassoAldo Grasso

Dario Fo: «La Chiesa mi censura». È tornata la Santa Inquisizione? È pronto un rogo per bruciare i libri dell'illustre teatrante? Il problema pare più circoscritto. Secondo Fo, il Vaticano gli avrebbe negato l'Auditorium Conciliazione di Roma dove si sarebbe dovuto tenere un suo spettacolo tratto da un libro di Franca Rame: «Ora - ha dichiarato Fo - tanti teatri a Roma vorranno lo spettacolo. Com'è successo anche quando ci hanno cacciati dalla Rai. Siamo diventati una delle compagnie che faceva i maggiori incassi in Italia».

Franca Rame e Dario FoFranca Rame e Dario Fo

Il portavoce della Santa Sede, padre Lombardi, ha chiarito: «Nessuna autorità vaticana sapeva nulla: né la proprietà dell'Auditorium, né la Segreteria di Stato, né i pontifici consigli della cultura e delle comunicazioni sociali».

A Fo piace giocare al censurato perché sa bene che la censura, questo demone insolente e capriccioso, è stata la sua fortuna. Fin dai tempi di Canzonissima 1962, quando se ne andò dalla Rai perché una sua gag sulla sicurezza nei cantieri edili era stata censurata. Se Fo e Rame avessero continuato, forse li avremmo confusi con Alberto Lionello e Lauretta Masiero, Corrado e Raffaella Carrà. Quella censura, invece, è stata la loro fortuna.

un bimbo con papa francesco bergoglio alla giornata per la famigliaun bimbo con papa francesco bergoglio alla giornata per la famiglia

Lontano dal video, Fo ha iniziato la sua battaglia contro il «potere», praticando quel teatro politico che gli è valso persino il premio Nobel. Del resto, come ammonisce Karl Kraus, «le satire che il censore capisce vengono giustamente proibite».

Ma Fo, ora che i media fanno a gara per ospitarlo, non si rassegna: «Ciò significa buttare un'ombra lunga e grigia sullo splendore e la gioia che papa Francesco ci sta regalando». Papa Bergoglio, poer nano. Nella democratica società dello spettacolo, la censura trasforma il consumo culturale in sfida, in creatività. La censura crea la vittima, e quindi l'eroe. Gli anni d'oro del cinema hollywoodiano coincidono con quelli in cui vigeva il «codice Hays». I libri si amano quando la lettura è negata, non quando li suggeriscono le Concite in tv.

La censura, dalle nostre parti, basta un'ombra d'ironia per sconfiggerla. E poi a Roma, caro Fo, c'è sempre a disposizione la Fondazione Teatro Valle Bene Comune, dove si può persino aggirare la Siae, sacra dispensatrice di diritti d'autore.

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2. DARIO FO: "IL VATICANO CENSURA ME PER COLPIRE PAPA FRANCESCO"
di Dario Fo per Il Fattoquotidiano

Ma chi è il personaggio di così alto potere che ha decretato la censura del nostro spettacolo a Roma?

A noi è giunto solo un messaggio scritto dell'organizzatore delle rappresentazioni: stop a Dario Fo e alla Rame. E allora cos'è successo? Non siamo soltanto noi a chiedercelo, ma anche un gran numero di critici teatrali nonché registi di spettacoli tragici e comici. Tutti in coro esclamano: "Com'è possibile che in questo momento con l'apparire festoso e innovatore di un personaggio come Papa Francesco, che ha squarciato col proprio linguaggio e atteggiamento ogni veto, la Chiesa possa tornare all'arcigno modo di gestire credo o pensiero?"

Qualche fanatico del contrappunto dialettico ha immaginato che sia stata proprio quell'aria nuova e frizzante, che Francesco ha lanciato in mezzo ad una Chiesa in piena crisi, a turbare i sostenitori della continuità e del rifiuto a ogni cambiamento: uno Ior indicato come espressione indegna di una Santa Chiesa, gli affari ed i vantaggi spesso caricati d'ombra malefica, il denaro che, invece d'essere trattato come lo sterco del demonio, viene ancora gestito attraverso banche e istituzioni del malaffare.

Dario Fo e Franca RameDario Fo e Franca Rame

E allora, che cosa si fa?

Si prova a riempire di nuovo il cammino del rinnovamento con metodi vetusti e grevi, come appunto la censura.

Ecco perché poi non si ritrova il mandante del divieto! Anzi, si giunge addirittura a mascherare gli autori di quel gesto, tant'è che il cardinale Domenico Calcagno, presidente dell'Apsa, cade con l'aria più sconvolta dal cielo: "Non ne sappiamo niente, siamo i primi a ritrovarci sorpresi".

E allora, se nessuno del Vaticano ha dato quell'ordine, vuoi vedere che siamo stati noi teatranti, non solo ad inventarci il divieto, ma a metterlo anche in atto! Ognuno di noi ha recitato il suo ruolo: uno si è travestito da cardinale, l'altro da monsignore e qualcun altro da attore autocensurato. D'altra parte perché meravigliarci, siamo teatranti, gente infida e truffaldina!

un bimbo con papa francesco bergoglio alla giornata per la famigliaun bimbo con papa francesco bergoglio alla giornata per la famiglia

A proposito di trucchi e personaggi completamente inventati, la beffa non è nuova: avrete letto su quasi tutti i quotidiani dello sbeffeggiamento giocato ad un noto scrittore e scienziato da parte dei conduttori di una trasmissione radiofonica dal titolo La Zanzara. Questi buontemponi malefici sono riusciti a far cadere nella trappola Piergiorgio Odifreddi facendogli telefonare da un truffaldo imitatore che lo ha letteralmente posto col sedere nel fango.

Ebbene ieri, venerdì, a ora tarda, ecco che gli zanzarieri del-l'omonima trasmissione, a chi pensano di dar la baia? Al censurato in persona! E così Papa Bergoglio, o meglio il suo imitatore, mi telefona verso le otto e mezzo di sera, usando una voce timida e impacciata.

"Pronto - dice - sono Francesco".

Franca RameFranca Rame

E io, che penso si tratti di un mio caro amico con cui non parlo da tempo, esclamo: "Ma che piacere, che bella sorpresa mi fai! Francesco, ma dove sei stato fino ad adesso, a puttane naturalmente!"

E dall'altra parte, l'imitatore un po' spiazzato, dice: "C'è un equivoco caro Dario, non sono l'amico a cui pensate ma sono Francesco (pausa) il Papa (pausa)"

"Il Papa? Ma che piacere" dico, entrando immediatamente nella situazione della beffa. E penso "Devo stare al gioco". Quindi proseguo: "Sono sconvolto padre, il fatto che voi, come dire...".

E il falsone di rimando sempre con la sua voce impacciata e umile: "Io devo scusarmi caro amico per ciò che i miei fratelli hanno combinato nei vostri riguardi"

"Ah, state parlando della censura dello spettacolo con Franca che non si ha da fare!"

"Eh sì, e voi non immaginate quanto sia mortificato per quel gesto da voi immeritato"

A questo punto non so trattenermi dallo sghignazzargli in faccia ma resisto e tento di commentare: "Ma guarda che concomitanza miracolosa. Sapete, stavo pensando proprio a voi, padre".

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A ‘sto punto la sua voce si fa flebile ma poi riprende: "Caro Dario, io vorrei incontrarla se è possibile, giacché sono sempre stato un ammiratore fanatico della sua grandezza d'artista."

"LA RINGRAZIO padre, ma non so come dire... mi manca la parola. Aspetti un attimo, ho un'idea: poco fa è venuto qui a trovarmi un signore che forse lei conosce molto da vicino". "Chi sarebbe?" dice preoccupato il falso Francesco.

"Lo riconoscerà subito, attenda... eccolo!"

Cambio il tono della mia voce in una parlata carica di modesta vocalità: "Sbaglio o voi che mi state ascoltando di là vi siete presentato come Papa Francesco?".

E l'altro risponde: "Ma chi parla?"

Franca RameFranca Rame

"Non fate lo gnorri figliolo, qui succede qualcosa di meraviglioso: un Papa che trova se stesso, seppur dall'altra parte del telefono".

E proseguo: "È un miracolo! Ma davvero anche voi siete il pontefice, oppure un insetto che lo imita".

"Come sarebbe?"

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"No - lo blocco io - dovete decidere figliolo: o siete il pontefice oppure siete solo un figlio di puttana che tristemente cerca di imitarlo".

Fine della trasmissione poiché lo zanzariero butta giù la cornetta abbattuto.

C'è una morale in questa storia se permettete: mai far tentare di recitare lo sberleffo davanti a un attore abituato a sfottere i falsi e i figli di puttana, anche un po' stronzi.

 

 

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