Gino Cavallo per \"Il Mattino\"
Mauro MasiIl problema di fondo è regolamentare una realtà in perenne mutamento. Che attraverso la tecnologia può rendere obsoleta qualsiasi norma. Il magma in questione è la pirateria digitale e multimediale, a lanciare la sfida, online anch\'essa come vedremo, è il Comitato tecnico che da alcuni mesi sta lavorando a Palazzo Chigi sotto la guida del segretario generale della Presidenza, Mauro Masi.
Che il problema esista è fuor di dubbio, si calcola che il giro d\'affari dello scambio illegale «peer-to-peer» di materiali protetti dal diritto d\'autore abbia superato nel 2008 i 2 miliardi e mezzo di euro con il sorpasso delle copie-pirata dei film rispetto ai file musicali. Cifra che raddoppia se si tien conto delle forme più «tradizionali» di contraffazione, a cominciare dalle dispense universitarie che hanno messo in ginocchio l\'editoria specializzata.
Valgono da sole un giro d\'affari stimato in 400 milioni di euro. «Il primo scoglio da superare - annota Masi - è l\'esigenza di mettere a punto degli strumenti di intervento capaci di funzionare in un mondo dove i confini sono puramente virtuali».
L\'Italia accusa un ritardo che costa al nostro Paese la presenza nella \"Watch List\", l\'elenco dei 52 Paesi «cattivi» compilata dall\'ente federale americano che monitorizza su scala mondiale l\'evoluzione del fenomeno. E del resto, ricorda Masi, il perché e, soprattutto, le conseguenze sono sotto i nostri occhi: l\'industria discografica di casa nostra è boccheggiante, quella cinematografica accusa perdite che aumentano quasi esponenzialmente di anno in anno.
Sfida vera, come si vede. Da combattere quanto più possibile ad armi pari. Ecco perché Masi e il suo Comitato hanno scelto di lavorare su internet sul sito istituzionale di Palazzo Chigi (www.governo.it) dalla cui home page è linkabile il forum antipirateria. L\'idea di base è farne uno spazio aperto dal quale provare a fare emergere proposte e orientamenti.
Mauro MasiAd operatori specializzati ed a semplici cittadini non si chiede di misurarsi su un modello predefinito, calato dall\'alto, ma di provare a costruirne uno insieme, capace di conciliare ciò che a molti appare inconciliabile: tutela della privacy e protezione della creatività. Un vero e proprio cantiere dove si confrontano, e talvolta si scontrano, opinioni che vanno dal «no» a qualsiasi regola, una linea su cui si attestano pezzi da novanta come Google, ai sostenitori del pugno di ferro all\'americana (negli States le major del disco e di Hollywood perseguono sistematicamente in tribunale i download abusivi).
Da qualche tempo c\'è anche un modello europeo: quello su cui sta lavorando il governo Sarkozy. L\'idea portante è colpire a valle, nell\'ultimo miglio: in altre parole nel momento dello scaricamento del file «proibito» nel computer di casa. L\'operazione è tecnicamente fattibile, ma postula il coinvolgimento dei gestori della rete. Ed è su questo che in molti, gestori compresi, nutrono forti dubbi. In Italia come nella stessa Francia dove il disegno di legge in questione giace da tempo in Senato.
Proprio sul coinvolgimento dei gestori, annota Masi (che talvolta risponde personalmente ai partecipanti al forum), il dibattito è particolarmente animato, «è su questo - spiega - che si gioca la delicata mediazione tra privacy e diritto d\'autore». La sfida allora, come si vede, è ambiziosa. E di certo non durerà poco. Fare le cose per bene e rispettare lo spirito originario, quello di lavorare insieme, richiede tempo. Il Comitato terrà anche delle audizioni: «Sono in tanti, più di cento, i soggetti interessati a dire la loro. Non sarà facile, ma cercheremo di ascoltare tutti».