"IL RIFORMISTA" RIFORMA FELTRUSCONI - "Forse accadrà che Feltri nella sua campagna contro tutti quelli che non la pensano come Berlusconi incapperà in una notizia. Da quando si è insediato, ha fondato tutti i suoi scoop su un materiale vecchio, vecchissimo. In molti casi su delle non notizie - INTERVISTA A BECHIS: "POTREI CITARE FELTRI PER DANNI"...

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1 - BECHIS: «POTREI CITARE FELTRI PER DANNI»
Ubaldo Casotto per "Il Riformista"

vittorio feltri - copyright Pizzivittorio feltri - copyright Pizzi

Franco Bechis dirige Italia Oggi, quotidiano di informazione politica, economica e finanziaria invidiato da molti colleghi per gli scoop del suo direttore. È finito recentemente sui giornali per la sua candidatura alla vicedirezione del Tg1, caldeggiata da Augusto Minzolini, ma finita in un nulla di fatto: «Sei bravo, ma sei incompatibile con il corpaccione Rai», pare gli abbia detto un ministro per giustificare il suo niet.

n cc12 franco bechisn cc12 franco bechis

La settimana scorsa ha firmato un contratto da vicedirettore con Libero. Forti di questa notizia, grande è stata la sorpresa degli addetti ai lavori che hanno visto la firma di Franco Bechis campeggiare in testa dell'articolo di apertura del Giornale di Vittorio Feltri. Cosa è successo? L'abbiamo chiesto al diretto interessato, raggiunto telefonicamente mentre partiva da Rimini, dove era per seguire il Meeting di Cl, per tornare a Roma.

Che effetto fa firmare l'apertura di un giornale che non è il tuo?
(Ride) Fa un effetto strano, soprattutto se l'articolo in questione è una notizia gia apparsa su un giornale, il mio. Italia Oggi l'ha pubblicata cinque anni fa, nel 2004. Evidentemente i miei pezzi sono come il maiale, non si buttano mai via e vengono sempre buoni, per una testata o per l'altra.

Ok, e al di là degli scherzi e dell'autoironia?
Sono incappato in una guerra editoriale con contenuti che la travalicano e che hanno altri significati. In più tutti sanno che Vittorio Feltri mi voleva al Giornale e invece finirò a Libero con Maurizio Belpietro. C'è, mi sembra, quindi, anche un elemento di dispetto da parte di Feltri.

ANTONIO POLITO - copyright PizziANTONIO POLITO - copyright Pizzi

Dispetto a chi?
A me, a Belpietro, al mio nuovo editore... Ma non è che mi metta a piangere. Quell'articolo l'ho scritto, come detto, cinque anni fa, è stato pubblicato in prima pagina, l'ho riportato sul mio blog, ci ho montato sopra un audio e un video, sono tutte cose strauscite; Feltri non mi ha rubato nessuno scoop. Quando lo scrissi non aveva lo scopo di una battaglia politica, era una notizia, e Feltri, che anche allora era alla direzione di un giornale, non lo considerò un fatto rilevante, infatti non lo riprese. Ci ha pensato su cinque anni e ha cambiato idea. Il tempo, come la notte, porta consiglio...

Nessun altro problema?
Non ho nulla da dire dal punto di vista formale. Il pezzo era sul blog, è rintracciabile con un qualsiasi motore di ricerca, era accessibile a tutti. Non è il massimo della correttezza, ma le scorrettezze scorrono nel nostro mondo. Mi ero anche divertito a rendergli pan per focaccia. Sul mio blog domani (oggi per chi legge, ndr) - Italia Oggi non esce la domenica quindi come spazio disponibile ho solo il blog - avevo fatto un collage di frasi di un editoriale di Feltri: "Perché ho lasciato Berlusconi", che lui vergò quando nel 2001 venne via dal Giornale per fondare Libero, e in cui spiegava come si sentiva stretto nei panni del direttore di un quotidiano «del presidente del Consiglio». C'erano molte frasi che Feltri oggi non sottoscriverebbe, forse. Ma il giochino non è andato a buon fine.

Perché?
Perchè mi hanno rubato il computer.

Al Meeting di Cl?
Non al Meeting, nella sala stampa del Meeting. Un luogo accessibile quasi esclusivamente ai giornalisti, con un filtro all'ingresso di due decisi ragazzi della militanza che lasciano passare solo chi ha l'accredito appeso al collo. Oltretutto il mio pc era in una posizione disagevole per un ladro occasionale, nell'ultimo tavolo in fondo alla sala. Stavo scrivendo, il tempo di una piadina al bar di fianco, dieci metri, torno e il pc non c'è più. I colleghi erano tutti a seguire l'intervento del presidente del Senato Renato Schifani, i loro pc erano tutti sui tavoli; tre uguali al mio, dello stesso valore commerciale, e più vicini alla porta, insomma più a portata di fuga.

Evidentemente volevano proprio il mio. Comunque, per quanto riguarda l'editoriale di Feltri: due ore di lavoro buttate via. Magari lo rifaccio lunedì per Italia Oggi, non capita tutti i giorni di avere Vittorio Feltri come editorialista... gratis!

Che altro c'era sul pc?
Tutto, molto materiale per i miei pezzi futuri, qualche scoop.. ad esempio informazioni dalla banca dati del Catasto sulle compravendite immobiliari di molti personaggi famosi.

Torniamo all'articolo rubato.
Ripeto, sotto l'aspetto formale non credo di aver nulla da eccepire, il pezzo era accessibile a tutti, sotto quello deontologico molto: la scorrettezza è grave. Il problema potrebbe essere la firma. Ritengo che la mia firma sia ancora a mia disposizione, e che per utilizzarla si debba chiedermi autorizzazione. Ma non voglio montarmi la testa, ci saranno degli omomini che si divertono a fare il mio stesso mestiere. Comunque, ho chiesto all'avvocato e aspetto una risposta, se ci saranno gli estremi potrei intentare un'azione legale.

Una citazione per danni?
Magari sì.

Non è strano che un grande direttore come Feltri presenti come scoop un articolo vecchio di cinque anni?
Se è per questo è andato ancora più indietro. Nei giorni precedenti ha rispolverato inchieste di venticinque anni fa, ma prima o poi gli capiterà anche di incappare in una notizia del giorno. Oltretutto la sua redazione non ci fa una bella figura. È così privo di giornalisti da dover ricorre al mio blog per la sua prima pagina? Evidentemente sono messi male.

A quando l'insediamento a Libero?
Prestissimo.

2 - I FALSI SCOOP DI VITTORIO
Da "Il Riformista"

Forse accadrà che Vittorio Feltri nella sua campagna contro tutti quelli che non la pensano come Berlusconi incapperà in una notizia. Da quando si è insediato, infatti, il direttore del Giornale ha fondato tutti i suoi scoop su un materiale vecchio, vecchissimo. In molti casi su delle non notizie.

Tutta la sua saga sugli Agnelli è andata in coda ai pezzi di Moncalvo su Libero. Quando ci ha messo del suo su De Benedetti, Feltri ha ricacciato la storia di vent'anni fa di un ex manager della Olivetti che denuncia: «De Benedetti vendeva segreti all'Urss, ma in galera ci sono finito io». Una noia mortale. Per non parlare delle tv dell'Ingegnere andate male.

Neanche l'ombra di una notizia nemmeno su Dino Boffo cui ha dedicato un trattamento niente male: «Il supercensore condannato per molestie». La storia - Boffo avrebbe intimidito la moglie dell'uomo con cui aveva una relazione - era già stata rivelata da Panorama a giugno. Ma Feltri l'ha montata ad arte. Come se non bastasse è datata 2004. Praticamente una non notizia.

O meglio un modo di trattare i casi uguale e contrario a Repubblica, il giornale che Feltri critica in nome del giornalismo vero, quello d'inchiesta. E da ultimo per concludere la prima settimana, il direttore del Giornale ha attaccato Ezio Mauro, reo, in una compravendita immobiliare, di aver pagato una parte della somma in nero. Certo non si fa. Ma una accusa di questo tipo fatta dal Giornale di Berlusconi lascia perplessi. Evidentemente è partita la gara a chi è più puro. Poco importa se gli scoop sono tutti su un materiale già noto.

 

 

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