C’È UN GUZZANTI CHE FA ANCORA RIDERE – A ROMA MIGLIAIA IN FILA PER LO SHOW IRRESISTIBILE DI CORRADO – NELLE VESTI DI TREMONTI: “C’è gente che non ce la fa ad arrivare a fine mese? E va beh, mica è una gara - AVEVAMO DICHIARATO CHE VOLEVAMO TOGLIERE LE MIGNOTTE DALLA STRADA E RIAPRIRE LE CASE CHIUSE. ERRORE. NON LE CASE. UNA CASA. UNA"…

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Simonetta Robiony per "La Stampa"

Roma chiama e Corrado Guzzanti risponde. Lo vogliono rivedere e rivedere ancora perchè Corrado è come una rock-star che non ci si stanca mai di ascoltare. A grande richiesta, perciò, l'altra sera Recital è tornato all'Auditorium di Renzo Piano nella immensa sala Santa Cecilia e il popolo della sinistra, se il nome ha ancora un senso, s'è comprato tutti i biglietti costringendolo ad allungare la tappa romana con tre serate al Gran Teatro: l'8, 9 e 10 ottobre.

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Si arriva in massa. Per molti è un rito da compiere ogni volta che si può perchè Guzzanti è come il telegiornale, sempre uguale e sempre diverso: i personaggi sono quelli, ma fanno e dicono cose nuove, il testo si aggiorna, le notizie si susseguono e lui, zac, pronto, le infila dentro, in tre ore tra primo tempo e secondo più intervallo, con l'aiuto di Marco Marzocca e di sua sorella Caterina.

Problema: le battute si susseguono a un ritmo talmente veloce che se si ride si perdono le due o tre successive. Soluzione: chi se ne importa, si ride. Tremonti non è il nostro megaministro delle Finanze ma un sovrano assolutista alla Luigi XIV che dice: «Mi chiede come mai una fascia di italiani abbia fame? E' un disturbo psicosomatico».

tremonti guzzantitremonti guzzanti

Oppure: «Noi ci occupiamo di problemi tecnici. L'evasione fiscale è un problema etico. Ecco perchè non ce ne occupiamo». O ancora: «C'è gente che non ce la fa ad arrivare a fine mese? E va beh, mica è una gara». Per poi attaccare lo scandalo sessual-politico che ha coinvolto questa estate Berlusconi: «Avevamo dichiarato che volevamo togliere le mignotte dalla strada. E dove le mettete?, ci è stato domandato. Ingenui! E promesso di riaprire le case chiuse. Errore. Non le case. Una casa. Una».

Bertinotti non è più il leader della sinistra a sinistra del PD, ma un vecchio goliarda ridotto alla follia dal ruolo di Presidente della Camera che suona il campanello: «Avevamo solo due senatori in più, nel nostro governo Prodi. E a peggiorar le cose venivano dall'estero. La mattina dovevo andare a svegliarli io, in albergo, per portarli in aula, se no restavano a letto». «Ci hanno visto, a noi del secondo governo Prodi, come un gruppo di sfaccendati che passava da un vernissage a una festa. E perché? Perchè ci hanno fotografati».

CATERINA GUZZANTI - copyright PizziCATERINA GUZZANTI - copyright Pizzi

«La sinistra accusa Berlusconi di non aver risposto alle dieci domande. Non si accorge che ha dato dieci risposte a una domanda sola?». «Di cosa ha paura la gente oggi? Dei leoni? No. Dei virus. Ecco, noi della sinistra, dobbiamo diventare come i virus: invisibili. E scinderci, scinderci, scinderci in migliaia per attaccare subdolamente Berlusconi e i suoi. Dividerci anche se la pensiamo allo stesso modo. Anzi. Soprattutto».

Arrivano, incarnate dalla sorella Caterina, la nuova Miss Italia che ha imparato a memoria cosa deve dire o non dire e una Gelmini pentita che dal bresciano passa al calabrese confessando tra le lacrime che non ne può più dei tagli. Arrivano, incarnati da Marzocca, un pretino da oratorio che vorrebbe dialogare via tv con i «gggiovani» e un popolano dai modi spicci che risolverebbe a botte la questione dei prezzi in salita.

Poi si passa ai classici personaggi di Guzzanti, quelli che ognuno di noi ha in testa e non vuole dimenticare. La Vulvia di Educational-channel con il suo: «Lo sapevate che?». Il messia del dio Quelo con il suo: «La risposta è dentro di te ma è sbagliata!».

Uno straordinario Funari che dal paradiso, luogo definito inospitale e barbaro nel quale non si scorge alcun Padreterno, spiega come le nuvole sulle quali s'è accomodato, non siano nuvole ma fumo passivo. La gente batte le mani. Congresso o non congresso del Pd, da anni è la satira l'unico luogo in cui si riconoscono quelli che non ci stanno.

 

 

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