LA CANNES DEI GIUSTI - ‘CUORI PURI’ DI ROBERTO DE PAOLIS È UN’OTTIMA OPERA PRIMA, SERIA E ISPIRATA. RESTA IL FATTO DI CAPIRE PERCHÉ L’IMMAGINARIO DEI NOSTRI GIOVANI REGISTI, QUASI TUTTI ALTO BORGHESI SE NON PROPRIO RICCHI, SIA RIGOROSAMENTE QUELLO DEI GIOVANI RAGAZZI POVERI DELLA PERIFERIA. COME SE IL NOSTRO CINEMA SI VERGOGNASSE DI RACCONTARE I PROBLEMI DELLA GIOVANE BORGHESIA. AMMESSO CHE ESISTANO

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Marco Giusti per Dagospia

 

Cannes settimo giorno. Buone notizie da Cannes per il cinema italiano. Cuori puri di Roberto De Paolis, 37 anni, che lo ha scritto assieme a Luca Infascelli, Carlo Salsa, Greta Scicchitano, e lo ha prodotto con la sua Young Films, è un’ottima opera prima, seria e ispirata. Sulla linea, diciamo, di Fiore e La ragazza del mondo, magari meno ambiziosa come storia, ma con una buona e appassionata regia che non lascia un attimo i suoi due giovani esplosivi protagonisti, Selene Caramazza (solo fiction) e Simone Liberati (fiction, Suburra, Il permesso).

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Sono loro che daranno vita a una storia d’amore tormentata a Roma Est, diciamo Tor Sapienza. Stefano, Simone Liberati, è un venticinquenne testacalda ma de core che alterna lavoretti poco producenti a amici balordi e una pessima situazione coi genitori. Agnese, Selene Caramazza, è una dicottenne normale con una mamma troppo possessiva e supercattolica, Barbora Bobulova, che l’ha obbligata a giurare castità assoluta fino al giorno del matrimonio. Capirai…

 

“Gesù è come il navigatore della macchina”, spiega a un certo punto il prete di zona, Stefano Fresi. “Ogni volta che sbagli non ti fa la predica. Ti ricalcola il percorso partendo proprio da dove hai sbagliato”. Bella metafora. E di sbagli questi due ragazzi seguitano a farne parecchi. Il film si apre proprio con Agnese che corre e Stefano che la insegue. Correrranno per tutto il film, con la macchina da presa dietro il collo. Lei ha rubato un telefonino in un centro commerciale e lui è il guardiano.

 

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La acciuffa, ma non se la sentirà di denunciarla. Perderà il posto, ma lei si innamorerà di lui. Si ritroveranno nel parcheggio assolato e miserabile dove lavora come guardiano Stefano. Agnese è venuta con la madre a portare vestiti agli zingari che abitano proprio in un campo diviso da una rete metallica traballante dal parcheggio. Fra Agnese e Stefano nasce qualcosa di profondo che la madre di lei non potrebbe capire. Tanto meno i genitori di lui.

 

Un amore che cercano di tenere solo per loro, ma la situazione esterna, tra zingari che provocano, genitori impossibili, amici balordi come Lele, un ottimo Edoardo Pesce, che cerca di riportare Stefano a fare il piccolo spacciatore, non è delle migliori. De Paolis concentra tutte le forze sul rapporto fra i suoi due giovani protagonisti ottenendo da loro qualcosa di più di una buona recitazione.

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Perché abbiamo davanti a noi due personaggi veri, belli, freschi, grazie a un gran lavoro di improvvisazione e di concentrazione dei protagonisti, Selene Caramazza e Simone Liberati, già piccole star, molto aiutati però da tutto il cast sia artistico, pensiamo al lavoro di Edoardo Pesce e di Barbora Bobulova, che tecnico, pensiamo anche al gran lavoro di Claudio Cofrancesco, operatore alla macchina che fa il suo esordio da direttore della fotografia. Nella parte finale il film riesce anche a evitare qualche banalità e trova una bella idea conclusiva che ci ripaga di un po’ di lentezza e esalta il lato romantico della storia d’amore.

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De Paolis, che ha prodotto documentari e una serie web, già autore di corti e fotografo, con questi Cuori Puri si ritaglia un posto di rilievo nel giovane cinema italiano. Resta il fatto di capire perché l’immaginario cinematografico dei nostri giovani registi, quasi tutti alto borghesi se non proprio ricchi, sia rigorosamente quello dei giovani ragazzi poveri dei quartieri e della periferia. Come se il nostro cinema non fosse in grado o si vergognasse di raccontare i problemi della giovane borghesia. Ammesso che esistano. In sala dal 24 maggio.

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