1. ASCOLTI
Ansa.it - Carlo Conti chiude con il botto di ascolti. La serata finale di Sanremo, che ha visto il successo del trio Il Volo, ha avuto 11.843.000 spettatori pari al 54.21% share. L'ultima serata del festival 2014 fece segnare una media di 9 milioni 347 mila spettatori pari al 43.51%.
2. IL FESTIVAL DI MATTARELLA
Simona Orlando per Dagospia
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Vincono Piero, Ignazio e Gianluca, il trio di tenorini con le voci “one”. A Sanremo è arrivata la tecnologia (videomessaggi e votazioni via app) ma non ci si schioda dall’acuto e dall’ammmore, "Grande Amore", subito primo nella classifica dei singoli più venduti su “iTunes”.
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Uscito dalla porta di “Ti lascio una canzone”, il trio de Il Volo ha conquistato l’estero con il suo pop lirico ed è rientrato dalla finestra del Festival, con l‘endorsement di Placido Domingo (e di Bruno Vespa). Dicono nella conferenza post-festival: «Giriamo il mondo ma l’Italia è sempre nel nostro cuore. Da italiani non vedevamo l’ora di mostrare come siamo cambiati. Siamo cresciuti, artisticamente e professionalmente».
Sanno che le recensioni non sono state unanimi e si mettono in difesa: «A quanto pare il popolo è dalla nostra parte». Si deve poi tener conto dell’aspetto Eurovision (a tratti Sanremo poteva sembrarlo, con l’aria antica di Lara Fabian e il finto glamour di Conchita Wurst) e loro, in quella cornice, saranno perfetti come ambasciatori. Rischiano di vincere anche lì a Vienna e di portare l’Eurofestival in Italia.
Nek arriva secondo, è uno dei pochi big a rimettersi in gioco sullo stesso palco dopo 18 anni. Non sbaglia una nota Filippo Neviani da Shashuolo, porta un pezzo che si balla, radiofonico, infatti prende il Premio radio-tv-web. La sala stampa era con lui. Alba Parietti scatenata su “Fatti avanti amore”, tutti nel panico quando alla corte dei conti si sono sbagliati e lo hanno dato per nono.
Terzo posto per Malika Ayane con "Adesso e qui”. Sarà felice Caterina Caselli. Il suo Giovanni Caccamo ha sbancato incassando la vittoria fra i giovani e il premio della critica, Malika Ayane è sul podio (il suo autore è sempre Caccamo) e ha vinto il Premio della critica “Mia Martini”, l’astronauta Samantha Cristoforetti ha detto che il suo pezzo preferito è “Luce” di Elisa (ditta Sugar) mentre quello di Sammy Basso, il ragazzo affetto da progeria, è “Con te partirò” di Bocelli (stessa scuderia).
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E’ riuscita a piazzare pure Federico Paciotti, ex Gazosa. Poteva tranquillamente essere in gara tra gli altri invece era ospite, in lirica e chitarra elettrica, per ben due passaggi. En plein. E’ lei la donna forte di questa edizione, non la De Filippi né i suoi emissari. Gli ex dei talent, contro ogni aspettativa, vanno a fondo: quarta Anna Lisa, quinta Chiara, settimini i Dear Jack, decimo Lorenzo Fragola, penultimo Moreno. Il televoto contava al 40% e non è bastato.
La serata è andata, tra “Romeo e Giulietta”, PFM con banda dell’esercito, Gianna Nannini che stecca e Renato Zero-Panariello che la fa politica: il caso Cucchi, L’Aquila, tutti assolti. A Schettino gli danno 16 anni e in carcere non ne fa uno. Se va all’inferno, fa ribaltare il traghetto di Caronte. Solo Corona sconta: aveva fatto delle mutande troppo brutte. E ancora sui Mattei, da Renzi e le sue ministre gnocche a Messina Denaro identico a Venditti. Conclude con il messaggio immaginario di Renzi: «Il festival 2016 lo farai tu. Carlo, stai sereno».
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Quando passa Ed Sheeran si respira, ci si ricorda che è un festival di musica, epperò quei pezzi lì noi non ce li abbiamo. Will Smith insegna a Conti a fare rap, carrambata con il doppiatore italiano Pino Insegno e finale su “Volare oh oh”. Da Jimmy Fallon, Smith ha fatto beatbox usando una app su iPad. Tanto per dare la misura.
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La fanfara dell’uomo comune ha fatto boom. Il nuovo è la restaurazione, la serenità, la pacificazione. Dei sensi tutti, udito in primis. E’ filato tutto liscio, sempre meglio, ma non si è sentito niente di davvero forte o nuovo, e i nomi degli artisti sembravano più importanti delle canzoni che portavano. La conduzione ha fatto tesoro del passato, tridimensionalità baudiana-faziana-contiana. Non unione di “alto” e “basso”, ma uno strapazzamento fra gli opposti, passaggi bruschi tra comici e pessimi (da Luca e Paolo a Siani), trash e qualità (da Al Bano e Romina a Ed Sheeran), dilemmi e commedia.
Con Fazio si gridava alla rivoluzione, che poi non è avvenuta ma intanto si annunciava. Stavolta si è parlato sin da subito di tradizione, in spirito mattarelliano. Si va avanti guardando indietro. E se andassimo indietro fino alla musica dei sessanta invece che degli ottanta? Erano quelli “i migliori anni”. Eppure il festival sfonda.
E non solo grazie al pubblico ultracinquantenne che aspettava la reunion della coppia scoppiata e rattoppata, né solo grazie ai fanatici del talent dalla digitazione facile. C’è un popolo che partecipa per accanimento, per opposizione. Un’onda che, per sopportare il festivalone, si va a infrangere sui social.
Sanremo si viviseziona, si critica, si deride, istiga gli istinti più bassi, e così ci si depura, si guadagna leggerezza, e si torna a vedere la stessa tv di mammà. Un gran minestrone, che però è il piatto povero dell’uomo comune. La buona notizia è che siamo un popolo forte, nessuno resisterebbe a una settimana simile. Canta Masini “Per vivere che giorno è?». E’ il giorno dopo Sanremo. Poi sarà Conti Bis, speriamo con Virginia Raffaele.
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