CARTA STRACCIATA - IN USA E GRAN BRETAGNA GLI E-BOOK SONO DIVENTATI PIU’ COSTOSI DI QUELLI TRADIZIONALI - MOTIVO? LA CARTA E’ CONSIDERATA FUORI MODA ED È DIVENTATA PIÙ ECONOMICA DEL FORMATO ELETTRONICO - MA IN ITALIA IL MERCATO DIGITALE NON RIESCE A PRODURRE FATTURATO

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Ugo Bertone per “Libero Quotidiano”

 

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Mi costa di più, lo vendo più caro. È la strana legge dell'editoria elettronica, almeno negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, dove i lettori che si affidano a Kindle, l'e-reader di Amazon, hanno ormai preso atto che un terzo dei bestseller offerti dall'industria editoriale finisce con il costare di più in bit da leggere via iPad, Kindle o Kobo piuttosto che nell' edizione di carta, magari rilegata.

 

Capita a Londra, dove La maledizione dell' erede, la più recente fatica letteraria di J. K. Rowling è in vendita in formato elettrico a 14,99 sterline, ma, grazie agli sconti praticati, in libreria lo si può acquistare a 13,25 sterline. Il volume tratto dalla popolare serie tv Chronicles of Downtown Abbey, giusto per fare un altro esempio, si trova in libreria a 10 sterline, contro le 12,99 dell' emporio elettronico di Jeff Bezos.

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E il fenomeno è ancora più marcato oltre Oceano: Purity di Jonathan Frazen si può trovare in libreria a 13,24 dollari contro i 14,99 dollari dell' e-book. E lo stesso vale per gli altri libri nella top ten, comprese le attese memorie di Megyn Kelly, la giornalista tv famosa per aver fatto perdere le staffe in diretta a Donald Trump.

 

Insomma, gli e-book si avviano a costare di più della vecchia carta. Oppure, il che è lo stesso, il pubblico è disposto a riconoscere un maggior valore all' edizione virtuale, senza un supporto fisico, invece del volume tradizionale che fa bella mostra in salotto.

 

LETTORE DI EBOOK LETTORE DI EBOOK

Sembra una follia, e in parte lo è. L'e-book comporta costi di produzione assai inferiori, azzera il problema dei trasporti, segue una logica di distribuzione meno costosa. Oltre a non avere costi di stampa il publisher non deve affrontare costi di magazzino o spedire al macero le rese. Ma la follia, spiegano gli esperti, ha più di una spiegazione.

 

Innanzitutto, i costi materiali rappresentano solo una quota modesta dell' industria del libro. Contano assai di più gli investimenti in marketing, la cura dell' editing e tutte le altre spese immateriali.

 

Ancor più rilevante è il diverso equilibrio della ripartizione degli introiti dell' industria. Fino al 2010 nell' editoria elettronica vigeva un sistema per cui l' editore si limitava a suggerire il prezzo dei libri, Amazon, cioè la piattaforma di distribuzione, lo decideva. Prezzo che veniva tenuto basso soprattutto per scongiurare l' entrata di Apple e Google sul mercato. Per la gioia dei consumatori.

 

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Poi, con l' arrivo della Mela, si è imposto il modello dell' agenzia: il prezzo di un titolo, cartaceo o digitale o audiolibro, può essere stabilito soltanto dall' editore (che lo sceglie per ciascuna piattaforma) e la piattaforma deve vendere a quel prezzo (trattenendo poi la sua commissione, di solito del 30%). Non si possono così praticare sconti.

 

Le motivazioni economiche non spiegano tutto, così come le caratteristiche del mercato americano, sempre meno servito dalle librerie che si ritirano di fronte all' avanzata del commercio elettronico. Conta la qualità tecnologica dell' offerta, l' affidabilità dei prodotti elettronici che durano di più della carta (e pare abbiano meno errori di stampa). Una parte rilevante, al solito, la occupa la moda: è più figo andare in giro con un e-reader piuttosto che con il vecchio libro. E così l' economia virtuale si è avviata a conquistare un nuovo primato a danno dell' economia fisica (e dei suoi mestieri), come è già successo per la musica o per lo streaming, che sta cancellando i vecchi cinema.

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Almeno in America e negli altri Paesi dove l'editoria elettronica ha sfondato. Non è il caso dell' Italia, dove il mercato nell' ultimo anno si è fermato (-5,6 per cento) nonostante un' offerta di titoli in fortissima crescita, tanto da sfiorare quella dell' editoria di carta: nei primi sei mesi del 2016 sono stati pubblicati 41.532 titoli in formato elettronico (il 54 per cento in più) , sopravanzando il catalogo delle edizioni tradizionali (32.903, + 6,3 per cento).

 

Ma questo boom, purtroppo, per ora non si traduce in fatturato: appena 51 milioni nel 2015, con una quota del 4,2 per cento sul giro d' affari complessivo (2.530 milioni, ancora assai al di sotto dei 3 miliardi del 2011). Altro che aumentare i prezzi. I listini segnano un nuovo calo (-1,6 per cento) al contrario dell' editoria tradizionale che cerca di rialzare la testa. Per ora l' Italia sforna in quantità industriale autori elettronici in cerca di editore. I lettori, per il momento, latitano.

 

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