IL CINEMA DEI GIUSTI - ARIECCOLO MEL GIBSON. COL SUO CARICO DI VIOLENZA E PACIFISMO, PALLOTTOLE E SERMONI, GAMBE CHE SALTANO E PREGHIERE. SI PUÒ PENSARE QUEL CHE SI VUOLE DI MEL GIBSON, MA CERTO ‘LA BATTAGLIA DI HACKSAW RIDGE’, FORTE DI SEI NOMINATION AGLI OSCAR, È UN BEL FILMONE DI GUERRA COME NON SE NE FACEVANO DA PARECCHI ANNI

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VIDEO - IL TRAILER DE 'LA BATTAGLIA DI HACKSAW RIDGE'

 

 

 

Marco Giusti per Dagospia

 

La battaglia di Hacksaw Ridge di Mel Gibson

 

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Arieccolo Mel Gibson. Col suo carico di violenza e pacifismo, pallottole e sermoni, gambe che saltano e preghiere. Si può pensare quel che si vuole di Mel Gibson e dei film che ha diretto, ma certo questo La battaglia di Hacksaw Ridge, forte di ben sei nomination agli Oscar, e tra queste miglior film, regia e protagonista maschile, è un bel filmone di guerra come non se ne facevano da parecchi anni.

 

Molto classico e molto sentito, con un Andrew Garfield strepitoso che avevamo lasciato a cercar di parlare con Dio in Silence, e qui ancora concentrato sullo stesso colloquio col Padreterno nel Giappone di qualche secolo dopo, e con una battaglia che occupa tutta la seconda metà del film, che ricorderemo a lungo per realismo e sangue sparso. Di fronte alla storia, verissima, del soldato Desmon Doss, avventista del settimo giorno, obiettore di coscienza, che durante la battaglia di Okinawa, nella Seconda Guerra Mondiale, sul picco di Hacksaw Ridge, disarmato, salvò la vita a ben 75 soldati americani feriti, non si può non pensare a un meccanismo alla Sergente York, celebre film di Howard Hawks, ma rovesciato.

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Lì il sergente York, Gary Cooper, soldato sempliciotto e campagnolo, già tiratore infallibile di tacchini, non la smette di uccidere i soldati tedeschi col suo fucile, qui, Desmond Doss, Andrew Garfield, colpito dalla violenza del padre rovesciata sulla famiglia, decide di non toccare le armi, ma seguita a salvare senza stancarsi i suoi commilitoni feriti dai giapponesi a Hacksaw Ridge rivelando la stessa tenacia e la stessa ingenuità campagnola. Entrambi diventano eroi per caso, anche se uno uccide i nemici e l’altro salva gli amici.

 

E cerca pure di salvare i nemici. In qualche modo la perfetta trovata narrativa del film di Hawks, nella costruzione di questo di Gibson, si rivela molto simile. Erano qualcosa come 14 anni che si tentatava di dar vita a questo film su Desmond Doss, ma era proprio l’eroe che non voleva accettare la glorificazione cinematografica. Sembra che ci avesse provato a convincerlo anche Audie Murphy, vero eroe di guerra e attore di film di guerra.

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Con la morte di Doss nel 2002 il progetto partì. In un primo tempo doveva girare il film Randall Wallace, sceneggiatore di Braveheart di Gibson, di Pearl Harbour, ma, soprattutto regista del Vietnam movie We Were Soldiers nel 2002 con lo stesso Gibson. Wallace aveva scritto un copione assieme a Robert Shenkkan, già sceneggiatore e produttore della serie tv The Pacific,  ma quando il progetto passò a un redivivo Mel Gibson, uscito da un brutto periodo di alcool, il testo venne rivisto da Andrew Knight, che firma oggi il copione assieme al solo Shenkkan.

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Con pochi giorni di riprese, 59, e poco budget, 40 milioni di dollari, Gibson porta l’intero progetto e l’intero set, cioè America e Okinawa, in Australia, e chiama a interpretare il padre di Desmond Doss, eroe della Prima Guerra Mondiale e ubriacone violento, un celebre attore australiano, Hugo Weaving. Nel film non si percepisce nulla di australiano, sia nella parte americana che in quella di guerra nell’isola giapponese, e Gibson riesce a far fruttare la sua maestria nelle scene di battaglia con esplosioni, smitragliate e lanciafiamme.

 

Quella che vediamo non solo negli occhi di Doss-Garfield, è l’orrore della guerra di trincea modificata dall’uso di artiglieria, bombe, e fuoco di ogni tipo. Un po’ come nello sbarco in Normandia di Salvate il soldato Ryan di Spielberg, lo spettatore precipita in una situazione brutale, ma di grande impatto cinematografico, mediata dalla visione del protagonista. Doss cerca nell’orrore la sua redenzione salvando delle vite umane, portandole giù dalla collina.

 

Anche nella prima parte del film, ambientata nelle Blue Ridge Mountains della Virginia, dove abitava Doss con la famiglia, troviamo una collina che lui scala prima col fratello poi con la fidanzata Dorothy, Teresa Palmer. Da luogo di amicizia e d’amore, la collina diventa nella seconda parte, il luogo dove ritrovare se stesso nella missione di salvare delle vite.

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Costruito benissimo, con una serie di attori notevoli, da Garfield, ovviamente, che domina l’intero film con la purezza del suo sguardo, all’ufficiale Howell di Vince Vaughn, da Hugo Weaving a Sam Wortinghton e Luke Bracey, e una regia di gran livello che non eccede mai in retorica, Hacksaw Ridge non segna solo il ritorno di Gibson al successo, ma ci mostra una rielaborazione moderna riuscita del film di guerra anni ’50.

 

A Okinawa gli americani persero più di 11 mila uomini, tra esercito, marines e marinai, e i giapponesi, che preferirono suicidarsi piuttosto che arrendersi, qualcosa come 100 mila uomini. Lì gli americani capirono che non era possibile procedere con l’invasione del Giappone, troppe perdite, e passarono alla bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki. Tutto questo nel film pacifista di Mel Gibson non viene ovviamente sfiorato. In sala da giovedì. 

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