IL CINEMA DEI GIUSTI - ESATTAMENTE COME ERA LA PRIMA PARTE, ANCHE “DUNE: PARTE DUE” È UNO SPETTACOLO COLTO, INTELLIGENTE, RICCHISSIMO, E ASSOLUTAMENTE CONTEMPORANEO - MALGRADO LE DUE ORE E 40 DI DURATA, DEVO DIRE CHE IL FILM È BEN TENUTO COME RITMO E BEN COSTRUITO NARRATIVAMENTE, ANCHE PIÙ DELLA PRIMA PARTE, VENDICANDO IN QUALCHE MODO LA DELUSIONE NARRATIVA DELLA SECONDA PARTE DEL “DUNE” DI DAVID LYNCH, CHE RIMANE COMUNQUE SUPERIORE - MA ALLA FINE CI SIAMO DOMANDATI: MA LA PARTE TRE? BUON SEGNO. VUOL DIRE CHE NE VOGLIAMO ALTRI … - VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

timothee chalamet in dune parte due 2 timothee chalamet in dune parte due 2

Magari non ricordate più quando uscì la prima parte del “Dune” di Denis Villeneuve, nel 2021, in piena pandemia. A Venezia, tutti con le mascherine, distanziati e con i cellulari incelofanati. Ma era quasi un ritorno alla vita. Il primo vero evento cinematografico di un periodo terribile chiusi a casa. E non si sapeva ancora se si sarebbe mai girata la seconda parte del film. Solo quattro giorni dopo l’uscita del film, la Warner dette il via alla lavorazione di questo “Dune - Parte Due”, sempre diretto da Villeneuve, scritto solo con Jon Spaiths (senza Eric Roth) che esce sì ora, fuori dalla pandemia, ma nel pieno di due guerre, altrettanto terribili.

 

dune parte due 1 dune parte due 1

E è impossibile non pensare, vedendo il ragionamento iniziale sul potere della terra, e il bombardamento della città dei Fremen, nascosta nel deserto di Arrakis, alla tragedia della Palestina e di Gaza. Cosa che lo rende ancora più attuale e politico. Esattamente come era la prima parte del film, anche “Dune: Parte due” è uno spettacolo colto, intelligente, ricchissimo, e assolutamente contemporaneo. Con fior di attori, a cominciare da due idoli giovanili come Timotée Chalamet, che trasforma Paul Atreides nel nuovo messia, il Muad’Dib, di tutto un popolo in rivolta contro l’oppressore, e Zendaya, come Chani, guerrieri e innamorati.

 

timothee chalamet e austin butler in dune parte due timothee chalamet e austin butler in dune parte due

Senza scordare poi le forti presenze femminili, dalla Lady Jessica di Rebecca Ferguson, che porta dentro di sé una figlia con la quale parla continuamente, e che diventerà seppur brevemente Anya Taylor Joy, alla Principessa Irulan di Florence Pugh, da Charlotte Rampling, che già doveva fare la Lady Jessica del “Dune” mai realizzato di Alejandro Jodorowski alla new entry di Léa Seydoux, gli eroi da avventuroso classico come Josh Brolin come Gurney Halleck e Javier Bardem come Stilgar, la schiera dei cattivi, un elenco che va da Stellans Skarsgard come il Barone Harkonnen a Austin Butler come il terribile Feyd Rautha, da Dave Bautista come Rabban a Christopher Walken come Imperatore.

 

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Malgrado le due ore e 40 di durata, devo dire che il film è ben tenuto come ritmo e ben costruito narrativamente, anche più della prima parte, vendicando in qualche modo la delusione narrativa della seconda parte del “Dune” di David Lynch, che rimane comunque superiore come intensità creativa di messa in scena, scelta degli attori, e uso incredibile dei mostri. Anche perché qui i vermoni giganti sembrano una versione più rapida del 490 barrato che prendi in corsa come Fantozzi quando va a lavorare, ma non si vedono mai bene.

 

dune parte due dune parte due

Dove Villenueve è davvero molto chiaro è nello spiegare da subito che la guerra di “Dune” e di tutti i suoi personaggi, è sempre e solo legata al potere, cioè il potere economico che viene dallo sfruttamento della spezia. E in questa battaglia la sorellanza delle Bene-Generit, che va dalla temutissima Charlotte Rampling a Rebecca Ferguson, dalle non meno potenti Florence Pugh e Léa Seydoux, ha un rapporto di totale dominio sui maschi guerrieri che si massacrano allegramente giocando con coltelli e bombe atomiche nascoste sotto la sabbia.

 

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Una volta chiarito, come in “Sicario” e in “Arrival”, che tutto si muove per il potere e la narrazione al femminile, dove non ci sono mai state parti dove stare, come spiegherà bene la Regina Madre della Rampling, il film si segue per la grande intelligenza di messa in scena di Villeneuve, per le trovate visive, per parecchie buone scelte di attori, Austin Butler è una sorpresa, per i duelli più da peplum che da fantascienza, ma certo non ha la forza cinematografica di Lynch.

 

zendaya in dune parte due zendaya in dune parte due

E malgrado tutti gli sforzi di Hans Zimmer, non ha la forza musicale del tema ideato da Brian Eno per il vecchio “Dune”, che mi ronzava per tutto il tempo vedendo il film. Ma guardate come si muove la macchina da presa di Villeneuve nelle scene di battaglia, guardate come sono inquadrate le dune. Spesso ha qualcosa di un “Mad Max: Fury Road” di George Miller, forse il più grande film d’avventura di questi anni. Anche se i pur bravissimi Timothée Chalamet e Zendaya non hanno il fisico, la presenza di Tom Hardy e Charlize Theron.

 

timothee chalamet e zendaya in dune parte due timothee chalamet e zendaya in dune parte due

Al punto che per un po’ ho sperato che il personaggio di Bardem, Stilgar, prendesse il sopravvento. Ma poi cresce in maniera un po’ stupidotta, sembra il Bonacelli finto siculo de “Il mostro”, fedelissimo del messia Chalamet. Proprio per la gran voglia che abbiamo di avventurosi, di space opera, anche alla fine di questo Parte Due, ci siamo domandati: ma la Parte Tre? Buon segno, però. Vuol dire che vogliamo altri Dune…

 

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