IL CINEMA DEI GIUSTI - NON BASTAVANO BATMAN E SUPERMAN? NO, ORA ANCHE TUTTI I SUPEREROI DELLA MARVEL SI GONFIANO DI BOTTE - I CRITICI AMERICANI SONO IMPAZZITI PER QUESTO “CAPITAN AMERICA: CIVIL WAR”: ALLA FINE CI SI DIVERTE, È VERO, MA NON C’È TANTO DA CAPIRE NEL FILM E NON CI SONO GRANDI NOVITÀ

La cosa che mi ha più colpito è che i supereroi, stavolta, tendono a non mettersi i costumi - Si assiste cioè a una desupereoizzazione dei personaggi a favore della loro umanità. In questo contesto apprezzo di più la discussione morale sul ruolo dei supereroi rispetto ai pericoli del mondo, che mi sembrava inizialmente del tutto casuale… -

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CAPITAN AMERICA CIVIL WAR CAPITAN AMERICA CIVIL WAR

Marco Giusti per Dagospia

 

Non bastavano Batman e Superman, no? Ora anche tutti i supereroi della Marvel si gonfiano di botte. Una caciara. C’è chi sta con Captain America e chi con Iron Man, chi è ancora indeciso e chi non ha capito molto, come Spiderman, che non c’entrava nulla, ma spara ragnatele lo stesso. E chi diventa piccolo piccolo e entra nella tuta di Iron Man, come Ant Man, per poi diventare gigantesco.

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Detto questo, i critici americani sono impazziti per questo Captain America: Civil War dei fratelli Anthony e Joe Russo, scritto da Christopher Markus e Stephen McFeely, e ci spiegano che ciò che rende perfetto il film è proprio aver saputo manovrare il gran numero dei supereoi offrendo a tutti il loro momento calibrando contemporaneamente azione, dramma e commedia. E citano la grande scena nell’aeroporto tedesco di Leipzig che vede tutte le star coinvolte nel film che si gonfiano di botte come la parte più forte e spettacolare del film. Pensa se si fossero menati a Fiumicino…

 

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Certo, non sarà stato facile costruire con tanti personaggi così noti e diversi, alcuni sono del tutto nuovi per lo spettatore, non tanto dei loro momenti all’interno della battaglia, quanto una struttura narrativa dello scontro che li veda tutti protagonisti, anche se la frizione vera è tra Captain America e Iron Man, cioè tra Steve Rogers e Tony Stark, cioè fra Chris Evans e Robert Downey. Perché si menano? Perché i tanti morti collaterali dei loro scontri nei film precedenti hanno spinto tutte le nazioni a dare un fermino allo strapotere dei supereroi. Troppi morti, soprattutto troppi morti civili.

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Anche nella scena iniziale a Lagos, per salvare Captain America, Wanda, cioè Elizabeth Olsen, fa scoppiare un cattivo alzandolo di parecchi metri. Ma così facendo esplode un palazzo pieno di civili. Così Thaddeus Ross, segretario di stato delle Nazione Unite ha chiesto agli Avengers di mettersi in riga. Non avranno più la liberta di prima e dovranno rispondere solo alle loro decisioni. E il gruppo si divide. Tony Stark e la bella Natasha, cioè Scarlett Johansson, che vediamo poco o niente in tuta in questo film, stanno con le Nazioni Unite, mentre Captain America e Wanda non vogliono controlli politici.

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Non si fidano. Anche perché Captain America deve risolvere il problemino del Soldato d’Inverno del film precedente, un suo vecchio commilitone di quasi un secolo prima che è stato costruito dai russi come un killer silente pronto a agire quando vengono pronunciate determinate parole. Winter Soldier è il motore di questi ultimi due film di Captain America. In tanti lo vogliono uccidere per vendicarsi.

 

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Si vuole vendicare anche il nuovo cattivo del film, lo strepitoso Daniel Brühl nei panni du Helmut Zemo, terrorista sokoviano che non solo fa saltare in aria un bel po’ di rappresentanti delle Nazioni Unite, ma riesce a capire il funzionamento segreto di Winter Soldier. E si vuole vendicare anche Tony Stark, visto che ripensa a come sono morti i suoi genitori. Mentre il nuovo arrivato Black Panther, una specie di uomo gatto di Bonolis con gli artigli interpretato da Chadwick Boseman, sembra agire per conto proprio alla ricerca di chi gli ha ucciso il padre, sovrano del Wakanda.

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Solo il giovane Spiderman, interpretato dalla new entry Tom Holland, che ricordiamo bambino ne L’impossibile, scritturato per l’occasione da Tony Stark, è in realtà mosso solo dalla curiosità di vedere tutti i supereroi che ama in azione. Natasha, doppiogiochista da sempre, è però anche l’unica che cerca di capire le ragioni di tutti nella gran caciara. Questo non impedirà al film di procedere con un mare di botte tra i suoi eroi più o meno super.

 

Capisco perfettamente i critici americani, atterriti dal disastro di Batman v Superman, che si sono rifatti gli occhi con questo Captain America: Civil War, ma alla fine siamo di fronte, narrativamente, alla parte due di Winter Soldier, sempre diretto dai fratelli Russo, e visivamente a una serie di scontri fra supereroi come si faceva da ragazzini con i nostri giocattoli.

 

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Alla fine ci si diverte, è vero, ma non c’è tanto da capire nel film, e a parte il personaggio di Daniel Brühl, e l’entrata a sorpresa di Spiderman non ci sono neanche grandi novità. La cosa che mi ha più colpito, invece, è che i supereroi, stavolta, tendono a non mettersi i costumi,  soprattutto Scarlett Johnasson, che rimane se stessa fino alla fine, ma anche Tony Stark, che si permette di vestire Tom Ford e sembra non trovar più così comoda la sua corazza, mentre il cattivo Helmut Zemo non ha nemmeno la maschera del fumetto.

 

Si assiste cioè a una desupereoizzazione dei personaggi a favore della loro umanità. In questo contesto apprezzo di più la discussione morale sul ruolo dei supereroi rispetto ai pericoli del mondo, che mi sembrava inizialmente del tutto casuale. Ma, ovviamente, non finisce qui… Già in sala da ieri.

 

 

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