CIUCCIABILL! - POLITICA, POMPINI E CANZONI: È “CLINTON - IL MUSICAL”! LA STORIA DI BILL, HILLARY E MONICA LEWINSKY SBARCA IN UN TEATRINO DI BROADWAY, ED È UN SUCCESSO IMMEDIATO (VIDEO)

Due attori-cantanti per un unico Bill, versione istituzionale e versione scopatore, una stellina televisiva nei panni di Hillary e sei personaggi che fanno un po’ di tutto, dal procuratore del sexgate Kenneth Starr in abbigliamento sado-gay a Eleanor Roosevelt musa (sfottuta) della first lady - Più va avanti il musical, più la protagonista diventa Hillary...

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1. VIDEO - BACKSTAGE, PROVE E INTERVISTE DI “CLINTON - THE MUSICAL”

 

 

 

2. BILL, HILLARY E MONICA BALLANO (A TEATRO) L’ERA CLINTON DIVENTA UN MUSICAL

Alberto Flores d’Arcais per “la Repubblica

 

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Due attori-cantanti per un unico (scisso) Bill, una stellina televisiva nei panni di Hillary e sei personaggi che fanno un po’ di tutto. All’Alice Griffin Jewel Box Theatre - piccola sala che è veramente un gioiellino all’interno del Pershing Signature Center, il nuovo edificio off Broadway ideato dallo studio Frank Gehry - arriva Clinton, The Musical , due ore di canti e balli, battute, frizzi e lazzi, satira irriverente sugli anni alla Casa Bianca della coppia presidenziale più famosa d’America. Ed è subito un successo.

 

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Eccoli lì sul palco gli uomini e le donne di un’epoca ormai storica (lo testimonia l’età media del pubblico, sessantenni e qualcosina di più), ecco il procuratore speciale Kenneth Starr con i suoi impulsi sadici, Monica nel suo vestito azzurro e in testa quel basco della più famosa foto dello scandalo, Newton Gingrich leader repubblicano del “Contratto con l’America”, ecco Dick Morris teorico della Terza Via (oggi schierato ferocemente contro i Clinton). Unica fuori dal tempo (di allora) una Eleanor Roosevelt quasi sciantosa, musa (piuttosto sfottuta) della first lady.

 

Due Clinton, a rappresentare la personalità divisa di un presidente democratico che ha segnato (molto più di Kennedy) gli States dell’era contemporanea. Il primo (William Jefferson), animale politico e carisma presidenziale da vendere, il secondo (Billy), l’uomo “del sex e del sax”, il “wild party boy”. Musica orecchiabile e canzoni (ovvio, dato l’argomento) politicamente piuttosto scorrette.

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Nulla a che fare con i grandi allestimenti di Broadway, un musical in formato ridotto, ma il pubblico si diverte: ride per le battute a doppio senso, per Kenneth Starr (“sono una star con due erre”) che si spoglia in abbigliamento sado-gay, per Monica che entra e esce a quattro zampe dalla scrivania dello Studio Ovale, per le smorfie di “Newt” che passa dagli altari della valanga elettorale di Mid Term (1994) alla polvere di uno scandalo sessuale (anche lui, sì). E per il continuo duetto tra il Clinton più serioso e quello un po’ teppista: “Rilassati sulle tasse, un po’ di sesso vai”.

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Più il musical va avanti più il protagonista assoluto diventa però un altro, anzi un’altra: Hillary. È lei, sbertucciata per il fallimento della riforma sanitaria (voluta a tutti i costi da una first lady già politica), che prende in mano le redini quando il gioco si fa duro e il doppio Bill corre verso l’impeachment. Ed è con i fari puntati su di lei che lo show si chiude mentre l’ex first lady, ex senatore ed ex segretario di Stato annuncia trionfalmente (ed è l’unica licenza poetica) che diventerà il prossimo presidente degli Stati Uniti.

 

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I produttori hanno spiegato che nelle loro intenzioni il musical non vuole avere “alcun impatto” sulla ipotetica (ma non troppo) campagna elettorale di Hillary. Gli autori, i due fratelli australiani Paul (parole e musica) e Michael (sceneggiatura) Hodge, hanno tenuto a chiarire che, visto che non sono cittadini Usa, non sono “né democratici, né repubblicani, non abbiamo alcuna agenda politica, l’unica cosa che volevamo è far ridere il pubblico”.

 

Solo Alet Taylor, nota in tv per essere la Linda di The First Family , che ha studiato a lungo le “posizioni di potere” di Hillary Rodham Clinton per prepararsi al meglio al ruolo da coprotagonista, ammette senza reticenze di essere una fan dell’ex first lady: «Spero proprio che corra per la Casa Bianca, sì, voterò per Hillary».

 

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Dopo il libro (con tour negli States), dopo i discorsi pagati profumatamente in università e fondazioni all’insegna del motto “leadership is a team sport”, il musical. Che non è farina del suo sacco, che sarà pure una bella presa in giro su vicende che la Hillary di oggi vorrebbe finissero nel dimenticatoio, ma è pur sempre pubblicità e - come dice Billy il “cattivo” dal palco - “la politica è showbiz”, è tutto uno spettacolo.

 

E cosa c’è di meglio che diventare protagonista di un musical, come la leggendaria Evita, come Imelda Marcos ( Here Lies Love ). In attesa che arrivi (a settembre) A Woman on Top (il racconto di una donna in politica e delle sue battaglie contro il sessismo), secondo appuntamento-celebrazione che Broadway riserva ad Hillary.

 

 

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