FOLLIE DA POLITICALLY CORRECT - LE PRESSIONI SUL FESTIVAL DI SALISBURGO PER CAMBIARE IL TITOLO DELL’OPERA DI MOZART, “COSÌ FAN TUTTE”, IN “COSÌ FAN TUTTI” - PANZA: “CHE POI IL SIGNIFICATO DELL’OPERA NON È QUELLO DI DENIGRARE LE DONNE COLTE SUL FATTO BENSÌ IL CONTRARIO: METTERE ALLA BERLINA LE SICUREZZE DEI MASCHI E MOSTRARE IN QUALI CONTORSIONI DEI SENTIMENTI LA NATURA SPINGA L’ANIMO UMANO”

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Pierluigi Panza per www.corriere.it

 

Christof Loy Christof Loy

Per due giorni e due notti il regista Christof Loy e la direttrice d’orchestra Joana Mallwitz sono stati ininterrottamente al telefono per mettere a punto il primo “Così fan tutte” pensato interamente in epoca Covid. Seconda e ultima opera in scena quest’anno al Festival di Salisburgo nel Grosses Festspielhaus dimezzato nei posti, la rappresentazione ha tenuto brillantemente insieme i rigidi protocolli Covid — che non prevedono intervallo — con le urgenti esigenze della prostata: con un po’ di tagli ben effettuati l’opera pensata è durata un paio d’ore con donne protagoniste: oltre alla Mallwitz che ha diretto una compagine dei Wiener di quasi soli uomini le brave Elsa Dreisig (una Fiordiligi con tatuaggio, però, troppo in evidenza) e Marianne Crebassa (Dorabella).

 

Joana Mallwitz Joana Mallwitz

FOLLIE DA POLITICALLY CORRECT

Sono Loy, e anche la Mallwitz, che ci hanno risparmiato l’ultima follia del politically correct. Come dichiara il regista tedesco, «molti chiedevano che il titolo fosse cambiato in Così fan tutti per dare un senso che tutta la gente lo fa», cioè che tutta la gente tradisce, non solo le femmine ma anche i maschi. Però: che riflessione sottile e che scoperta alla base di questo suggerimento per le «pari opportunità»!

 

Peccato che in italiano — e Loy che ha studiato filologia italiana a Monaco lo sa — il neutro non esista e il cambio di titolo (chi siamo noi per cambiare il titolo a Mozart?) lo avrebbe fatto risultare al maschile. Un’assurdità. Che poi — ma questi sono territori inesplorati per i cancel culture dalla gomma in mano — il significato dell’opera di Mozart e Da Ponte non è affatto quello di denigrare le donne colte sul fatto bensì il contrario: mettere alla berlina le sicurezze dei maschi e mostrare in quali contorsioni dei sentimenti la Natura spinga l’animo umano («a me pare necessità del core»), che trova salvezza solo nella reciproca comprensione («Qua le destre: siete sposi / abbracciatevi e tacete»).

 

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