GENERAZIONE BEVUTA – IN RETE DILAGA IL DRINKING GAME “NEKNOMINATE” MA LA SFIDA ALL’ULTIMO BICCHIERE TRA PISCHELLI È SPESSO MORTALE (GIA’ 5 LE VITTIME) – È GIUSTO CHE FACEBOOK RIMUOVA I POST E LE IMMAGINI?

Dall’Usa all’Europa impazza il ‘Neknominate’: ci si filma mentre si bevono grandi quantità di alcol, poi si posta su un social la performance e si lancia la sfida ai rivali: ‘Vediamo chi riesce a fare meglio in 24 ore’ - Le pagine su Facebook hanno il record di ‘mi piace’ ma ci sono polemiche perché le immagini non vengono rimosse…

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Massimo Vincenzi per ‘La Repubblica'

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Bradley è l'ultimo: beve due bottiglie di gin mescolate con del tè, fa appena in tempo a scrivere sul suo profilo Facebook che sta male: «Mi brucia da pazzi lo stomaco», poi lo trovano morto, steso sul pavimento del suo appartamento stroncato da un coma etilico.

Quattro giorni prima aveva postato un video dove annunciava l'impresa: «Ho visto che fate a chi beve di più, adesso vi insegno io» e mostra le bottiglie appena comprate. Agli amici che gli dicono di smetterla, che è pericoloso risponde deciso: «Vi dimostro chi è che comanda».

Rugbista, capelli corti spettinati, sguardo tra il bullo e l'impaurito il ventenne inglese è la quinta vittima della nuova follia che corre sul filo della Rete: Neknominate. Il drinking game dalle regole tanto semplici quanto assurde: ci si filma mentre si bevono grandi quantità di alcol, poi si posta su un social network la performance e si lancia la sfida ai rivali: «Vediamo chi riesce a fare meglio in 24 ore» è lo slogan ripetuto alla fine.

La competizione può essere generica o ad personam e in questo caso l'amico che si rifiuta di raccogliere il guanto viene travolto da insulti e prese in giro. In Australia, dove è nato, i decessi sono una decina, adesso il contagio passa all'Inghilterra, al Canada e agli Stati Uniti: paesi dove le ultime statistiche indicano un aumento esponenziale nel consumo di alcol tra gli adolescenti.

La moda Neknominate si dimostra letaleLa moda Neknominate si dimostra letale

Su Facebook le pagine dedicate al Neknominate fanno il record di "mi piace", su Youtube ci sono schermate intere: c'è un ragazzo moro, alto, poco più che ventenne che trangugia un bicchierone di sambuca, un altro riempie un water di vino e si fa aiutare da due amici che lo tengono per le gambe mentre lui lo consuma con la testa conficcata dentro.

Poi ragazze in bikini usano mega cannucce per svuotare botti di birra, un'altra compra una lattina in un supermercato e la finisce in un sorso mentre accenna uno spogliarello. Lo scopo infatti è andare sempre oltre: i cocktail diventano miscugli surreali e pericolosi dove ai tradizionali ingredienti vengono aggiunte pillole di vario genere ridotte in polvere o persino olio industriale. Qualcuno per stravincere si è filmato mangiando un pesce rosso.

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Le autorità inglesi e americane lanciano l'allarme: «È un'escalation preoccupante, una vera emergenza »; Facebook, che non rimuove i post, respinge le accuse con un comunicato: «Abbiamo precise regole contro il bullismo e la violenza, ma non tutti i comportamenti che urtano la sensibilità di qualcuno sono contrari ai nostri codici».

Un padre confessa alla Cnn: «Non so cosa fare, è difficile controllare tutto quello che i ragazzi fanno in Rete: io ho provato a parlare al mio, speriamo basti». Una mamma inglese invece mette online la foto di suo figlio stordito sul divano: «Ecco cosa succede quando vi ubriacate », un'altra lancia un drammatico appello: "Vi prego, fermatevi".

Nascono associazioni di genitori che provano ad usare le stesse armi social per combattere la mania, ma sono spuntate: Isaac, 20 anni, crolla dopo aver mischiato whisky, vodka e vino bianco, per Stephen sono fatali due bottiglie del liquore russo. «I ragazzi si sentono immortali, non si spaventano quando vedono un amico stare male perché
pensano: a me non può accadere. In più la competizione diventa virale sul Web, amplifica tutti i meccanismi che ci sono sempre stati tra gli adolescenti.

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Le relazioni sui social possono essere spietate e bisogna spiegare loro che non è quella la reputazione che conta. Ma ci vuole tempo, pazienza e capire che non serve vietare o censurare i loro amati siti Internet ma insegnare loro come usarli», dice Stanley Goldstein, uno psicologo di New York che da tempo studia il fenomeno. A Vancouver un ragazzo posta il suo Neknominate in versione redenta: invece di comprare alcol, acquista cibo e lo distribuisce ai senza tetto della città: una bella idea. il suo profilo Facebook chiude per eccesso di insulti.

 

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