1. MARCO D’AMORE: "DA QUANDO HO STRANGOLATO DEBORA, MIA MOGLIE NELLA SERIE, RICEVO LETTERE E SMS DI RAGAZZE CHE MI SCRIVONO "ORA CHE SEI SINGLE HO UNA SPERANZA, VERO?"
2. ''QUANDO GIRIAMO A SCAMPIA O SECONDIGLIANO ALLE 5 DEL MATTINO CON UN PUBBLICO DI 4-500 PERSONE E VEDO BAMBINI DI SEI ANNI IN GIRO DA SOLI MI FACCIO DELLE DOAMNDE...''
3. ''GOMORRA È UNA VERTIGINE DELLA REALTÀ, CI CONCEDIAMO DELLE LICENZE POETICHE MA È UN PO' COME SE UNO LEGGENDO BUKOWSKI PENSASSE CHE LA VITA È ALCOL E FIGHE, SUVVIA''
4. SOLLIMA: "VOGLIO CHE DIVENTI UN SOLDATO! "PER RECITARE IN ‘GOMORRA’ HO PERSO 25 CHILI'

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Fabrizio Biasin per “Libero Quotidiano”

 

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Buonasera dottor Ciro, non mi ammazza vero?

«Io mi chiamo Marco D' Amore e non ammazzo nessuno».

 

No, lei è Ciro. Non mi dica che per strada la chiamano Marco perché non ci credo.

«All' inizio in effetti ero "Ciro", dopo due anni mi riconoscono come attore. E quindi sono "Marco"».

 

Mi dica Ciro, si offende se la definiamo il personaggio tv più cattivo dell' ultimo decennio in Italia?

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«Beh, non posso darle torto. Del resto ho recentemente ammazzato la madre di mia figlia...».

 

Chissà che espressioni da fetente ha fatto al provino per convincere il regista/ideatore/tuttologo Stefano Sollima ad affidarle la parte.

«Veramente mi ha chiamato lui».

 

Racconti.

«Viene a sapere di me grazie a Una vita tranquilla, il film di Cupellini del 2010 con Servillo.

Mi spiega cosa vuole da me e sgrano gli occhi: "Marco" e "Ciro" sono distanti anni luce».

 

Teme di fare la figura del «cattivone» con il pubblico?

«Ma va, il fatto è che sono cicciottello, tengo capelli e barba lunga e soprattutto arrivo dalla commedia. Non mi sento per nulla adatto, ma Sollima "vede" un potenziale che non so di avere e mi dà un ordine».

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«Ammazza tutti per allenarti!». Una cosa del genere?

«No, mi dice "Voglio che diventi un soldato!". Eseguo: mi affido a un nutrizionista, mi trasformo fisicamente, perdo 25 chili, soffro terribilmente anche perché siamo sotto Natale e dalle nostre parti... si mangia assai».

 

Per «sue parti» intende Caserta, giusto?

«Sono di Caserta ma Napoli per me è uno state of mind».

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Il suo «state of mind» in Gomorra è rappresentato alla stregua di un posto senza speranza: la vita vale nulla, c' è monnezza ovunque, il più «umano» come minimo ne ha ammazzati 4 o 5 a pistolettate. Ma davvero ci sono quartieri impossibili come vediamo nella serie?

«Gomorra è una vertigine della realtà, ci concediamo delle licenze poetiche ma è un po' come se uno leggendo Bukowski pensasse che la vita si può ridurre ad alcol e fighe, suvvia. E comunque lo stato di abbandono esiste davvero».

 

Sì, d' accordo, ma è possibile che in Gomorra non si vedano mai o quasi poliziotti, vigili urbani, carabinieri? Manco nel far west...

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«Le forze dell' ordine sono "escluse" perché si vuole dare l' idea che tutto sia visto con gli occhi dei protagonisti. Per loro istituzioni e leggi non esistono. Nessuna serie prima di questa aveva avuto un valore antropologico così alto».

 

Talmente alto che sta sbriciolando ogni record: ascolti top ogni martedì su Sky Atlantic, serie venduta in oltre 130 Paesi, da agosto in onda anche negli Usa. Quando ha capito che stavate dando vita a qualcosa che avrebbe avuto così ampio consenso?

«Un giorno a Cannes vanno in onda 4 minuti di trailer, come per magia 40 Paesi comprano la serie».

 

E la sua vita cambia...

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«Ci accolgono in maniera straordinaria ovunque: Francia, Germania, Inghilterra...».

 

Intendo a livello di quattrini. Il suo conto in banca sarà lievitato, presumo.

«Non mi piace passare per quello che non sono: vivo bene in un momento storico difficile ma, per intenderci, non guadagno come un calciatore e mi faccio un mazzo così».

 

Esempio di «mazzo così», prego.

«In questi giorni per dire sto recitando in un film con Santamaria (Brutti e Cattivi di Cosimo Gomez, ndr), ieri per girare una scena sono stato 13 ore in spiaggia e oggi ho la schiena distrutta, sono sderenato. Edoardo De Filippo diceva "il segreto di un bravo attore è la salute"».

 

Lavoro «duro», soldi «non troppi», non mi dica che con la popolarità non si tromba perché le mando Pietro Savastano a casa...

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«Ma io sono fidanzato da una vita!».

 

Ma avrà avuto un' impennata di consensi! Su, non sia timido.

«Ci sono tante donne innamorate di Ciro, il problema è che sono confuse».

 

In che senso?

«Da quando ho strangolato Debora, mia moglie nella serie, ricevo lettere e messaggi di ragazze che mi scrivono "Ora che sei single ho una speranza, vero?". Sa cosa rispondo?».

 

«Vieni qui che ti mostro la rivoltella». Se risponde così diventa il mio nuovo eroe.

«No. Rispondo "Visto come è finita con Debora non so se fai un affare...". E comunque le donne sono la salvezza di chi fa il nostro lavoro: vanno a teatro, al cinema, trascinano i fidanzati. Gli uomini pensano solo al pallone».

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Lei appare come una persona molto «inquadrata», curioso per uno che è cresciuto «in strada».

«Merito di mamma e papà. Non mi hanno mai impedito nulla. Sono cresciuto in miezz 'a via, per le strade del rione Acquaviva a Caserta, ma quando tornavo a casa era il momento dei libri, dei consigli, dell' educazione. Alcuni amici non sono stati così fortunati e hanno fatto una brutta fine. I genitori sono fondamentali, per questo mi sorprendo quando giriamo di notte a Scampia o Secondigliano».

 

Che accade?

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«Giriamo alle 5 del mattino con un pubblico di 4-500 persone. Quando vedo bambini di sei anni in giro da soli a quell' ora della notte mi faccio delle domande...».

 

Si dice che anche lei sia stato un bimbo «difficile», addirittura che abbia preso a calci una maestra. Le risulta?

«Cresco da ribelle, mia mamma tutti gli anni mi cambia scuola, in terza elementare per disperazione mi spedisce nel convento delle Suore Oblate. In collegio viene a farci lezione di teatro un certo Franco Schiano, grazie a lui nasce la mia passione per la recitazione».

 

In convento sarà nata anche quella per la religione, immagino.

«Immagina male, studio le religioni, ma credo in qualcosa che ha a che fare più con la spiritualità che con una figura tipo deus ex machina».

 

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E a proposito della politica cosa mi dice?

«Sono disilluso. Come disse Elio Germano "Gli italiani sono meglio di chi li governa".

Pensare che in parlamento c' è gente culturalmente impresentabile mi fa venire i brividi».

 

Gomorra è infiltrata anche nelle istituzioni?

«La connivenza Gomorra-Stato è sancita dalle carte. Viceversa non si spiegherebbe perché sia così difficile riuscire a combattere "il male"».

 

Lei «il male» l' ha visto con i suoi occhi?

«Sono cresciuto in mezzo a decine di "figli di", persone a volte bravissime, primi della classe a scuola che però ci raccontavano storie spaventose del loro privato».

 

Ha mai assistito a una vera sparatoria?

«Direttamente no, ma un giorno sparano vicino a casa mia. All'epoca sono un bambino, scendo in strada e rimango scioccato dai fori di proiettile nelle saracinesche».

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Tutte immagini che hanno ispirato quel visionario di Sollima. Tra Gomorra e Romanzo Criminale non sbaglia un colpo. A proposito: quale delle due è la serie meglio riuscita?

«Sono due produzioni molto diverse: i personaggi di Romanzo vogliono godersi la vita, quelli di Gomorra puzzano costantemente di morte».

 

Se i «cattivi» di Romanzo sfidassero quelli di Gomorra chi vincerebbe?

«Ce lo siamo chiesto anche tra noi attori. Abbiamo deciso che un giorno ce la giocheremo a calcio e... li sfonderemo: io ho giocato 13 anni e ho fatto pure un provino per il Savoia che all' epoca era in serie B, Palvetti è un gran portiere, i ragazzini delle bande sono tutti cresciuti a pane e pallone...».

 

MARCO DAMORE MARCO DAMORE

A proposito di Palvetti, la morte del boss Conte ha fatto incazzare non poco i fan della serie. C' è stata qualche rogna con la produzione?

«Nessuna. Marco è un attore straordinario, ma quello di Gomorra è un progetto enorme che va oltre i suoi personaggi. Siamo tutti in bilico, la storia conta più degli attori».

 

Quindi rischia anche lei. E pure Gennaro.

«Certo».

 

Ma lei è «l' immortale». Le piace il soprannome?

«Non troppo. L' immortalità mi spaventerebbe, mi accontento di una vita "normale"».

salvatore esposito e marco damore salvatore esposito e marco damore

 

A proposito del suo nemico Genny (l' attore Salvatore Esposito): con tutto il rispetto per la defunta Donna Imma, pure lui è un bel figlio di zoccola.

«Sì, ma abbiamo punti di partenza diversi: Ciro arriva dalla strada e deve conquistarsi tutto, Genny è un "principe", il figlio del boss che deve meritare la fiducia del padre».

 

Stanno già scrivendo la 3ª e la 4ª serie: lei sa cosa le accadrà?

«Io? Magari non sopravvivo neppure alla 2ª! Si figuri se so cosa succede nella 3ª o 4ª...».

 

MARCO DAMORE GIORGIO COLANGELI MARCO DAMORE GIORGIO COLANGELI

Passiamo alla rubrica «domande inutili che a volte son più significative di quelle utili». Per che squadra tifa?

«Per il Napoli ovviamente! Ho 20 anni di "Curva B" sulle spalle. L' unico vero problema legato alla notorietà è che non posso più andare in curva».

 

In settimana abbiamo scoperto che Gomorra è anche nel calcio...

«Il calcio è lo specchio del Paese: un' attività bella e importante ma anche quella che più facilmente rischia di sporcarsi».

 

L' orecchino che indossa è «di Ciro» o «di Marco»?

«Di Marco. Altro gesto ribelle di quando avevo 13 anni: c' era la moda dell' orecchino al lobo sinistro, ho fatto il buco contro il volere dei miei genitori e da allora non l' ho più tolto, lo porto anche con lo smoking».

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Lei conosce molto bene Servillo: c' è chi dice che la sua bravura sul set sia inversamente proporzionale alla sua simpatia. Conferma?

«Non è vero! Toni è simpaticissimo. A volte può sembrare distante ma è colpa dell'ambiente che ci circonda. Il suo è un reale tentativo di difendere la dignità del mestiere».

 

Mi faccia il nome di qualche fan inaspettato.

«Quando Ilda Boccassini ha voluto salutarmi personalmente, per me è stata un'emozione».

 

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C'è chi dice "nella seconda serie il dialetto napoletano è meno comprensibile rispetto alla prima". È vero?

«Nella prima serie forse era più edulcorato per "aiutare" il pubblico. La verità è che utilizziamo un "napoletano creolo", ogni quartiere ha il suo, il nostro si avvicina a quello utilizzato nell' area nord della città».

 

Mi dice una cosa che non sa nessuno relativa ai restanti 6 episodi della serie?

«No. Le dico solo che accadranno cose realmente strabilianti».

 

Voglio saperne di più.

«Se vuole parlo, ma poi mi tocca ammazzarla».

 

Ciro, sa cosa le dico? È stato un piacere.

 

 

 

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