SU LE IMANY - LA CANTANTE E MODELLA FRANCESE TORNA CON UN NUOVO DISCO: “CANTO LE MIE ORIGINI AFRICANE - LA RIVOLTA DEI GIOVANI NERI PER LE STRADE D' AMERICA NON È UNA LOTTA PER DIFENDERE IL COLORE DELLA PROPRIA PELLE MA UN CONFRONTO DI CLASSE - LE BLACK PANTHERS CITATE DA BEYONCÉ? NON MI E' OIACIUTA, LEI È UNA CAPITALISTA”- VIDEO - -

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Stefano Landi per il “Corriere della Sera”

 

La prima cosa che colpisce di Imany è la voce. Rotonda, profonda, perfettamente radiofonica. «È stato il mio tormento quando ero piccola: a scuola lo vivevo come un complesso» ricorda. Poi le sliding doors della sua adolescenza si sono aperte e chiuse sempre al momento giusto.

 

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Aveva 17 anni quando, tornando da un allenamento di salto in alto, in una metropolitana di New York un agente la nota e la consegna alle passerelle per sette anni come top model. Quando ha iniziato a essere stanca di sfilare ha iniziato a cantare. E a Parigi si è spalancato un portone appena l' hanno sentita in un club. Il successo di «The Shape of a Broken Heart» l' ha portata sui palchi di tutto il mondo.

 

Oggi Imany, a 37 anni, è una donna che ha voglia di parlare e cantare il suo passato. Per questo gran parte del nuovo disco «The Wrong Kind of War», che esce oggi, l' ha scritto a Dakar. Anche il video l' ha girato in Senegal. E in copertina ha messo sei ragazzini di colore. Con le braccia conserte e lo sguardo che è una perfetta sintesi di rabbia e speranza.

 

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«Siamo i figli e le figlie dei combattenti per la libertà. Mani alzate che urlano forte e chiaro per la libertà, la giustizia e l' uguaglianza. Non c' è bianco o nero, c' è solo giusto o sbagliato. Siamo eroi sconosciuti, siamo il grande futuro» racconta Imany, che consegna all' incipit parlato del nuovo singolo «Silver Lining» anche la sua ricetta per un futuro migliore: «Dobbiamo tornare alla gioia di vivere. Siamo cinque dita di una mano vuota, ma insieme possiamo anche essere un pugno. A volte, il cambiamento può essere due mani che si protendono l' una verso un' altra».

 

Per pubblicare il nuovo disco si è presa tre anni: «Stavolta abbiamo avuto tempo di entrare in ogni dettaglio scegliendo fra una cinquantina di canzoni». Nel frattempo è diventata mamma di Isaia, che oggi ha un anno. «Ho lavorato sulla voce, ma anche su come stare sul palco per superare ogni insicurezza. «Da modella esibivo l' arte altrui, con la musica sono trasparente, nuda di fronte a chi mi ascolta. Però la moda mi ha insegnato a incassare i rifiuti». Imany piace alla critica ma anche alle copertine patinate.

 

Brava e bella, non ha mai giocato con l' immagine per promuovere la sua musica. E se Miley Cyrus o Nicky Minaj usano il lato B come trampolino per le vendite, a lei basta un foulard vintage come coperta di Snoopy. «Non ho mai voluto che l' attenzione cadesse sul mio corpo, nel tempo è la prima cosa che si perde. Quello che hai dentro invece può durare tutta una carriera».

 

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E allora il discorso torna sulle nuove canzoni, cariche di orgoglio nero. «Non c' è vergogna a chiedere aiuto: c' è sempre la speranza di avere una mano» canta lei, africana, che ha vissuto tra Parigi e New York. «Le rivolte dei giovani neri per le strade d' America sono il risultato di una grande ingiustizia: quella non è una lotta per difendere il colore della propria pelle ma un confronto di classe».

 

In un certo senso temi sfiorati anche dal pop di Beyoncé, che citò ostentatamente le Black Panthers durante l' esibizione al Super Bowl di febbraio. «Non mi è piaciuto, lei è una capitalista, inutile riprendere quel tipo di storia».

 

In questi anni Imany è cresciuta. Donna consapevole che non ha smesso di cercare nel mondo gli spunti per la propria musica: «Viaggiare aiuta ma in tour non c' è tempo per liberare la mente. Trovo ispirazione guardando gli sconosciuti in metro, come leggendo un libro. Ma anche in un disco di Tracy Chapman o Bob Marley. Nell' ultimo disco in un certo senso c' è anche la lezione di Dylan. Come lui ho voluto condensare tanti concetti in un titolo ermetico».

 

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Resta anche la passione per tutto quello che è vintage. Dai colori pastello che usa nei videoclip al look: «Mi piace l' idea di realizzare qualcosa senza tempo, fa parte del mio universo un po' nostalgico».

 

Infatti ammette di vergognarsi quasi del successo che ha avuto la sua «Don' t Be So Shy» nella versione remixata da due dj russi. Boom di clip e vendite, ma esito un po' tamarro in stile anni '80: «Temevo che la gente pensasse a una mia svolta elettronica». Ma l' ultimo pensiero torna ai primi giorni della sua vita. Alle isole Comore, di cui è originaria. Puntino sperduto dell' oceano Indiano.

 

«Il mio sogno resta suonare lì: ma la logistica è complessa.

Pensare che c' è un soprano che è una superstar in patria che ha dovuto aspettare il quinto album per essere riportata a casa».

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