MISTERI LETTERARI - CHISSA’ COME AVRA’ FATTO DAGOSPIA AD AZZECCARE IL 7 APRILE SCORSO CHE “IL VINCITORE DEL PREMIO DEA PLANETA, IL PIU’ RICCO PREMIO ITALICO (150MILA EURO), SAREBBE STATA UNA BELLA E NOTA PULZELLA CHE SI NASCONDE DIETRO LO PSEUDONIMO DI DIEGO TOMMASINI”? - E INFATTI IERI SERA SI È SCOPERTO CHE, DIETRO IL NOM DE PLUME SI NASCONDEVA SIMONA SPARACO, COMPAGNA DI MASSIMO GRAMELLINI…

-

Condividi questo articolo


Eleonora Barbieri per “il Giornale”

 

simona sparaco. simona sparaco.

Beh, una certa attesa c' era. Chi riesce a guadagnare centocinquantamila euro in un attimo, diciamo così, grazie a un romanzo? In Italia poi, il Paese dove metà della popolazione non legge nemmeno un libro all' anno... È proprio per questo che, da quando è stato annunciato nel settembre scorso, il premio DeA Planeta ha suscitato tanto interesse: non solo negli scrittori esordienti ma, anche, in quelli già noti, perché si capisce che la cifra in palio non si possa ignorare.

 

simona sparaco massimo gramellini simona sparaco massimo gramellini

E infatti ieri sera, quando è stato annunciato il nome del vincitore, si è scoperto che, dietro lo pseudonimo di Diego Tommasini (uno degli autori nella cinquina finale) si nascondeva Simona Sparaco.

 

Quarant' anni, compagna di Massimo Gramellini, due figli (uno nato da pochissimo), Simona Sparaco ha già all' attivo diversi romanzi; di cui uno, Nessuno sa di noi (Giunti) nel 2013 è arrivato in finale al Premio Strega. Quella volta vinse Walter Siti con Resistere non serve a niente (Rizzoli); invece ieri sera a (stra)vincere è stata Simona Sparaco.

simona sparaco massimo gramellini simona sparaco massimo gramellini

 

Il suo romanzo, inedito, si intitola Nel silenzio delle nostre parole e, come previsto dal premio, sarà pubblicato da DeA Planeta in Italia il 14 maggio (presentazione in anteprima al Salone di Torino, sabato 11 maggio); e sarà pubblicato anche in lingua spagnola, con case editrici del Gruppo Planeta, oltre che tradotto in inglese e in francese.

Insomma sarà subito lanciato sul mercato internazionale: perché si capisce che la logica di un premio così succulento sia la possibilità, per la casa editrice, di rifarsi ampiamente grazie alle vendite in libreria.

 

simona sparaco simona sparaco

O almeno così avrà considerato la giuria che ha scelto il romanzo di Simona Sparaco fra mille, e non è un modo di dire: sulle scrivanie della DeA Planeta sono arrivati 1244 manoscritti, valutati da un comitato di lettura che ha selezionato la cinquina finale. In realtà, 75 opere non sono state ammesse al concorso; quindi in tutto hanno partecipato 1169 autori, anche da altri Paesi europei, dall' Australia e dall' America. Duecentotto di loro hanno deciso di presentarsi con uno pseudonimo: fra cui, appunto, Diego Tommasini-Simona Sparaco.

simona sparaco massimo gramellini simona sparaco massimo gramellini

 

Del resto nella cinquina finale c' era una prevalenza di nom de plume: come David Mancini, che ha partecipato con La congregazione; o tale CP, con L' esercizio; invece nomi autentici sono quelli di Silvia Bottani, autrice di La marocchina, e di Rosa Matteucci con Io sono luce. E, quindi, un finale al femminile, con trionfo al femminile e un romanzo assolutamente femminile, che indaga i rapporti fra persone (apparentemente) vicine e le «distanze invisibili» che a volte le separano. Così lo ha raccontato la vincitrice, durante la serata di ieri al Blue Note di Milano: «Le storie dei miei personaggi si ispirano ai fatti realmente accaduti nella Grenfell Tower di Londra, che nel 2017 prese fuoco.

 

Uno choc per mezzo mondo, me compresa. Le mie storie però sono una finzione che mi è servita come pretesto per raccontare la difficoltà di comunicare tra genitori e figli, l' incapacità di mostrarci, proprio alle persone che ci sono più vicine, per quello che siamo».

simona sparaco simona sparaco

Un tema così intimo e familiare è stato ispirato, pare, anche dalla situazione particolare in cui Simona Sparaco ha scritto il romanzo: «È una doppia vittoria per me. La stesura di questo libro mi ha accompagnato durante tutta la gravidanza. E non era un libro facile da scrivere in quelle condizioni...».

 

Però ha avuto una specie di «segno»: «Quando ho saputo che la data di consegna dei manoscritti per il bando (il 28 febbraio scorso) coincideva con la data presunta del parto ho letto questa coincidenza come un segno e mi sono fatta coraggio. Tommaso è nato insieme al libro, due mesi fa, e insieme a suo fratello Diego mi ha suggerito il nome da scegliere per lo pseudonimo. Mi hanno fatto da cavalieri, per sostenermi qualora il romanzo non fosse notato, e mi hanno regalato l' emozione di essere letta dai giurati come se fossi un esordiente, e uomo».

simona sparaco prima del parto simona sparaco prima del parto

 

I giurati - lo scrittore Massimo Carlotto, il presidente del Gruppo De Agostini Marco Drago, il professore e scrittore Claudio Giunta, la conduttrice Rosaria Renna, che ha confessato di avere «versato molte lacrime» leggendo il romanzo e la direttrice della Libreria Hoepli di Milano, Manuela Stefanelli - l' hanno notata. E votata. Cioè, hanno votato Diego Tommasini. E ora Simona Sparaco potrebbe immaginare di partecipare anche allo Strega, per dire, un po' come sei anni fa, e vincere altri cinquemila euro... O magari basteranno centocinquantamila.

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - BUM! QUANDO LA PITONESSA STRIZZAVA I CERVELLI! - SU UN ANTICO NUMERO DEL RINOMATO MENSILE DI ARREDAMENTO "AD", SPICCA UN SERVIZIO NEL QUALE SI LEGGE: "DANIELA E PAOLO SANTANCHÈ […] LEI È UNA PSICHIATRA CHE LAVORA NELLA COMUNICAZIONE, LUI È UN CHIRURGO DELLE DIVE" - PARE CHE PER UN CERTO PERIODO, VANTANDO UN’INESISTENTE LAUREA IN PSICOLOGIA, DANIELONA ABBIA RICEVUTO, NELLO STESSO STUDIO MILANESE DELL’ALLORA ANCORA MARITO PAOLO SANTANCHE’, PAZIENTI CHE NON ACCETTAVANO IL PROPRIO ASPETTO - SAREBBE ANCHE L’UNICO PERIODO IN CUI LA PITONESSA AVREBBE USATO IL PROPRIO COGNOME CON TANTO DI TARGA SULLA PORTA, ''DOTTORESSA GARNERO, PSICOLOGA''...

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…