NUOVO CINEMA TOMMASSINI - "HO BALLATO CON MADONNA INCINTA DI 4 MESI, JACKSON E VERDONE MA IL MIO VERO SOGNO È UN FILM DA REGISTA" – "QUANDO FECI LA PUBBLICITA’ DEL CALIPPO, A ROMA, NEL MIO QUARTIERE, ERANO URLA E BOTTE. PERFINO MIA CUGINA MI URLAVA DIETRO. MIO PADRE SI VERGOGNAVA DELLA MIA "S" MOSCIA, BESTEMMIAVA, E ALLA FINE NON PARLAVO PIÙ” - QUELLA VOLTA CHE SI IMBOTTI' LE MUTANDE.. - VIDEO

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Arianna Finos per “la Repubblica”

 

Luca Tommassini quest' anno ha fatto ballare e (vincere) il cinema italiano: dal musical Ammore e malavita dei Manetti, trionfatore ai David, alla danza psichedelica di Carlo Verdone in Benedetta follia fino ai titoli di testa di Made in Italy di Ligabue, Accorsi in stile Manero con mortadella gigante. Il re delle coreografie televisive con un vissuto che incarna il sogno hollywoodiano (ha ballato con Madonna e Michael Jackson) ci racconta il suo rapporto con il cinema nato quand' era bambino della periferia romana.

 

In questo momento è blindato negli studi di Amici, sulla Tiburtina, approdato alla trasmissione di Maria De Filippi (che parte il 7 aprile) dopo dieci anni di successi a X Factor.

«Sono un po' cotto - confessa - da un mese vivo in convento, venti ore in sala prove e quattro di sonno nell' hotel dall' altra parte della strada».

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I suoi primi ricordi forti di cinema?

«Il video di Thriller, di John Landis, Saranno famosi e Flashdance. Ho capito che volevo fare quella roba lì e volare in America dove c' era Michael Jackson. Il cinema era un modo per scappare dalla mia realtà.

 

Nasco in una zona molto periferica, Primavalle, dove era anche vietato sognare un' esistenza diversa. Allora la maggior parte delle persone si bucava e rubava per sopravvivere.

 

Sotto casa mia aprì la palestra di Enzo Paolo Turchi. Mi ci portò mia madre, che sognava di ballare ma era povera. Lezioni ma anche audizioni. Ho interpretato il giovane Rousseau in tv. E la pubblicità del Calippo».

 

Come la presero nel quartiere?

Luca Tommassini Luca Tommassini

«Male. Perfino mia cugina mi urlava dietro. Continui attacchi di bullismo. Cantavo dentro di me per non sentire urla e botte.

Ballavo, facevo dei film nella mia testa, immaginandomi altrove.

Succedeva anche in casa, mio padre era violento con mia madre, mia sorella, con me. Ero timido, chiuso. Mio padre si vergognava della mia "s" moscia, bestemmiava, e alla fine non parlavo più».

 

Sul palco non era timido.

«Alle audizioni mi sentivo vivo, mi sorprendevo. La mia vita era un fallimento, ma vincevo ai provini. Il Calippo lo girammo a Cinecittà, per ore e ore, non mi stancavo mai.

Mia madre era sorpresa, abbiamo imparato a conoscerci fuori dalla quotidianità triste, dal dolore. Io mi sentivo nel mio mondo».

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A 16 anni il viaggio in America. Tanti provini e il successo sul palco con Michael Jackson e Madonna. E il cinema.

«Sì. Facevo provini per i musical. A Sister act 2 sono arrivato perché Michael Peters, il coreografo storico di Michael Jackson, mi aveva visto ballare. Ho fatto l' audizione a Las Vegas, era il '92. Whoopi Goldberg era sorprendente. Ci convocava ogni giorno, solo per parlarci mezz' ora. Erano finte prove che servivano a darci giorni lavorati in più e ad avere la copertura medica».

Ha recitato in "Piume di struzzo".

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«Per il provino di Celsius sento che è dura, devo cantare e sono stonato. Mi imbottisco gli slip, e mi butto su Nichols e gli sceneggiatori: ballo sul tavolo, li lecco, mi spoglio. Mi hanno anche ingrandito il ruolo».

 

E poi ha lavorato con Madonna in "Evita".

«Sono stato per anni il suo ballerino nei tour e nei videoclip. Ero uno di famiglia per lei e il fratello. Madonna ha sognato il film per anni, alla fine convince Alan Parker. Lui però le dice che per separare l' attrice dalla popstar non deve portare i suoi ballerini. Invece un giorno lei mi chiama. Mi confessa che è incinta: "Se la produzione lo scopre mi caccia.

Aiutami". Cambio look, mi tengo il segreto e la responsabilità di sostenerla, fasciata sotto i vestiti, al quarto mese di gravidanza. È stato il periodo più bello che abbiamo condiviso».

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Il trionfo ai David di "Ammore e malavita" dei Manetti è anche merito suo.

«Se credo in un progetto mi butto. Ammore e malavita aveva un budget basso. Abbiamo avuto un anno per costruire tutto insieme: la chiave del film è che canzoni e balletti uccidono l' idea che ti sei fatto prima. Abbiamo attinto da tutto, un arcobaleno di linguaggi che mi spaventava sul set e poi mi ha convinto sullo schermo».

 

Ci ha preso gusto e ha firmato il "trip musicale" di Carlo Verdone e lo show di Accorsi per Ligabue.

«Carlo mi dice: "In Benedetta follia c' è questo balletto, un sogno, un "trip" dopo una pasticca presa in discoteca. Mi piacciono Il grande Lebowski e il varietà di Falqui. Fai tu". Poi in studio si scatena, i ballerini a imitare i suoi gesti.

Anche Accorsi prima di Made in Italy non aveva mai ballato, ma ha musicalità e volontà».

 

Registi di oggi con cui lavorerebbe?

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«Adoro Paolo Sorrentino. Dovevo farci Youth, è saltato perché mi è venuta una polmonite, sei mesi a casa. Luca Guadagnino lo conosco dai tempi dei video con Elisa, Call me by your name è splendido. Di registi bravi ce ne sono. Ma soprattutto mi piacerebbe lavorare con Luca Tommassini come regista».

 

È questa la sua nuova sfida?

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«Ho già avuto mille vite nella danza, potrei morire così, con il mio curriculum mummificato. Ho avuto tante proposte da regista, ma non il film giusto. Vorrei essere preparato, so che mi gioco tutto.Raccontare le vite di persone che ho conosciuto, vicende che mi hanno affascinato, disturbato, spaventato. Metterò al centro persone che per me sono eroi».

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