LE OMBRE DELLA RIBALTA - UN LIBRO RACCONTA L’INFANZIA TREMENDA DI CHARLIE CHAPLIN, UN BAMBINO CHE DORMIVA SULLE PANCHINE, BALLAVA FUORI DAI PUB, RUBAVA CIBO E ACCOMPAGNAVA SUA MADRE IN MANICOMIO

Nel libro “Charlie Chaplin” del biografo Peter Ackroyd, c’è il ritratto di un genio torturato, crudelmente ferito dalla vita. Chaplin stesso racconta: «Anche quando stavo in orfanotrofio, pensavo a me stesso come al più grande attore del mondo. Senza quell’esuberanza e quella fiducia, sarei crollato»...

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da www.dailymail.co.uk


Nel nuovo libro "Charlie Chaplin" del biografo Peter Ackroyd (edizioni Chatto & Windus, £14.99), Charlie Chaplin è ritratto come un genio torturato, crudelmente ferito dalle donne della sua vita. Le sue amanti sono state circa 2000, alcune minorenni, ma le sue origini restano misteriose. Il suo certificato di nascita non è mai stato trovato, il suo nome non appare nel registro dei battesimati, non c'è traccia del suo arrivo a Somerset House.

La mamma di Chaplin fu portata in manicomioLa mamma di Chaplin fu portata in manicomio

E' come se fosse arrivato dal nulla. In realtà lui, la sua vita in povertà, la ricordava benissimo. E' tornato da adulto per le strade dove era cresciuto, davanti alle case da cui, insieme a suo fratello Sydney e a sua madre Hannah, veniva sfrattato ogni quattro settimane: «Ogni volta dovevamo fare i bagagli, portarci materassi e sedie in spalla e trovare una nuova casa. A volte preferivo dormire sulle panchine del parco».

Visse un periodo di prosperità quando sua madre si accompagnò a una stella del varietà. La relazione durò un paio di anni, la famiglia poteva permettersi una cameriera e gite domenicali. Nel 1893 la miseria tornò a bussare alla porta. Nell'arco di sei mesi, cambiarono sei appartamenti, tra solai e cantine.

Chaplin rimase in orfanotrofio fino a otto anniChaplin rimase in orfanotrofio fino a otto anni

Charlie guadagnava qualcosa ballando all'uscita dei pub, o rubacchiava qua e là un po' di cibo. Quando la madre si ammalò, lo spedirono all'orfanotrofio di Hanwell, dove visse gli anni più brutti della sua vita. Chaplin li ricorda come "gli anni della sua carcerazione". Era completamente solo. Non vide sua madre per un anno, suo fratello fu spedito a lavorare su una nave. Si beccò diverse vergate quando non si comportò bene, fu rasato a zero quando prese la tigna. Chaplin raccontò poi a suo figlio: «Anche quando stavo in orfanotrofio, pensavo a me stesso come al più grande attore del mondo. Senza quell'esuberanza e quella fiducia, sarei crollato».

Il piccolo vagabondo che portò sullo scherno era così: invincibile, determinato, un tipo che quasi mai induce alla pietà. Nei primi film, Chaplin è crudele e arrabbiato, vuole a tutti i costi rivalersi sulle figure autoritarie che lo avevano insidiato. Cerca disperatamente amore ma non lo trova mai. Ha imparato a trattare le vicissitudini con distacco. Alcuni dei suoi ultimi film includono ancora l'arte dell'arrangiarsi in un mondo ostile.

Il piccolo Charlie fu riconsegnato alla madre all'età di otto anni, ma la miseria restò. Suo padre lo aveva lasciato quando era in fasce ed era diventato un ubriacone, incapace di mantenere la famiglia. Charlie lo costrinse a prendersi qualche responsabilità, a dare un piccolo contributo di denaro.

A nove anni Chaplin ballava in una compagnia teatraleA nove anni Chaplin ballava in una compagnia teatrale

Nel 1898, a nove anni, Charlie riuscì ad entrare alla "Eight Lancashire Lads" una compagnia di ballo con gli zoccoli, dove c'erano anche pagliacci e funamboli, di cui lui assorbì ogni mossa. Nel 1901 Chaplin Senior si ubriacò a morte e suo figlio fu costretto a elemosinare e a rubare cibo per sopravvivere. Ricorderà da adulto: «Se il destino non fosse intervenuto, sarei diventato un ladro, sarei finito sepolto nelle fosse degli indigenti».

Uno degli ultimi indirizzi in cui ritroviamo Charlie e sua madre è il numero 3 di Pownall Terrace: una stanza di tre metri, con un tavolo e una branda. Fu qui che si verificò una delle scene più penose della sua adolescenza. Era la primavera del 1903, e una ragazzina lo informò che sua madre Hannah era impazzita. Aveva bussato a tutte le porte del vicinato portando pezzi di carbone e dicendo che erano regali per i bambini. Il dottore diagnosticò malnutrizione e infermità.

Raccontò il Chaplin adulto: «Mi vidi com'ero: un bambino impaurito, scheletrico, minuto, che portava sua madre per mano, tra il freddo e la nebbia, verso il manicomio». Hannah rimase in manicomio per 17 anni, spesso confinata nella stanza imbottita.

La fortuna per Charlie arrivò a 14 anni, quando fu scritturato per un ruolo nel tour di Sherlock Holmes. Frequentò bische, si dedicò al vino e alle donne. Arrivò il suo momento quando si dedicò alla farsa, girò con mimi e acrobati. Si esercitava per diventare il migliore. Stan Laurel ricorda che lo trovò in bagno, che si specchiava mentre faceva finta di suonare un contrabbasso. Fingeva benissimo.

Chaplin fece ritorno a Londra e suonarono le campaneChaplin fece ritorno a Londra e suonarono le campane

Nel 1913 gli venne offerto un posto alla Keystone Comedy Company, in California, per 150 dollari a settimana. Più di quanto avesse mai visto in vita sua. In un anno fece 36 film e divenne il comico più famoso d'America. A 26 anni divenne il più pagato, guadagnando 670.000 sterline all'anno. Circa 300 milioni di persone guardarono i suoi film muti, dall'Asia all'Africa. Fu forse il primo ad essere oggetto di adorazione globale. Come diceva lui: «Sono conosciuto in parti del mondo dove le persone non hanno mai sentito parlare di Gesù Cristo».

Charlie Champlin ballava fuori dai pubCharlie Champlin ballava fuori dai pub

Durante la Prima Guerra Mondiale esistevano tutti i gadget immaginabili su di lui: giocattoli, cappelli, cravatte, calzini, carte da gioco, monete per le slot machine. Negli ospedali si vedevano i suoi film: si pensava curassero i malati attraverso il sorriso.
Nel 1917 ebbe il suo studio a Hollywood. Gli impiegati ricordano che potevano intuire il suo umore dal colore del completo che indossava. Non era un uomo facile.

Ad esempio, la scena di "Luci della città" è semplice: Charlie Chaplin compra i fiori dalla ragazza cieca. Ebbene, fu girata 342 volte, ci vollero due anni per realizzarla. Non era soddisfatto del modo in cui l'attrice diceva: «Flower, sir?». Eppure si trattava di un film muto. Lui voleva che ogni gesto, ogni espressione, fosse perfetta.

Charlie Chaplin da bambinoCharlie Chaplin da bambino

Chaplin tornò a Londra nel 1921, le campane suonarono, volarono cappelli, migliaia di mani lo salutarono. Fu pura gloria. Ma l'amore, quello è un'altra cosa. Continuò ad essere una disgrazia.

 

Hannah madre di Charlie ChaplinHannah madre di Charlie Chaplin

 

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