OTTANTA VOGLIA DI JACKO – COSA RESTA DI MICHAEL JACKSON E DEL DECENNIO D’ORO DELLA MUSICA POP? LA MOSTRA “ON THE WALL” A LONDRA ESPLORA L’INFLUENZA DEL MUSICISTA SULL’ARTE CONTEMPORANEA – DALLA MUSICA ALLA VIDEOARTE, DALLA DANZA ALLA MODA, NON C’È CAMPO IN CUI JACKO NON ABBIA LASCIATO UN SEGNO…

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Luigi Ippolito per il “Liberi Tutti - Corriere della Sera”

 

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«La musica è stata il mio strumento, il mio dono. Attraverso di essa, io so che vivrò per sempre»: parola di Michael Jackson, il cui passaggio terreno è stato invece fin troppo breve. La prossima settimana, il 29 agosto, il re del pop avrebbe compiuto sessant' anni, mentre l' anno prossimo ricorrono già i dieci anni dalla scomparsa.

 

Anniversari che sono lo spunto per una mostra in corso a Londra, alla National Portrait Gallery: intitolata «Michael Jackson: On the Wall», esplora l' influenza e l' ispirazione fornita dall' artista americano all' arte contemporanea.

 

jeff koons michael jackson jeff koons michael jackson

Jacko infatti, oltre ad aver infranto ogni record per dischi venduti e riconoscimenti conquistati, è diventato la figura più rappresentata nell' arte del XX/XXI secolo, a partire da quando, nel 1982, Andy Warhol per primo rielaborò la sua immagine. Su questa scia si sono inseriti decine di nomi e per la prima volta la mostra londinese mette assieme una cinquantina di questi artisti per una carrellata caleidoscopica e affascinante su come il volto e il corpo di quella stella mutante siano stati riletti e reinterpretati.

 

david lachapelle michael jackson david lachapelle michael jackson

Ma oltre all' arte, quello di Michael Jackson resta un lascito culturale enorme e differenziato. Il suo impatto sull' immaginario popolare del Novecento (e oltre) è ineguagliato e la sua eredità continua a crescere: i dischi si vendono ancora (hanno superato il miliardo), i video continuano a essere guardati, i fan (postumi) restano fedeli e reclutano nuovi adepti.

 

Dalla musica alla videoarte, dalla danza alla moda, non c' è campo che Jacko non abbia segnato per sempre col suo passaggio. «La gente ballerà come Michael Jackson fino alla fine dei tempi», ha scritto una celebrata autrice come Zadie Smith.

 

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E oggi ciò che vive, in mille sfaccettature e declinazioni, è anche il suo stile inimitabile e imitatissimo. Jacko aveva sviluppato la propria definita iconografia: il guanto bianco, il cappello inclinato, i mocassini lucidi.

 

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Era attentissimo all' immagine, uno dei primi a fare di se stesso un brand visivo: tanto che aveva ingaggiato registi del livello di John Landis e Martin Scorsese per realizzare i video di Thriller e Bad, veri cortometraggi musicali altamente coreografati. E l' artista Todd Gray, presente nella mostra londinese, era stato il suo fotografo personale tra il 1979 e il 1983.

 

E così il legame di Jackson col mondo del fashion rimane uno dei più particolari: non a caso Hugo Boss, la grande casa di moda tedesca, è sponsor della mostra. «Col suo stile - ha commentato il Chief Brand Officer Ingo Wilts - Michael Jackson ha influenzato in maniera incomparabile non solo la scena musicale ma anche i mondi dell' arte e della moda».

 

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Ma cosa resta oggi di quell' immagine? «Jacko ha influito in maniera enorme sul fashion con il suo stile specialissimo - risponde Hjördis Kettenbach, responsabile delle attività culturali di Hugo Boss -. Era uno che molto spesso indossava vestiti interi, calzini particolari, guanti, mocassini. Ha influenzato una casa di moda come noi, per esempio con i suoi giubbotti, le giacche di pelle.

Sono elementi che ritrovi anche nella moda di oggi, per non parlare di cosa ha significato per noi quel vestito bianco».

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Nel 1982 infatti Jackson decise di indossare un abito bianco di Hugo Boss per il suo album Thriller: un vestito presente nella mostra e che la casa tedesca ha riprodotto per l' occasione in una limited edition di cento pezzi. «Eravamo super orgogliosi di questo fatto e per questo la National Portrait Gallery ci ha contattati - spiega Kettenbach -. Con l' anniversario e la riscoperta da parte dei giovani degli anni Ottanta tutto ha finito per combaciare».

 

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L' onda lunga di Michael Jackson coincide infatti con il revival del decennio che ha visto l' artista afroamericano diventare una stella globale: «Se vediamo come i giovani si vestono oggi e la musica che ascoltano, scopriamo che gli anni 80 sono di nuovo trendy, li trovano cool - spiega Kettenbach -. Di recente mi trovavo in un negozio per teenager ed è partita la musica di Thriller: e tutti quei ragazzi la ballavano!».

 

Ed è prima di tutto Jacko che viene in mente se si pensa a qualcuno che impersona lo spirito degli anni Ottanta e che ha ancora rilevanza per lo stile contemporaneo: «Lui non era uno che seguiva una tendenza, ma la creava - commenta Kettenbach -.

 

andy warhol e michael jackson andy warhol e michael jackson

Era un trendsetter perché aveva le sue idee: era lui a indossare il guanto, i mocassini, le giacche. Gli altri copiavano. Lui ha creato uno stile unico ed è ciò che ne fa una superstar». Scelte che si vedono ancora oggi nel fashion. «Le sue scarpe le ritroviamo in molti collezioni - osserva Kettenbach -, i pantaloni portati corti sono di moda tutt' oggi.

 

Così come i calzini colorati o col glitter: è stato il primo a indossarli e li abbiamo ancora. O le giacche strette: rosse, di pelle, sono tutti riferimenti a lui. Così come le scarpe lucide».

michael jackson michael jackson

Hugo Boss non ha perciò avuto esitazioni nel partecipare alla mostra a Londra. «Noi facciamo cose contemporanee - spiega Kettenbach - e Michael Jackson lo è ancora. I giovani lo stanno riscoprendo: come gruppo di moda dobbiamo focalizzarci sul futuro, guardare avanti, e Michael è percepito come contemporaneo. Ne abbiamo discusso a Hugo Boss: Jacko è ancora contemporaneo? ci siamo chiesti. Certo che lo è!». Ma è anche una figura per certi aspetti controversa, dall' accanimento chirurgico sul proprio volto alle manie bizzarre alle accuse di pedofilia. «Sì, ma oggi possiamo riscoprire che era molto di più di quelle cose - conclude Kettenbach -.

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Non è problema per noi: era un genio e una fonte di ispirazione. E non giudichiamo».

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