LA PIANISTA PIU’ SEXY DEL MONDO - SCARPE CON TACCHI VERTIGINOSI, PIUME NEI CAPELLI E "DITA VOLANTI", YUJA WANG LE SUONA A TUTTI: "IO LA VERSIONE FEMMINILE DI LANG LANG? LUI HA LO SVANTAGGIO DI NON POTERSI METTERE LA MINIGONNA” - CINESE O AMERICANA? SONO SPAZIALE, APPARTENGO AL MONDO” - - -

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L.B. per “la Repubblica”

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«Vuole che le dica se mi sento più cinese o più americana? Io sono globale, spaziale, internazionale: appartengo al mondo». Yuja Wang è una ragazza minuta e sfrenata come l’eroina di un fumetto asiatico.

 

Tra le sue caratteristiche spiccano la risata frequente, le scarpe griffate con tacchi vertiginosi, i minidress coloratissimi indossati sulla scena, le stravaganti extension e le piume nei capelli: «Sa che il mio nome, Yuja, in cinese vuol dire piume carine?». No, non lo sapevamo.

 

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Però attenzione, la Wang non è solo esibizionismo e look sexy. Ha una tecnica così prodigiosa che in America le hanno affibbiato il soprannome di “dita volanti”. Abbado ne apprezzava l’incredibile talento e volle suonare con lei al Festival di Lucerna; e Pappano, che l’ha diretta a Roma, l’ha definita “musicalmente una bomba”. Quest’anno, dopo il Festival di Verbier, suonerà per la prima volta a Salisburgo, e chissà in che modo gli impettiti austriaci reagiranno alle sue mises succinte.

 

Yuja è veloce, flessibile, raffinata. Discreta con Chopin, temeraria con Rachmaninov, struggente con Schubert e generosa di sfumature con Ravel, al quale ha votato il suo nuovo album (Concerti per pianoforte, uscita prevista in ottobre). Indipendente e provocante, abita da sola fin dall’adolescenza: «I miei genitori stanno a Pechino », racconta, «e io ero una dodicenne quando venni spedita a studiare in Canada, per poi terminare la mia formazione musicale a Filadelfia.

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Ora abito a New York.

 

No, la famiglia non mi è mai mancata… Tutti i ragazzi sognano di vivere lontani dai genitori!». Oggi il padre, quando assiste ai suoi concerti, la sgrida perché è troppo nuda, «ma non capisce che la vera nudità di chi sta in scena è emozionale».

 

Afferma che la tecnica è fondamentale per un musicista, «perché le mani devono poter fare ciò che chiedono loro sia il cervello che il cuore». Però ovviamente la reputa un tramite e non un obiettivo. Quando la indicano come la versione femminile di Lang Lang, lei avverte birichina che il collega «ha lo svantaggio di non potersi mettere la minigonna». Il grande gioco della moda le arriva dai gusti di sua madre, che faceva la ballerina e aveva il culto del fascino e della bellezza.

 

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Scoprì il pianoforte perché lo strumento troneggiava in casa, «come regalo di matrimonio ricevuto dai miei». Credeva che fosse un hobby e le si rivelò come un destino. Tanto selvaggia quanto disciplinata, si esercita sempre e ovunque per ore al giorno: «Ma guardi che lavorare duro è la parte più semplice della faccenda. La più complicata sta nel mantenere una testa libera, aperta e piena di pensieri originali». Convinta che «l’arte deve scioccare il pubblico per evolversi», non si risparmia mai in questa direzione. ( l. b.)

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