PIERA 2, LA VENDETTA - AL “FILM FEST” TORNA PIERA DETASSIS: “PUNTO A UNA KERMESSE POPOLARE E INTERNAZIONALE: UN FESTIVAL SENZA MERCATO NON HA SENSO” - MONDA IN POLE PER IL RUOLO DI DIRETTORE ARTISTICO

Piera Detassis, già direttore artistico del festival di Roma, nuovo presidente - Detassis: “Monda? Con lui festival più internazionale:la mancanza di esperienze da direttore non è un handicap” - "House of Cards" e "Gomorra"? Per me sono cinema, lavori di questo tipo debbono essere proposti all’interno del festival”...

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1. FILM FEST, IL RITORNO DELLA DETASSIS

Da “la Repubblica-Roma”

 

piera detassis piera detassis

Il festival di Roma rinasce per la quarta volta e torna alle origini. L’assemblea dei soci della Fondazione Cinema per Roma, l’ente che organizza la kermesse, ha nominato il nuovo consiglio d’amministrazione, cui spetta il compito di indicare le linee culturali del festival. Dopo Goffredo Bettini, Gian Luigi Rondi e Paolo Ferrari, il nuovo presidente, designato dal sindaco Ignazio Marino, è Piera Detassis, giornalista, critico cinematografico, direttore del mensile “Ciak” che, dopo aver fatto parte del gruppo di lavoro nelle prime due edizioni del festival, ne è stata il direttore artistico dal 2009 al 2011.

 

Il nuovo cda è completato da Laura Delli Colli, presidente del Sindacato nazionale giornalisti cinematografici italiani, indicata dalla Regione Lazio; da Roberto Cicutto, presidente di Luce Cinecittà, in rappresentanza del Ministero dei beni culturali, nuovo socio della Fondazione Cinema per Roma, in base ad una recente modifica dello statuto; da Giancarlo Cremonesi, presidente della Camera di commercio di Roma e da Carlo Fuortes, amministratore delegato della Fondazione cinema per Roma.

 

Il nuovo cda si insedierà il 23 febbraio e in quella data nominerà anche il nuovo direttore artistico: il nome più accreditato a sostituire Marco Müller è quello di Antonio Monda, giornalista, scrittore, collaboratore de “La Repubblica”, regista nell’ormai lontano 1990 di un film “Dicembre”. Monda è da anni residente a New York e già stato coinvolto nelle attività della Fondazione Cinema per Roma, come organizzatore di una serie di incontri con registi e attori americani svoltisi negli anni scorsi all’Auditorium.

 

Spetterà successivamente al nuovo direttore artistico scegliere la squadra di esperti che lo affiancherà nella scelta dei film da invitare alla prossima edizione del festival in programma a metà ottobre, in modo da svolgersi in una data equidistante fra la Mostra di Venezia e il Festival di Torino.

 

 

1. ARTE, MERCATO E OTTIMISMO SUL CINEMA

Franco Montini per “la Repubblica - Roma”

 

Qualcuno, parafrasando un titolo cinematografico, ha già identificato il suo ritorno al Festival di Roma come Piera 2- la vendetta: «Non ho nulla da vendicare - risponde il neo presidente - se ho accettato la proposta del sindaco Marino è solo perché non mi piace lasciare le cose a metà. Nella mia precedente esperienza ho avuto l’impressione di non aver potuto portare a compimento un progetto; spero di riuscirci ora, anche se da una diversa posizione».

 

Nei giorni scorsi si era parlato della possibilità di accorpare l’incarico di presidente della Fondazione Cinema per Roma con quello di direttore generale. Lei svolgerà entrambi i compiti?

«Assolutamente no: non possiedo né il profilo, né le capacità per svolgere il lavoro che compete al direttore generale. Sarà il cda a nominare un manager con capacità organizzative, così come il nuovo direttore artistico».

 

Per quest’ultimo ruolo sembra certa la nomina di Antonio Monda 

«È una candidatura che circola, inutile negarlo. Personalmente credo che Monda garantirebbe una maggiore internazionalizzazione del festival, rendendolo più cosmopolita. Il fatto che Monda non abbia precedenti esperienze di direttore di festival non mi pare un handicap: le grandi manifestazioni sono sempre frutto di un lavoro di squadra e l’importante è attorniarsi di collaboratori capaci e fidati. La formula un uomo solo al comando non è mai vincente».

 

Come intende svolgere il suo compito di presidente?

«Innanzi tutto vorrei pacificare una manifestazione che ha sempre vissuto “sotto attacco missilistico” ed è stata segnata anche da lotte intestine. All’interno della Fondazione ci sono professionalità d’eccellenza che meritano di essere utilizzate meglio. L’attività della Fondazione non può limitarsi esclusivamente all’organizzazione della festa, io non uso già più il termine festival, ma organizzare una serie di eventi durante tutto l’anno, con proiezioni, incontri, grandi anteprime. Cercherò di avviare collaborazioni anche con le altre istituzioni cinematografiche che operano a Roma, a cominciare dal Centro Sperimentale, la Casa del Cinema, la scuola Volontè, Cinecittà, soprattutto per sviluppare progetti finalizzati alla formazione di un nuovo pubblico». 

 

Un altro snodo da risolvere è il rapporto con il Festival della Fiction: resterà autonomo o verrà accorpato all’interno della Festa del Cinema?

«Anche questa scelta spetta al cda della Fondazione. Non da presiedente, ma semplicemente da spettatrice, ritengo che oggi alcune delle più interessanti esperienze di cinema sono presenti nella fiction, americana, ma non solo. Tanto per essere chiari per me è cinema House of cards, ma anche Gomorra. Ed allora credo che lavori di questi tipo debbano essere proposti all’interno della Festa del Cinema, salvaguardando tuttavia l’autonomia del Festival della Fiction».

 

Per evitare le contrapposizioni del passato, si è ipotizzato di affidare alla Mostra di Venezia il compito di promuovere il cinema d’autore, a Roma il mercato. Lei è d’accordo con questa impostazione?

«Si tratta di individuare un certo equilibrio, perché è chiaro che Venezia è e deve restare il festival della ricerca e dell’eccellenza e Roma deve tornare ad essere una manifestazione dal carattere più popolare. Ma oggi un festival senza mercato, così, come un mercato senza festival, non hanno senso».

 

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