PINO SECOLARE - È MORTO A 84 ANNI L'ATTORE PINO CARUSO, INTERPRETE DELLA SICILIANITÀ PIÙ AUTENTICA – NEGLI ANNI ’60 FECE PARTE DEL BAGAGLINO PER POI PASSARE ALLA TV – FU PROTAGONISTA A FIANCO DI BAUDO NEGLI ANNI ’80 E IN SEGUITO NELLE FICTION - FU UNO DEI POCHI, CON LANDO BUZZANCA E FRANCO E CICCIO, A SDOGANARE IL DIALETTO SICILIANO IN TV - VIDEO

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Maurizio Porro per corriere.it

pino caruso pino caruso

 

Da bravo siciliano purosangue Pino Caruso, morto ieri a Roma a 84 anni, aveva segnato la sua carriera nel nome di Pirandello: iniziò con «Il gioco delle parti», finì con «Non si sa come» ma in mezzo ci furono altre opere dello scrittore fra cui «Il berretto a sonagli». Prima di Camilleri e di Ficarra e Picone, Pino Caruso fu uno dei pochi, con Lando Buzzanca e Franchi e Ingrassia, a sdoganare il dialetto siciliano in tv.

 

 

Fu un personaggio dalle molte vite, al cinema, in teatro, sul piccolo schermo e in letteratura con alcuni libri non solo biografici molto ben accolti, tra poesie e aforismi. E fu anche organizzatore di eventi nella stagione 95-97 quando era sindaco a Palermo Leoluca Orlando e Caruso si adoperò per rendere kolossal la Festa di Santa Rosalia, protettrice della città, e organizzò «Palermo di scena» una rassegna cui fece intervenire nomi a volte irriverenti e di gran prestigio come Sakamoto, Carmelo Bene, Dario Fo. Poi anche i rapporti ufficiali con l’amministrazione della sua città sono cambiati e il nostro attore è rientrato a fare l’attore e basta, ma con un senso di amarezza e di ingiustizia in più. Nato palermitano il 12 ottobre 34, prima di arrivare a Roma e poi a Milano col Bagaglino, fu voce recitante per Mozart al Massimo di Palermo e certo fu scritturato dallo Stabile di Catania.

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La sua fama alla fine degli anni 60 è soprattutto televisiva:«Che domenica amici» (in cui tiene la rubrica «Diario siculo») e poi «Gli amici della domenica» (1970), «Teatro 10», «Dove sta Zazà» di Castellacci, Pingitore e Falqui (il suo clan artistico), «Mazzabubù» e serate musical con la Vanoni («Due di noi») e Milva («Palcoscenico»). Dirige per Raitre un film sul caso Tortora e va ospite da Baudo e la Carrà, poi a Canzonissima, Portobello, Fantastico, il supermercato della tv nazionale popolare che in seguito lo vede nella serie di Canale 5 i «Carabinieri».

 

 

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Molti i film cui partecipò (debuttando nel musicarello «La coppia più bella del mondo») nessun vero protagonista, ma alcune partecipazioni che si ricordano: il don Cirillo di «Malizia» best seller di Samperi con la bomba Laura Antonelli, il commissario del giallo alla torinese «La donna della domenica» e un umanissimo sacerdote nella «Matassa» di Ficarra e Picone. Col teatro, quello vissuto sera per sera, palco per palco, Caruso ebbe un rapporto vero e vissuto, occupandosi molto anche del sindacato attori.

 

Recita un altro grande siciliano come Vitaliano Brancati («Don Giovanni involontario») e poi scrive egli stesso i testi di due successi in giro per l’Italia, «Conversazione di un uomo comune» e «La questione settentrionale». Non riconciliato del tutto con la cultura dominante, Caruso fu un attore eccentrico, capace di satira politica e avvolto nelle sue radici culturali, finendo col monologo «Mi chiamo Antonio Calderone» della Maraini, tratto dal libro di Arlacchi.

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