UNA PIXAR QUATTRO STAGIONI - I TRENT’ANNI DELLA CASA DI PRODUZIONE CHE HA CAMBIATO IL MONDO DELL’ANIMAZIONE NELLA MOSTRA CHE ARRIVA A ROMA, AL PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI, CON 400 OPERE - TUTTO INIZIA NEL 1986, ANNO DI FONDAZIONE DELLA CASA DI PRODUZIONE IN CALIFORNIA. POI STEVE JOBS ACQUISÌ LA COMPAGNIA NATA COME DIVISIONE DELLA LUCASFILM DI GEORGE LUCAS, LA RESE INDIPENDENTE E LE DIEDE IL NUOVO NOME - VIDEO

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Valeria Arnaldi per “il Messaggero”

 

la mostra su pixar la mostra su pixar

«Verso l' infinito e oltre!». Era il 1995 quando, in Toy Story, Buzz Lightyear, eroe spaziale-giocattolo, dimostrava al rivale, poi amico, Woody, più classico sceriffo, che tradizione e novità potevano andare insieme alla conquista di nuove avventure. Il film, diretto da John Lasseter, ha segnato una svolta nella storia della Pixar - e non solo - che del motto del suo Buzz ha fatto filosofia, costruendo un nuovo modo di fare animazione.

 

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A celebrare la rivoluzione di tecniche e sguardi è l'esposizione Pixar. 30 anni di animazione curata da Elyse Klaidman e, per l' edizione italiana, da Maria Grazia Mattei, che, dopo il debutto al Moma di New York nella sua prima edizione, le successive versioni e il tour internazionale, arriva nella Capitale a Palazzo delle Esposizioni, nella sua unica tappa italiana, dal 9 ottobre al 20 gennaio. Non una semplice mostra, ma una articolata narrazione che corre attraverso più di 400 opere, oltre a video e speciali installazioni.

 

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In un trionfo di disegni a matita e pennarello, dipinti in acrilico, guazzo e acquarelli, dipinti digitali, calchi, modelli fatti a mano, il percorso è diviso in tre sezioni: Personaggi, Storie, Mondi. Prende le mosse dal 1986, anno di fondazione della casa di produzione in California. Quando Steve Jobs acquisì la compagnia nata come divisione della Lucasfilm di George Lucas, la rese indipendente e le diede il nuovo nome.

 

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Obiettivo dell'esposizione è indagare ricerca e lavoro nascosti dietro ogni personaggio e trama, dal cortometraggio, Tin Toy, con cui la Pixar vinse il primo Oscar, miglior cortometraggio d' animazione nell' edizione 1989, fino ad arrivare agli ultimissimi film, come Gli Incredibili 2, passando per Toy Story, Monsters & Co., Alla ricerca di Nemo, Cars, Inside Out, Coco e altri.

 

IL TEAM

Una mostra monumentale prodotta dall'Azienda Speciale Palaexpo, organizzata da Pixar Animation Studios e realizzata con MEET Fondazione Cariplo. E un allestimento che richiede la presenza di un team Pixar ad hoc. «L'esposizione - spiega Maria Grazia Mattei - è concepita in modo tale da permettere di approfondire, nei vari aspetti, il lavoro di quella che è una vera e propria bottega rinascimentale digitale che crea capolavori.

la mostra su pixar 6 la mostra su pixar 6

 

Il disegno a mano e la scultura si incontrano con informatica e ingegneria. Il digitale, per Pixar, non è solo uno strumento ma un nuovo linguaggio. Siamo di fronte a una sorta di nuovo Umanesimo in cui alla tecnologia si guarda in una dimensione umana: le arti si legano all' ingegneria e dall' incontro nascono grandi cose».

 

L'iter, fortemente immersivo, mostra al meglio le differenti fasi di lavorazione che portano alla nascita di una figura, un movimento, uno scenario. Una storia. Ecco allora la matita di Peter Sohn per Spot e Arlo, ma anche il Colorscript di Lou Romano per Gli incredibili. E ancora, Tia W. Kratter per A Bug' s life Megaminimondo, Ralph Eggleston per Alla ricerca di Nemo, Albert Lozano per Inside Out. Senza dimenticare i calchi in resina di Greg Dykstraper Ratatouille e così via. «Alcuni Colorscript - prosegue Mattei - hanno l' aspetto di opere d' arte contemporanea. Sono tabelloni nei quali si costruiscono le atmosfere cromatiche dei film ma sembrano quadri di arte astratta».

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IL MOVIMENTO

Nel percorso, due installazioni. Artscape, multimediale su widescreen, è composta usando lavori realizzati per creazione e sviluppo dei concept, uniti a dare vita a una sorta di corto inedito che racconta l' universo Pixar: la tecnologia digitale anima figure a due dimensioni conferendo loro un movimento tridimensionale che guida dentro l' opera.

 

L'idea è permettere a ogni visitatore di immedesimarsi in un film-maker, seguendo il filo della sua immaginazione. Guarda alla storia del cinema Toy Story Zoetrope, zootropio che illustra come l' immagine ripetuta regala l' illusione del movimento, costruito con figure 3-D di Toy Story. Un tributo alla tradizione filmica e pure alla collaborazione. È Klaidman a svelare che «Il Ghibli Museum di Mitaka, in Giappone, aveva creato ed esposto un magnifico zootropio 3-D dedicato a Il mio vicino Totoro, che è servito di ispirazione al team».

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LE PROIEZIONI

Non solo mostra. In programma, vari appuntamenti, da un calendario di proiezioni di cortometraggi e lungometraggi Pixar, a laboratori didattici, fino a incontri con professionisti del settore, prima tra tutte proprio Elyse Klaidman, Direttore Mostre e Archivi Pixar Animation Studio E non mancheranno sorprese.

 

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«Stiamo cercando di organizzare una masterclass con un regista Pixar - conclude Maria Grazia Mattei - non c' è ancora nulla di definito, ma stiamo lavorando. I pezzi sono trattati come opere, con regole rigide per trasferimento, sicurezza, deumidificazione. C'è ancora chi non lo ha capito, ma questa è arte».

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