L’AMORE PRESO AL VOLO (FABIO) – “NON MI VEDRETE MAI A 50 ANNI IN DISCOTECA A FARE IL GANASSA CON LE FIGHE, PERCHÉ L’HO GIÀ FATTO. SUL MIO ESSERE SINGLE AVEVO COSTRUITO UNA CARRIERA MA QUANDO HO CONOSCIUTO JOHANNA HO SENTITO CHE NON SAREBBE PASSATA UN’ALTRA OCCASIONE COSÌ – VACCHI? SE LO METTI A GIOCARE ALL’ALLEGRO CHIRURGO A CASA MIA SI SPARA" - E SUL TRADIMENTO DI CUI PARLA NEL SUO LIBRO…”

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volo volo

 

Silvia Nucini per Vanity Fair

 

Se gli alieni esistono e vogliono conoscere la razza umana, dovrebbero leggere i libri di Fabio Volo. Troverebbero, tra le righe dei suoi romanzi, tutta l’evoluzione del maschio: la stessa, grosso modo, a ogni latitudine. Un paradigma classico del pensiero che va da «voglio solo divertirmi» a «la famiglia è una cosa meravigliosa». Quarantacinque anni, un talento multiforme tra radio, tv, scrittura e recitazione («anche se forse, troppi talenti uguale nessun talento», dice), Volo ha scritto un nuovo romanzo, il nono, che si intitola

 

fabio volo un paese quasi perfetto fabio volo un paese quasi perfetto

Quando tutto inizia. Racconta la bellezza del «fare un passo indietro, per farne fare uno davanti alle persone che si amano». O anche che: «1 è meno bello di 3 o 4». A dispetto di quanto appena detto Quando tutto inizia è, però, la storia di un tradimento. E qui con la trama bisogna fermarsi perché l’autore teme lo spoiler. Quando arriva al nostro incontro, manifesta subito due urgenze che potremmo definire generazionali: ricaricare il telefono e fare la pipì. «Una cosa da giovane e una da vecchio, insomma». Soddisfatte le necessità, si siede e proclama: «Sono in grande forma». Fantastico.

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E come mai?

«Dormo tutta la notte: finalmente Sebastian e Gabriel non si svegliano più. Vengono da me e Johanna solo al mattino presto. Ma ho fatto fare apposta un letto grande come la stanza: ci stiamo tutti. L’unico problema è che non riesco mai a trovare le lenzuola».

 

Dove vivete?

«Un po’ a Milano, un po’ a New York e un po’ in Islanda, dove è nata Johanna. Mi piace passare del tempo all’estero perché la qualità della vita, dove non mi conoscono, è nettamente superiore. Non perché la notorietà mi dia fastidio, ma perché essere riconosciuti è molto meno affascinante di poter conoscere. Quando sei una faccia nota, ormai tutti hanno già un’idea su di te».

 

E qual è l’idea che hanno su di lei?

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«Un po’ di gente mi ama, un po’ mi odia, è sempre stato così. Siamo un popolo di tifosi, con un’opinione su tutti e su tutto. Se vai a vedere un film di Checco Zalone tutti pensano che sei un cretino, allora, per riabilitarti, devi dire che guardi anche Kiarostami. Tempo fa ho messo su Instagram una foto in cui avevo delle scarpe firmate. Oh, mi piacevano e le ho prese, che male c’è? Mi hanno scritto 200 commenti, 180 erano: “Da te non me l’aspettavo”. Una scarpa, da noi, non è mai una scarpa e basta: e un’identità. Se la metti diventi un’altra persona. Johanna che viene da un Paese dove l’individualismo non esiste perché, se stai da solo, muori di freddo, è sconvolta da questa cosa».

FABIO VOLO FABIO VOLO

 

Immagino ci siano molte altre cose che possano sconvolgere un’islandese in Italia. Per esempio come tiriamo su i figli da queste parti.

«I miei li riconosci subito al parco perché sono quelli che giocano a torso nudo con la fontanella. Io sono un filo più ansioso di lei sui bambini, sarà che sono cresciuto da maschio italiano, con mia mamma che mi diceva: dai, portami la roba da lavare. E avevo quarant’anni. Io la roba gliel’ho sempre portata, ma penso che quelle lavatrici servissero più a lei che a me».

FABIO VOLO ALESSIA MARCUZZI FABIO VOLO ALESSIA MARCUZZI

 

Come si manifesta la sua ansia paterna?

«Parto e dopo due giorni voglio tornare. Johanna mi dice: “Stai tranquillo, sono vivi”. Ma non è solo ansia, è che ho deciso che voglio proprio fare il padre. Quelli che fanno lavori totalizzanti come il mio, prima lavorano, poi cercano di riposarsi perché sono molto stanchi, e, nel tempo che rimane, stanno un po’ con i figli. Fare il padre per me vuol dire che la scorsa estate mi hanno offerto di fare un film, ma io ho detto di no, perché avrei dovuto sacrificare le vacanze con la famiglia. E non mi sono pentito un secondo di questa scelta. E sia chiaro: lo faccio perché me lo posso permettere».

fabio volo untraditional fabio volo untraditional

 

Quindi lei alla teoria «non è il quanto, ma è il come» non ci crede?

«Per niente: anche la quantità conta. E conosco molte persone che potrebbero passare più tempo in famiglia, ma non lo fanno. Perché non è detto che, anche se ti sposi e fai dei figli, sei disposto a fare un passo indietro rispetto a te stesso».

 

Fa un certo effetto sentirle fare questi discorsi: ci sono decine di interviste in cui lei dichiarava di non voler dividere nemmeno un bilocale con una donna.

«C’era una grande resistenza in me, ma anche una totale ignoranza di come fosse la vita con qualcuno».

fabio volo selfie da fazio fabio volo selfie da fazio

 

Come è avvenuta la metamorfosi?

«Quando ho conosciuto Johanna ho sentito che o salivo su quel treno o non ne sarebbe passato un altro così. E ho avuto paura: sul mio essere single avevo costruito una carriera, e un’identità. E la voce di chi sei sempre stato ti chiama forte. Però poi ho preso coraggio, e anche il treno. Quando abbiamo scoperto che aspettavamo un figlio, ho sentito che la porta dietro di me si chiudeva: da lì non si poteva più tornare indietro».

 

Si è sentito subito padre?

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«No, nemmeno quando Sebastian è nato. Solo dopo un po’, per dei dettagli banali, tipo che devi andare a fargli il certificato di nascita e ti chiedono: lei è il padre? Fino a quel momento, qualsiasi libro leggessi, qualsiasi film guardassi in cui c’erano un padre e un figlio, io mi identificavo sempre con il secondo, anche se aveva 5 anni. Dopo, invece, sono diventato il padre di ogni storia. Quando Sebastian è nato, mio padre stava morendo e io passavo dall’ospedale di uno all’ospedale dell’altro. È stata un’esperienza quasi mistica».

 

Che cosa le hanno portato in dote i suoi due figli?

fabio volo claudio bisio fabio volo claudio bisio

«Ciò che io sono diventato, attraverso loro, mi pone delle domande e mi dà una nuova grammatica del mondo. Mi hanno regalato i super poteri. E la licenza di uccidere: per proteggerli ammazzerei».

 

Nessuna nostalgia del mondo di prima?

«Io sono stato single per 20 anni, mi sono tolto tutte le soddisfazioni che volevo. Quella cosa lì è bellissima, ma io l’ho vissuta tutta e non mi incuriosisce tornare indietro: non mi vedrete mai a 50 anni in discoteca a fare il ganassa con le fighe, perché l’ho già fatto. La vita in una dimensione “noi” è fatta di compromessi e qualche volta ti può sfiorare il pensiero “come sarebbe andata se...”. Per alcuni sono solo momenti, per altri si trasformano in tarli potenti perché la fantasia è sempre migliore della realtà. Le responsabilità di ciò che facciamo nascono nei sogni. È come per Cenerentola: il principe non si ricordava nemmeno che faccia avesse, ma ha calzato la scarpetta, quindi ha scelto lei».

fabio volo fabio volo

 

Quindi si sta meglio lì dentro, che là fuori.

«È che la famiglia non è culturalmente cool. Il sabato sera tu sei sul divano a guardare i cartoni animati, prendi il telefono e vedi che su Instagram si stanno divertendo tutti, tutti tranne te. Le star dei social non tengono famiglia. Poi però li incontri di persona e vorresti già prescrivere l’antidepressivo che tra qualche anno dovranno prendere. Ma sembrano più fighi loro, perché la famiglia o la coppia felice sono subito sospetti, creano antipatia».

FABIO VOLO CACCIATO DA MONTECITORIO FABIO VOLO CACCIATO DA MONTECITORIO

 

Gianluca Vacchi andava più di moda quando ballava sulla barca con la sua fidanzata rispetto ad adesso che è single.

«Vacchi ha una sua idea di felicità e la porta avanti, solo o in compagnia. A me, se mi metti su una barca a ballare, mi viene un magone che mi butto in mare. E lui, se lo metti a casa mia a giocare all’Allegro Chirurgo, si spara».

 

Rilancio con una coppia felice e social: Fedez e Ferragni, per altro futura mamma.

renzi e fabio volo alla leopolda renzi e fabio volo alla leopolda

«Ma loro sono tutti un raviolino, ravioletto, sono di un’altra generazione e per questo fanno cose che io non potrei mai fare. Se io facessi una Instagram Story di Johanna che si sveglia, a me poi, di lei, cosa rimarrebbe? Lei che si sveglia è solo mia. È davvero una questione generazionale: mia nonna se doveva discutere con mio nonno dal cortile entrava in casa».

 

fabio volo fabio volo

Va bene: non è cool, ma è bello avere una famiglia. Allora perché, nel suo libro e nella vita, la gente si tradisce?

«Io nei miei romanzi non do mai né giudizi né risposte: racconto solo il come, e forse è per questo che li legge tanta gente. E non ho risposte nemmeno nella vita vera: so solo che, se sei dove vuoi essere, tutto il resto non importa. Ma glielo dico ora, magari tra tre anni ci rivediamo, io ho scritto un nuovo libro e le racconto che io e Johanna ci siamo separati (dà due scaramantici pugni sul legno del tavolo, ndr). Le cose cambiano, io cambio, mi aggiorno come il computer».

 

Le cose cambiano perché, nonostante la nostra buona volontà, l’amore è sempre in circolazione e ci prende alle spalle quando sembrava tutto perfetto.

CHIAMBRETTI TWEET SUL LIBRO DI FABIO VOLO VERSIONE SHINING CHIAMBRETTI TWEET SUL LIBRO DI FABIO VOLO VERSIONE SHINING studio illegale fabio volo foto dal film mid studio illegale fabio volo foto dal film mid studio illegale fabio volo studio illegale fabio volo

«Con l’amore salta il banco. Ma questo è l’imprevisto, e il bello, della vita».

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