'STO Saviano sente solo certe bombe - NUZZI 'TRITOLA' L'ICONA DI "GOMORRA": "Non ci ha citati, pazienza. Anzi, peccato. Era un’occasione per mettere a tacere chi l’accusa di fare copia-incolla degli articoli di giornalisti, magari locali che si infilano nei vicoli della camorra per capire e scrivere. Senza scorta"...

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Gianluigi Nuzzi per Libero

Gentile Saviano,
non condivido nulla di quello che sostiene nel suo ultimo articolo pubblicato da Repubblica dal titolo "La ‘ndrangheta e la svolta del tritolo così l'altra mafia ha scelto la guerra". Né credo che dopo aver scritto un'opera miliare come Gomorra ne possa pregiudicare l'efficacia affermando cose non veritiere o pentendosi temporaneamente di averla scritta, scatenando la gioia di ogni camorrista come accaduto in passato.

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In terra calabrese non da oggi si vive in emergenza democratica. In sei anni la Lega della autonomie ha contato oltre 500 intimidazioni subìte dagli amministratori locali. Bombe piazzate nei giardini, sui portoni, persino sulle tombe di padri dei sindaci che nel quotidiano combattono i boss. Bomba davanti al comune di Soverato. Bomba nell'ospedale di Siderno, ordigno anche in quello di Locri. Bomba davanti alla casa del sindaco di Spadola, alla Cgil di Aquaro, sulla tomba del padre del sindaco di Sinopoli, nel cortile del primo cittadino di Malvito.

Roberto SavianoRoberto Saviano

La bomba è quindi il codardo e continuo segno della ‘ndrangheta. Il tritolo è merce comune. Come i colpi di fucile caricati a pallettoni sulle auto o alle finestre delle case degli audaci amministratori pubblici. Ma ormai queste non sembrano più notizie. Alcune bombe esplodono. Altre vengono ritrovate integre ma nessuno ci fa più caso. Nemmeno lei, nel suo grido d'allarme, dedica una riga. Invece, è molto più difficile per un politico, un primario, un direttore scolastico farsi rispettare dalla ‘ndrangheta che per un giudice.

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ORDIGNO AMBIGUO
Lei poi sostiene che questo ordigno piazzato senza destinatari diretti e quindi ambiguo nei suoi mittenti, sia un segno di svolta nell'agire della criminalità organizzata nella regione. Non lo condivido. Ne sa qualcosa il giudice Vincenzo Pedone, presidente di sezione al tribunale di Locri. Si era ritrovato un colpo di pistola calibro 7.65 conficcato in casa. Ne sa qualcosa il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Eugenio Facciolla destinatario, lui e la moglie, di finti pacchi bomba.

nuzzinuzzi

I pentiti hanno svelato l'organizzazione persino di un attentato ai danni del magistrato antimafia Roberto Di Palma che indagava sulle cosche della piana di Gioia Tauro. E poi episodi che alcuni ritengono minori come le gomme tagliate al Pm Antonio Bruno Tradico, a Cosenza, al capo dei gip di Palmi Carlo Alberto Indellicati. Per non scomodare la memoria del giudice Antonino Scopelliti assassinato. I familiari aspettano ancora giustizia.

gomorra roberto savianogomorra roberto saviano

E allora, "In Calabria i magistrati nel mirino" lo sono, lo sono eccome ma da tempo come l'Ansa titolava sei anni fa. E quindi non è emergenza di oggi ma problema antico per alcuni persino irreversibile. Allora mi sono chiesto il perché di questo suo allarme rosso, da "guerra" appunto. Come se fino ad oggi guerra non fosse. Come se non fosse sotto gli occhi di tutti che lì siamo ostaggi tutti e il governo regionale di centrosinistra ha sottovalutato questo sisma permanente, che deforma dentro e fuori, con i candidati alle primarie del Pd che non si sono curati di questo stato di crisi.

ANGELINO ALFANO - copyright PizziANGELINO ALFANO - copyright Pizzi

I VERI MOTIVI
I motivi del suo allarme li ho trovati qualche riga dopo. Era indispensabile per sostenere che il solito Berlusconi non fa nulla contro la criminalità organizzata, aldilà di qualche arresto. Anzi, agisce peggio. Sottrae, ad esempio, alle investigazioni strumenti indispensabili come le intercettazioni telefoniche. Forse l'hanno informata male o in malafede. Il ddl sulle intercettazioni ancora in fase di studio prevede «un regime differenziato per i reati di terrorismo, di criminalità organizzata e di più grave allarme sociale».

Sono parole del ministro della Giustizia Angelino Alfano. Che mi permetta non ritenere né un giullare né un mafioso. Le bozze e le modifiche ancora allo studio tutelano questo indirizzo sul quale il guardasigilli si gioca ogni credibilità. Quindi le intercettazioni, vergogna del nostro Paese in abusi, costi e storture, non verranno sottratte a chi combatte le cosche.

Per inciso: da quando Alfano le sta regolamentando, i costi si sono ridotti di oltre un terzo. Ci sarà un motivo di tanta improvvisa parsimonia. È invece triplicato il numero di boss sottoposti a carcere duro su disposizione diretta del ministro. Il 41bis non è la sola misura. Anche sequestri e confische sono aumentati come le nuove norme in materia patrimoniale per soffocare le mafie.

Criticare il governo perché non sequestra le aziende ai boss è avvilente. Nemmeno per reati relativamente più blandi come la corruzione si è riusciti senza scontrarsi contro la libera impresa garantita dalla nostra Carta. E i giudici a volerlo hanno tutti gli strumenti del codice per disporre e provvedere all'amministrazione giudiziaria delle società in odore di ‘ndrangheta.

Presunto boss della NdranghetaPresunto boss della Ndrangheta

SCUDO E MALAFFARE
Lo stesso stracciarsi le vesti di fronte alla legge sullo scudo fiscale tradisce un'insufficiente comprensione della realtà ed una cattiva coscienza. Recuperare a tassazione capitali sfuggiti all'imposizione ed esportati all'estero implica il tentativo - che sembra oltre tutto ben riuscito - di mettere in qualche modo le mani su qualcosa che, proprio per l'inefficienza del sistema di controllo e di prevenzione sulla produzione dei redditi, era sfuggito precedentemente alla tassazione stessa e che ben avrebbe potuto continuare ad essere detenuto e/o investito all'estero. Si dice: in tal modo si rende un favore alle mafie.

NDRANGHETANDRANGHETA

Non è vero. Il favore alle mafie, dove i capitali che si spera rientrino fossero stati il prodotto o il profitto di attività criminali, lo rese chi consentì (non ultimi gli stessi "investigatori antimafia" ai quali, per la commistione di funzioni tra polizia di sicurezza e polizia giudiziaria in capo ai medesimi organi, compete la funzione preventiva) con la propria inefficienza quell'emorragia e non chi cerca, magari anche con metodi moralmente ripugnanti (ma la ripugnanza sul piano morale non va confusa con la riprovazione su quello penale) di arginarla.

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Dunque, piuttosto che piangere sul latte versato, perché da nessuna parte viene proposto di adottare finalmente quelle misure che potrebbero portare ad eliminare o almeno a ridurre l'inefficienza del sistema preventivo - disancorando, una buona volta, il sistema della prevenzione da quello della repressione - che è stata la causa genetica dell'esportazione all'estero di quel denaro?

AMNESIE PERDONABILI
Gentile Saviano lei è icona vivente e io nemmeno un lumicino, ci mancherebbe. Però sarebbe educato e sano rispondere a queste critiche. In segreto sono convinto che lo farà. So che ci apprezza. Infatti, sempre nell'articolo di martedì ha riportato un nostro scoop dello scorso 3 ottobre sulle nozze della figlia di un boss, benedette nientemeno che da un inconsapevole Joseph Ratzinger con tanto di telegramma dalla Santa Sede. Non ci ha citati, pazienza. Anzi, peccato. Era un'occasione per mettere a tacere chi l'accusa di fare copia-incolla degli articoli di giornalisti, magari locali che si infilano nei vicoli della camorra per capire e scrivere. Senza scorta.

 

 

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