TAGLIE-RAI? CERTO CHE NO! ALFANO ATTACCA CAMPO DALL’ORTO PER IL SUPERSTIPENDIO DA 650MILA EURO L’ANNO: “NON È POSSIBILE CHE IL DG DELLA TV PUBBLICA GUADAGNI SEI VOLTE PIÙ DEL PREMIER”. RENZI TEME LA REAZIONE POPOLARE: STANNO ARRIVANDO LE BOLLETTE ELETTRICHE CON IL CANONE

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1.«I VERTICI RAI SI TAGLINO IL MEGA STIPENDIO»

Enrico Paoli per “Libero Quotidiano

 

MAGGIONI CAMPO DALL'ORTO MAGGIONI CAMPO DALL'ORTO

Settimo piano di viale Mazzini, fortino romano del vertice Rai. Pareti foderate per attutire rumori e dolori, uffici piccoli e grandi a seconda del peso «politico» di chi li occupa, moquette sul pavimento per rendere felpati anche i passi più pesanti. Perché qui, nel palazzone di vetro del quartiere Prati, tutto pesa.

 

«Francamente una reazione così forte della politica non l' avevamo messa in conto», dice sconsolato un alto dirigente della Rai, molto vicino all' amministratore delegato, Antonio Campo Dall' Orto, il manager da 650 mila euro all' anno. Ma va... Con i tempi che corrono e il canone in bolletta è il minimo che potesse capitare. Dilettanti allo sbaraglio o pura presunzione? Forse l' una e l' altra cosa insieme. Forse. O forse no.

CAMPO DALL'ORTO CAMPO DALL'ORTO

 

Forse c' è davvero da parte della politica (tutta, maggioranza, opposizione e governo) la voglia di resettare tutto e ripartire da capo. Anzi dal Capo dell' azienda. Quei 650 mila euro all' anno dati a Campo Dall' Orto sono troppi anche per il ministro dell' Interno, Angelino Alfano, fintamente distratto rispetto alle cose di casa Rai. Che in realtà segue in modo certosino attraverso i suoi fedelissimi.

 

angelino alfano virginia raggi angelino alfano virginia raggi

«Non è possibile che il Dg della tv pubblica guadagni sei volte più del premier», dice il leader di Ncd. Sei volte, mica una. E se lo dice il titolare del Viminale significa che il capo dell' esecutivo deve aver avallato l' uscita.

 

L' operazione «trasparenza» della Rai, ovvero la pubblicazione sul sito aziendale di tutti i compensi sopra i 200 mila euro, si è rivelata un boomerang dagli effetti devastanti. Nell' immaginario collettivo e non solo in quello, la tv pubblica viene associata al governo Renzi, considerandola un termine di paragone. Ormai la gente ragiona così: «Se fanno così con la Rai, figuriamoci con il Paese», dice un esponente della maggioranza. E il «pensiero» non solo angoscia i piddini, ma toglie anche il sonno al governo. Troppo e non solo in termini economici.

 

A rendere ancor più pepato il piatto politico ci pensa Michele Anzaldi, deputato del Pd e membro della Commissione di vigilanza. «Campo Dall' Orto e la Maggioni devono dare l' esempio autoapplicandosi un tetto. Solo se i vertici fanno questo hanno poi le carte in regola per chiedere agli altri una costosissima rivisitazione contrattuale», afferma l' esponente dem, «l' esempio deve venire dall' alto».

MICHELE ANZALDI MICHELE ANZALDI

 

«Senza una precisa scelta potrebbe intervenire la Corte dei conti», spiega il parlamentare, «per bloccare alcune assunzioni che sono state fatte recentemente in deroga alle norme e potrebbe sindacare anche certi stipendi. Bisogna muoversi subito. Il 3 agosto l' Anac di Cantone ha convocato la Rai».

 

E il commissario potrebbe davvero far calare la mannaia su Viale Mazzini, come temono molti consiglieri di amministrazione. L' agenda di oggi, intanto, propone una lista di proposte e proteste. La commissione di Vigilanza sentirà il presidente e il direttore generale della Rai.

 

CAMPO DALL ORTO E MONICA MAGGIONI CAMPO DALL ORTO E MONICA MAGGIONI

L' azzurro Renato Brunetta ha presentato due interrogazioni al presidente grillino, Roberto Fico, in merito alla pubblicazione dei compensi dei dirigenti e giornalisti, chiedendo che vengano resi pubblici anche quelli dei conduttori e delle star della Rai. L' altra richiesta è l' applicazione del tetto dei 240 mila euro, aggirato grazie all' emissione dei bond. Il Movimento 5 Stelle presenta, invece, il proprio piano sui maxi-stipendi della Rai, mirando alla loro riduzione. Il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, molto critico nei confronti dell' attuale management, illustra i risultati di «CambieRai», la prima Consultazione pubblica sul servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale. Che non promette niente di buono per Campo Dall' Orto e la Maggioni.

 

2.MUCCHETTI: IL PROBLEMA A VIALE MAZZINI NON SONO GLI ALTI SALARI

Giuseppe Alberto Falci per il “Corriere della Sera

 

«Lo scandalo in Rai non sono tanto gli alti salari quanto la modestia di taluni dirigenti, la lottizzazione delle nomine e i tremila dipendenti in eccesso».

titti col marito renato brunetta e monica maggioni titti col marito renato brunetta e monica maggioni

Massimo Mucchetti, senatore del Pd e presidente della commissione Industria del Senato, dice la sua sulla polemica scoppiata attorno agli emolumenti dei dirigenti di viale Mazzini.

 

Questa operazione trasparenza corrisponde a logiche di mercato?

«Nessuna logica di mercato. La Rai adotta il tetto dei 240 mila euro lordi ai salari all' ultimo momento utile per osservare la legge».

 

A questo punto cosa dovrebbe fare il Pd?

massimo mucchetti massimo mucchetti

«Decidere se promuovere una rivoluzione in Rai o se inseguire il populismo pentastellato. La trasparenza, tra l' altro, si servirebbe meglio mettendo on line i compensi delle star e i relativi costi di produzione in relazione all' audience. Non per farne la chiave di volta dei palinsesti, perché allora dovremmo mandare in onda solo serie americane, ma per avere un' idea di dove stanno gli sprechi veri in relazione alla missione aziendale».

 

Lei auspicava la privatizzazione della Rai. Sempre convinto?

«L' informazione e la cultura dell' audiovisivo hanno ancora bisogno di un servizio pubblico non asservito al governo e ai poteri economici, che viva del solo canone. Ma per questo non serve il carrozzone di oggi.

 

Due o tre piattaforme con il giusto personale, reti e programmi dovrebbero essere attribuite a una società separata dalla Rai e finanziata con la sola pubblicità, la quale, dopo un rodaggio, andrebbe messa all' asta o collocata in Borsa per intero. Prodi e D' Alema ci provarono e furono fermati dal "partito Rai" sostenuto da Mediaset. E Renzi?».

 

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