1. TOMASO MONTANARI: “POTREMMO DISCUTERE A LUNGO SULLA NOMINA DEL DIRETTORE CINESE DEL MAXXI, SULLO STIPENDIO DI GIOVANNA MELANDRI E SUL TRASPORTO DI QUEST'ULTIMA PER LO YOGA. NO, IL PUNTO VERO È: NEL MOMENTO STESSO IN CUI IL MAXXI DIVENIVA UN ENTE DI RICERCA, IL PRESIDENTE MELANDRI AVREBBE DOVUTO DIMETTERSI: SEMPLICEMENTE PERCHÉ NON HA ALCUNA COMPETENZA IN MATERIA DI RICERCA (SULL'ARTE CONTEMPORANEA, COME SU QUALUNQUE ALTRO CAMPO)” 2. NON SOLO MAXXI: “PENSO ANCHE A CASI COME VENARIA REALE PRESIEDUTA DA FABRIZIO DEL NOCE, COME RIVOLI PRESIEDUTO DA GIOVANNI MINOLI, COME IL MUSEO EGIZIO PRESIEDUTO DA EVELINA CHRISTILLIN. HA UN SENSO CHE IN TUTTI QUESTI CASI L'APPARTENENZA (POLITICA, SOCIALE, CORPORATIVA CHE SIA) PREVALGA SULLA COMPETENZA?”

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Tomaso Montanari per "Il Corriere della Sera"

Caro direttore,
le riflessioni di Gian Antonio Stella sul compenso che Giovanna Melandri avrebbe voluto autoerogarsi come presidente del Maxxi hanno colto un punto vivo e dolentissimo della politica culturale italiana.

Tomaso MontanariTomaso Montanari

E il punto non è la pessima figura di chi prima dice di accettare un incarico «totalmente gratuitamente» e poi, ma solo a posteriori, precisa che il fioretto sarebbe scaduto dopo un anno (come un maxxi-yogurt). E non è nemmeno la due volte pessima figura di chi minaccia querele preventive verso chiunque osi insinuare che il cambio di statuto che trasforma il museo in ente di ricerca fosse finalizzato proprio a creare le condizioni per il maxxi-stipendio.

No, il punto vero è: qual è il ruolo della competenza nella macchina della cultura italiana?
Nel momento stesso in cui il Maxxi diveniva un ente di ricerca, Giovanna Melandri avrebbe dovuto dimettersi: semplicemente perché non ha alcuna competenza in materia di ricerca (sull'arte contemporanea, come su qualunque altro campo).

Giovanna MelandriGiovanna Melandri

Il Maxxi si mantiene grazie ai fondi erogati dal Ministero per i Beni Culturali, cioè dallo Stato. Lo stesso Stato che nelle sue università sforna ogni anno migliaia di laureati e dottorati di ricerca in storia dell'arte contemporanea. Alcuni dei quali bravissimi, e destinati ad andare all'estero o a lavorare in campi remotissimi dalla loro competenza. Contemporaneamente alcuni posti chiave della cultura italiana sono lottizzati su base politica.

Penso al caso estremo del direttore dei Girolamini a Napoli che, senza essere laureato ma essendo consigliere di ben due ministri per i Beni culturali, ha potuto svaligiare la biblioteca.

Museo MAXXIMuseo MAXXI

Ma penso anche a casi - lontani anni luce dai Girolamini, sia chiaro - come Venaria Reale presieduta da Fabrizio Del Noce, come Rivoli presieduto da Giovanni Minoli, come il Museo Egizio presieduto da Evelina Christillin. Ha un senso che in tutti questi casi l'appartenenza (politica, sociale, corporativa che sia) prevalga sulla competenza? Non sarebbe meglio avere uno storico dell'arte a Venaria, un contemporaneista a Rivoli, un egittologo a Torino? È così che sosteniamo la concorrenza internazionale? È questa la nostra idea di «cultura»? È questa l'Italia che vogliamo costruire?

Giovanni MinoliGiovanni Minoli 7l55 fabrizio delnoce7l55 fabrizio delnoce

Potremmo discutere a lungo sulla nomina del direttore cinese del Maxxi, sullo stipendio della sua presidente e sul trasporto di quest'ultima per lo yoga. Ma il vero è nodo è il disprezzo della competenza che devasta il nostro Paese, e che mette in fuga i migliori tra i nostri giovani. Questo è l'unico vero punto di cui dovremmo discutere.

 

 

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