TORONTO IN “PRIMA LINEA” – IL FILM TRATTO DAL LIBRO DI SERGIO SEGIO TROPPO CONTROVERSO PER VENEZIA, TENTA LA CARTA DEL FESTIVAL CANADESE – INTANTO IL CONTRIBUTO STATALE BY BONDI GIACE IN ATTESA DI VEDERE SE IL FILM “MITIZZA I TERRORISTI”…

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Michele Anselmi per "Il Riformista"

Riccardo Scamarcio  - Copyright PizziRiccardo Scamarcio - Copyright Pizzi

Strano, no? Nel toto-Venezia, alla voce Italia, ci sono praticamente tutti, con l'eccezione di "La prima linea", l'ormai famoso, controverso, per alcuni famigerato, film di Renato De Maria che prende le mosse dal libro autobiografico "Miccia corta" del terrorista rosso Sergio Segio. Il film è pronto. Nei ruoli principali di Segio e della compagna Susanna Ronconi figurano Riccardo Scamarcio e Giovanna Mezzogiorno, il copione porta la firma di Ivan Cotroneo, Sandro Petraglia e Fidel Signorile, alla fine il produttore Andrea Occhipinti è riuscito a girarlo senza attingere a quel fondo di garanzia (circa 1 milione e 700 mila euro) chiesto al ministero dei Beni culturali e concesso, virtualmente, in cambio di ferree garanzie.

Per sintetizzare: il contributo, che giace in banca congelato, non sarà erogato - così sancì un lambiccato comunicato ministeriale emesso alla fine di una sofferta riunione dei commissari - "se la copia campione del film, prima dell'uscita in sala, si dovesse distanziare da quanto approvato, rivelandosi un'opera apologetica del terrorismo".

Giovanna MezzogiornoGiovanna Mezzogiorno

Ricorderete le polemiche, pure roventi. Il centrodestra compattamente sdegnato (giornali e istituzioni), l'impavido ministro Bondi deciso a cautelarsi imponendo un incontro sul copione tra gli autori e le associazioni delle vittime, il diretto interessato Segio incapace di tener la bocca chiusa, la figlia di Antonio Furlan (il passante rimasto ucciso durante l'assalto al carcere di Rovigo, 3 gennaio 1982) pronta a dare il suo placet, il figlio del giudice Alessandrini invece fermamente contrario all'idea stessa del progetto...

Andrea OcchipintiAndrea Occhipinti

Il film è pronto, ma bisognerà attendere il 27 novembre per vederlo in sala. E vai a sapere se Occhipinti, alla fine, chiederà quel famoso contributo statale, equivalente a un terzo del budget. L'unico fatto certo è che "La prima linea" non sarà al Lido. Meglio proporlo, per quieto vivere, al festival di Toronto, che parte l'11 settembre, proprio mentre Venezia chiude i battenti. Ammette Occhipinti: "Ci sono troppi pregiudizi. Non penso che un festival italiano sia la strada migliore per mostrare il film in prima battuta.

Specie non avendo la possibilità di uscire a breve nelle sale. In più, diciamolo pure, avrebbe messo in difficoltà lo stesso Marco Müller". Lo stesso Müller peraltro già obbligato dal ministro Bondi, nei fatti, a ospitare un'incongrua proiezione fuori tempo massimo di "Katyn".

La risposta dei selezionatori canadesi, che avrebbero molto apprezzato il film e quindi deciso di prenderlo, è attesa ufficialmente per il 28 luglio, tre giorni prima della conferenza stampa veneziana. Salvo sorprese, saranno quattro i titoli italiani in gara alla Mostra, e cioè "Baarìa" di Giuseppe Tornatore, "Lo spazio bianco" di Francesca Comencini, "L'uomo che verrà" di Giorgio Diritti e "Il grande sogno" di Michele Placido (con Scamarcio celerino che molla la divisa per diventare sessantottino).

Sergio Segio oggiSergio Segio oggi

Inutile dire che "La prima linea", per ciò che racconta e la scelta del punto di vista, avrebbe riacceso i fuochi d'artificio ancor prima d'essere visto. E pensare che Scamarcio, già "terrorista" altre due volte al cinema, spiegò di aver accettato perché "è il primo film che vuole andare a vedere come sia potuto succedere a un gruppo di giovani, colti e interessati alla politica, di diventare assassini".

Ma, a quanto pare, la materia - gli "anni di piombo" - resta incandescente, divisiva, per tanti versi intoccabile. Comunque il cinema l'affronti, che sia il Bellocchio di "Buongiorno, notte" o il De Maria di "La prima linea", scattano riflessi antichi, in particolare l'accusa di dimenticare le vittime e mitizzare i brigatisti. Con il rischio - ha ragione Occhipinti - "che quell'atroce passato ci sovrasti, ci avveleni, ci condizioni ancora oggi".

 

 

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