“IL TROVATORE” VA ALLA GUERRA - SOLDATI IN UNIFORME, ELMETTI E RAFFICHE DI KALASHNIKOV: ARRIVA AL TEATRO DELL’OPERA IL CAPOLAVORO DI VERDI CHE IL REGISTA CATALANO ÀLEX OLLÉ AMBIENTA NELLA FOLLIA DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE - IL SOVRINTENDENTE FUORTES: "SI TRATTA DI UN' OPERA MOLTO DIFFICILE DA FARE. DICEVA CARUSO CHE È FACILE FARLA, BASTA AVERE I MIGLIORI CANTANTI DEL MONDO" - VIDEO

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Emilia Costantini per il “Corriere della Sera”

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Il palcoscenico è invaso da parallelepipedi che si alzano e si abbassano, appaiono e scompaiono evocando palazzi, torri e persino probabili trincee.

 

Sì, perché «Il trovatore» di Giuseppe Verdi, che approda al Teatro dell' Opera il 28 febbraio, viene ambientato dal regista catalano Àlex Ollé nella follia della Prima guerra mondiale, con tanto di soldati in uniforme, elmetti e fucili. E non c' è da stupirsi: Ollé è uno dei sei direttori artistici de La Fura dels Baus e di lui si ricorda ancora, al Teatre Nacional de Catalunya di Barcellona, la messinscena con guerriglieri e raffiche di kalashnikov dell' attentato terroristico che insanguinò il Teatro Dubrovka di Mosca.

 

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«Il fatto è - spiega il regista - che la storia narrata nel libretto di Salvatore Cammarano e Leone Emanuele Bardare è talmente assurda, che l' unico modo per superare l' inverosimiglianza era per me ambientarla nell' insensatezza della guerra. Nella guerra è tutto possibile, e lo vediamo anche oggi nei tanti conflitti che ci circondano. Nella guerra si va oltre ogni limite, la gente impazzisce e diventa capace di tutto. Nel "Trovatore" c' è una guerra tra fratelli, che non sanno di essere tali. Così mi sono chiesto: quale guerra evocare? Ho pensato alla Grande Guerra, perché ha in sé elementi di guerre del passato e del futuro, collocata in una scenografia, firmata da Alfons Flores, dinamica e anche molto astratta, metafisica».

 

ALEX OLLE ALEX OLLE

Il nuovo allestimento, in coproduzione con De Nationale Opera di Amsterdam e Opéra National di Parigi, è una prima nazionale. Sul podio dell' Opera torna Jader Bignamini, mentre collabora alla regia Valentina Carrasco. Danno voce ai protagonisti due cast. I ruoli principali sono interpretati da Stefano Secco (Manrico), Tatiana Serjan (Leonora), Ekaterina Semenchuk (Azucena) e Simone Piazzola (conte di Luna). Nelle repliche saranno sostituiti rispettivamente da Diego Cavazzin, Vittoria Yeo, Silvia Beltrami e Rodolfo Giugliani.

 

« Il trovatore , che completa la trilogia popolare verdiana insieme a Rigoletto e La Traviata - interviene il sovrintendente Carlo Fuortes - non viene rappresentato a Roma da sedici anni, l' ultima volta nel 2001. Si tratta di un' opera molto difficile da fare. Diceva infatti Caruso che è facile farla, basta avere i migliori cantanti del mondo. Al Costanzi sono previste nove recite e il pubblico sta già rispondendo con grande interesse».

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A proposito di spettatori in sala, Fuortes aggiunge: «Rispetto allo scorso anno, registriamo seimila biglietti venduti in più, che corrispondono a una crescita dell' otto per cento».

Per Bignamini, che torna al Teatro dell' Opera dopo l'«Aida» e la recente, molto glamour «Traviata» con la regia di Sofia Coppola, «è la prima volta che dirigo "Il trovatore".

CARLO FUORTES CARLO FUORTES

Nella mia visione dell' opera penso principalmente a due cose: è una vicenda che si svolge di notte, quindi con l' orchestra vanno cercati i toni scuri; e poi domina il colore rosso, il fuoco delle fiammate, dunque la vivacità e l' energia che deve emergere dalla musica».

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