TRUCIOLI DI ABETE - PALAZZO CHIGI NON PAGA I 5 MILIONI DI DEBITI CON ASKANEWS E L’AGENZIA CONTROLLATA DA LUIGI ABETE AVVIA LE PROCEDURE PER IL CONCORDATO PREVENTIVO, CON BUONA PACE DEI CIRCA CENTO DIPENDENTI (TRA GIORNALISTI E POLIGRAFICI)

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Diana Alfieri per “il Giornale”

 

luigi abete luigi abete

Bei tempi quelli della campagna elettorale. Quando Luigi Di Maio prometteva con sicumera che «un' azienda non può fallire perché lo Stato non paga i suoi debiti». Lo ha ripetuto in diverse occasioni, l'ultima volta lo scorso 17 maggio, a neanche due settimane dalla nascita dell' autoproclamato «governo del cambiamento» guidato da Giuseppe Conte.

 

In quell' occasione, infatti, il futuro vicepremier si presentò davanti alle telecamere in compagnia di Sergio Bramini, l' imprenditore di Monza che pur vantando quattro milioni di crediti dalle pubbliche amministrazioni è finito sull' orlo del lastrico. E giurò che mai più una simile «barbarie» si sarebbe ripetuta. Passati sei mesi, invece, nulla è cambiato.

VITO CRIMI VITO CRIMI

 

Nonostante Di Maio sia oggi uno dei più autorevoli esponenti di quello Stato che, come ieri, continua a non pagare. Nel caso specifico, peraltro, con un'aggravante. Nella storia dell'agenzia di stampa Askanews, infatti, il paradosso è che ad essere insolvente - per quasi cinque milioni di euro - non è solo genericamente lo Stato, ma più precisamente Palazzo Chigi. E sedendo Di Maio sulla poltrona di vicepremier l' incredibile contraddizione tra il dire e il fare è ancora più eclatante.

 

Con un dettaglio mica di poco conto: a non voler onorare il debito - a fronte di un servizio già erogato tra il 2017 e il 2018 - è il Dipartimento per l' editoria guidato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Rocco Crimi, un altro esponente della prima ora del M5s. Insomma, che nella vicenda i Cinque stelle abbiano un ruolo centrale è del tutto evidente, con buona pace della vicinanza espressa dal presidente della Camera Roberto Fico che si dice «preoccupato per Askanews» e per i suoi lavoratori che «hanno fatto in questi mesi sacrifici importanti che non si possono ignorare».

di maio di maio

 

Ancora una volta - come sul dl sicurezza o sul tema migranti - l' impressione è che si sia davanti alla solita «divergenza parallela» che permette al M5s di sostenere una tesi e il suo esatto contrario. Al di là delle promesse elettorali e della solidarietà di circostanza, infatti, la sostanza è una: nonostante un credito con Palazzo Chigi di quasi cinque milioni, Askanews ha avviato le procedure per il concordato preventivo, con buona pace dei circa cento dipendenti (tra giornalisti e poligrafici).

 

D'altra parte, che il governo gialloverde voglia ridisegnare il panorama dei media a proprio uso e consumo non è un segreto. E il rifiutarsi di onorare il debito con Askanews rientra proprio in questa logica.

 

L'obiettivo, infatti, è quello di chiudere i rubinetti alla stampa non allineata (vedi la vicenda di Radio Radicale o quella di Avvenire e del Manifesto) per poi dirottarli su testate di fiducia. Un' operazione, giurano a Palazzo Chigi, su cui c' è il placet non solo di Conte ma anche di Matteo Salvini che, come i Cinque stelle, guarda con interesse ai movimenti nel mercato dei media.

 

luigi abete luigi abete

Certo, la vicenda Askanews non dipende solo dall' insolvenza di Palazzo Chigi. Perché un ruolo centrale ce l'ha l'editore Luigi Abete. Askanews, infatti, nasce nel 2009 dalla fusione tra TmNews (rilevata al prezzo simbolico di un euro) e Asca, testa già di proprietà dell' ex numero uno di Confindustria.

 

Un'operazione a costo zero da cui Abete ha solo ottenuto utili senza mai mettere un soldo. Privatizzare i profitti e condividere le perdite, come insegna l' imprenditoria delle relazioni e dei buoni salotti. Quelli che lo hanno portato a sedere su decine di poltrone. Tra le altre, quella di presidente di Bnl-Bnp Paribas, quella di presidente onorario della Luiss e quella di presidente di Cinecittà Spa.

 

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