LA VENEZIA DEI GIUSTI - NAPOLI BATTE ROMA, ALMENO AL CINEMA: ‘L’EQUILIBRIO’ È UN BEL FILM SU UN PRETE DELLA TERRA DEI FUOCHI - VINCENZO MARRA RICOSTRUISCE UNA PICCOLA STORIA CHE TELEGIORNALI E TALK TELEVISIVI NON RACCONTANO, LA METTE IN SCENA SENZA INUTILI ESIBIZIONISMI, E FA UN GRAN LAVORO SU UN CAST DI PROFESSIONISTI E NON. BELLE FACCE, SOFFERTE E VERE

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Marco Giusti per Dagospia

 

L’equilibrio di Vincenzo Marra

 

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Venezia. Napoli batte Roma. Almeno al cinema. Finora è così. E i film migliori stanno fuori dal concorso. Come L’equilibrio, scritto e diretto da Vincenzo Marra, presentato alle Giornate degli Autori, “Mannaggia a Dio! Mannaggia a Dio!” urla piangendo Don Giuseppe, prete scomodo che ha cercato di fare davvero il prete nella Terra dei Fuochi e si è scontrato con una realtà che sembrerebbe impossibile cambiare.

 

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Marra torna con L’equilibrio ai suoi primi temi legati al realismo e ai ritratti di eroi moderni, come quello interpretato da un notevole Mimmo Borrelli, attore di teatro che si cala perfettamente nel ruolo del prete che non si vuole arrendere. Un bel film nella scia de L’intrusa di Leonardo Di Costanzo o di A ciambra di Jonas Carpignano, cioè analisi del territorio e ricostruzione di una piccola storia che telegiornali e talk televisivi non raccontano, sobrietà di messa in scena senza inutili esibizionismi, gran lavoro su un cast composto in  parte da professionisti e in parte preso dalla strada.

 

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Belle facce, dure, sofferte, vere. Don Giuseppe è tornato a Roma dopo un’esperienza in Africa, ma chiede al suo superiore, Paolo Sassanelli, di poter tornare dove è nato, in Campania, senza sapere davvero cosa lo sta aspettando. Lo fa magari anche per sfuggire al sentimento che prova per una donna, Veronica, Astrid Meloni, ma lo fa soprattutto perché si sente prete e sente di poter fare qualcosa per il proprio paese.

 

Ma nella parrocchia dove andrà a sostituire Don Antonio, Roberto Del Gaudio, prete simpatico e accomodante che cerca di non dare fastidio ai piccoli boss della zona, l’unica possibilità di sopravvivenza sembra il far finta che tutto vada bene. A cominciare dallo sfizio che si concede un boss di tenere una capra nel campetto di calcio della parrocchia, obbligando i ragazzi a giocare per la strada. Don Giuseppe non ci sta.

 

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Riporta i bambini nel campetto. Poi convince un piccolo malavitoso, Saverio, Giuseppe D’Ambrosio, a salutare la mamma morente in ospedale. Cerca di aiutare una donna, Assunta, contro il suo uomo che abusa della figlia di dieci anni. Don Giuseppe fa quello che andrebbe fatto in un paese civile. Ma non trova aiuto né dalla polizia, né da Don Antonio, né dalla comunità. Marra, dopo il non riuscito La prima luce, ritrova la strada del cinema d’impegno e riesce a costruire un quadro terribilmente credibile del disastro campano in un’Italia indifferente e impotente. In sala dal 21 settembre.

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