Video di Veronica Del Soldà per Dagospia
Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia
Della Valle e Abete inaugurano Cinecittà World
1. NASCE CINELANDIA, VIP IN CODA SULLA PONTINA
Giorgio Meletti per il “Fatto quotidiano”
Alle cinque della sera arrivano per fortuna Gianni Letta e Walter Veltroni. Stormi di cameramen si gettano sui due blasonati ex per consolarsi della tragica notizia appena giunta da Roma centro: “Matteo non verrà”. Avevano fatto tutto per lui, con tanto di prove generali e orario bloccato alle 17 per consentire al premier il consueto coordinamento con i tg delle 20.
E invece Renzi è trattenuto a Palazzo Chigi, e così si appalesa il senso profondo dell’inaugurazione di Cinecittà World, ambizioso parco tematico alla periferia della Capitale: qui non si celebrano i fasti del cinema italiano degli anni ’50 e ’60, ma si consuma una rimpatriata di reduci degli anni 90, epoca meravigliosa in cui, vent’anni più giovani, dovevano ricostruire l’Italia del dopo Tangentopoli e invece hanno concepito nuove e peggiori devastazione.
Ecco Veltroni affettuosamente abbracciato dall’amministratore delegato di Cinecittà Parchi Spa, il francese Emmanuel Gout. Sì, proprio lui: nel 1997 faceva il lobbista di Telepiù, la pay-tv che precedette Sky. Il governo Prodi doveva mandare Telepiù sul satellite insieme a Rete4, poi accadde il miracolo, la legge Maccanico fu cambiata quando Gout promise al vice premier e ministro dei Beni culturali Veltroni di investire sul cinema italiano che gli era così caro.
Allora Gianni Letta aveva iniziato la carriera da gran ciambellano di Palazzo Chigi, e Luigi Abete, lasciata la presidenza di Confindustria, fu mandato a occuparsi di Cinecittà in grave crisi. Doveva privatizzare gli studi cinematografici, effettivamente Cinecittà oggi è privata, di Abete. O meglio, è sua (per il 16 per cento) e dei suoi amici e soci- Diego Della Valle (32 per cento) e Aurelio De Laurentiis (23 per cento).
Abete ringrazia Veltroni, che come sindaco (2001-2008) ha seguito la nascita del progetto, ma anche i successori Gianni Alemanno e Ignazio Marino, nessuno si è messo di traverso. Gout dà prova di abilità comunicativa. Alla domanda “Quanti dei 500 posti di lavoro che avete creato con il parco tematico sono a tempo indeterminato?”, risponde che ci sono “una certa varietà di tipi di contratto”, cioè zero a tempo indeterminato.
Abete spiega che il progetto è nato nel 2003 ed è rimasto fermo per cinque anni in attesa del cambio di destinazione dell’area, nella quale era esplicitamente vietato fare attività di “intrattenimento”. Fu l’assessore regionale Esterino Montino, dicono dalla Regione, a firmare nel 2010 la modifica. “Erano tutti d’accordo, destra e sinistra”, assicura Abete. Nessuno ne dubitava.
luigi abete fabrizio viola (2)
Il punto è che in località Castel Romano, c’è un budello chiamato strada Pontina che per decenni ha consigliato di vietare attività ad alta affluenza di pubblico. Poi magicamente è stato aperto un gigantesco Outlet da quattro milioni di visitatori all’anno. Adesso Abete punta a un milione e mezzo di persone all’anno: “La strada sarà presto allargata, ci sono già tutti i progetti”, annuncia.
I conti di Cinecittà World sono chiari. Mille posti di lavoro, tra diretti e indiretti, 250 milioni di investimento dichiarati, di cui circa metà preso in banca, l’obiettivo di incassare 40 milioni per andare in pareggio e 60 per ottenere la stessa profittabilità degli altri grandi parchi tematici in giro per il mondo. Per centrare l’obiettivo bisogna che ciascuno del milione e mezzo di visitatori ipotizzati spenda 40 euro, cioè il biglietto d’ingresso che ne costa 29 più cibi, bevande e gadget vari. Come dice Abete, “l’entertainment è l’autostrada per lo sviluppo”, e oggi, spiega il presidente della Bnl, “nella vita delle persone il tempo libero è più di quello occupato”.
luigi abete diego della valle alessandro profumo
Parole sante, soprattutto per il popolo dei disoccupati, che però potendo spendere 29 euro forse preferiranno entrare nel cancello accanto per comprarsi una scarpa all’Outlet anziché al Cinecittà World per vedere le scenografie del tre volte Oscar Dante Ferretti e ascoltare le musiche di Ennio Morricone. In ogni caso papà, mamma e creatura per entrare devono pagare 81 euro, così non solo sapranno come passare il tempo, ma anche come spendere gli 80 euro di Renzi se trovano quello in più: forse è proprio Abete nega che dietro l’operazione ci sia un interesse immobiliare.
“La nostra è una start up sul mercato dell’entertainment”, taglia corto, e giura che non sa ancora se vorrà costruire davvero l’albergo da 200 camere subito fuori del arco tematico, come l’iniziativa di un albergo di eguale stazza dentro i terreni della vecchia Cinecittà è motivata solo con il desiderio di offrire un alloggio a tiro di set alle stelle del cinema e relative maestranze.
john r phillips con la moglie linda douglass
Fatto sta che a Castel Romano, sui terreni che un tempo ospitarono Dinocittà, la cine-cittadella di Dino De Laurentiis, oggi ci sono 45 ettari edificabili a disposizione di Abete e soci, e forse pensava a questo Montino quando, passato all’opposizione, nel 2012 ha definito il parco di Abete “una grande ludoteca a cielo aperto, buona al circuito delle speculazioni edilizie”.
2. KOLOSSALE E TECNOLOGICO (MA POCO FELLINIANO) - ECCO CINECITTÀ WORLD
Pedro Armocida per “Il Giornale”
«Il cinema è un'invenzione senza futuro» diceva Louis Jean Lumière nel 1895. Una profezia al contrario, ora che proprio il cinema delle origini sembra dare linfa vitale all'immaginario di quella che un tempo si chiamava Settima Arte.
Così, nel momento in cui la produzione cinematografica langue negli stabilimenti di Cinecittà che invece ospita molti programmi televisivi (come il Grande Fratello), ecco che i nuovi proprietari di quel glorioso marchio - nato negli anni in cui Mussolini sognava di far tornare Roma Caput mundi - investono 250 milioni di euro in un parco di divertimenti tematico dall'anglofono nome «Cinecittà World». E i paradossi linguistici e temporali si sprecano.
Ora che la cinematografia non è l'arma più forte, si va comunque a pescare nel passato di cento anni fa, giusti giusti. Perché all'ingresso del nuovo parco di attrazioni sorto a Castel Romano, alle porte della Capitale, ad accogliere i futuri visitatori (dal 24 luglio, prezzo massimo 29 euro) c'è il tempio di Moloch. Proprio il dio che voleva in sacrificio Cabiria nell'omonimo film di Giovanni Pastrone sceneggiato anche da Gabriele D'Annunzio: il primo kolossal italiano girato soprattutto a Torino, la città dove è nato il cinema in Italia molto prima che sorgesse Cinecittà...
gianni letta e gianni de gennaro
E, mentre ci si riempie la bocca di tradizione e innovazione e di specificità culturali italiche, la loro declinazione passa attraverso la prosaicità di parole importate come vision, mission, asset... Perché, naturalmente, anche se dedicato alla Settima Arte, un parco di attrazioni è legato soprattutto alle regole del mercato e mira a produrre profitti.
fratelli della valle, malago', abete, marino, zingaretti
Così Luigi Abete, uno dei principali azionisti e presidente di Italian Entertainment Group (la società che gestisce Cinecittà Studios oggetto, pare nel 2015, di un rilancio per attrarre produzioni dall'estero) insieme a Andrea e Diego Della Valle, Aurelio e Luigi De Laurentiis e la famiglia Haggiag, espone la sua peculiare visione: «Tutti noi sappiamo che il nostro tempo libero è più grande del tempo occupato anche se quello libero è disorganizzato. Noi con la nostra offerta vogliamo organizzarlo per creare equilibrio nelle persone». Perché poi, in tempi di crisi, ci sono solo due strade per salvarsi: «Io le chiamo autostrade, una in uscita per l'internazionalizzazione del Made in Italy e una in entrata, con l'accoglienza dei turisti con entertainment di qualità».
francesca lo schiavo andrea della valle aurelio de laurentis luigi abete dante ferretti
Sarà, anche se intanto di veramente italiano a «Cinecittà World» sembra esserci molto poco. L'Italia che non crede in se stessa è una vecchia storia che ha pure stancato ma è curioso notare come in questa “Cinecittàland” niente riconduca direttamente all'immaginario che il nostro Paese ha prodotto. Così se uno pensa agli studi di via Tuscolana non può che associarli a Federico Fellini. Bene. Di lui neanche l'ombra.
Anche se proprio in questi gloriosi studi che Dino De Laurentiis fece sorgere nel 1962 in mezzo al nulla, in piena campagna romana al chilometro 23,200 della strada Pontina oggi tra le più trafficate d'Italia (grazie alle facilitazioni che la Cassa del mezzogiorno elargiva fino a lì, a Pomezia), Fellini girò La voce della luna. Sarà sicuramente, come dicono gli organizzatori, «che si è lavorato su un immaginario artistico molto più ampio» e non “ristretto” come quello, ad esempio, dei parchi di Disney, però l'idea che le nostre eccellenze artistiche nel mondo - per dire l'horror di Dario Argento - non abbiamo neanche una citazione è un po’ paradossale.
Rimangono allora solo i ricordi di Aurelio De Laurentiis che da bambino passeggiava tra i due enormi teatri di posa accanto a Richard Burton e Elizabeth Taylor, la coppia del momento sul set di La bisbetica domata di Franco Zeffirelli. Ah la Hollywood sul Tevere! Ah la Dolce Vita! Ah il Neorealismo!
Poi di sicuro tutti riconosceranno, appena dopo l'ingresso di Cabiria, nella Main Street (ossia la strada principale), che gli edifici newyorchesi tra i quali si sta camminando sono quelli della Grande Mela degli anni Venti che Dante Ferretti ha ricostruito a Cinecittà per Gangs of New York di Martin Scorsese. È proprio lo scenografo premiato tre volte con l'Oscar a firmare le sontuose scenografie che decorano le attrazioni «indoor e outdoor» - come recitano i comunicati ufficiali - adatte a tutta la famiglia anche se per i minori di 12 anni sono sconsigliate quelle più acrobatiche e anche più sensazionali.
diego della valle aurelio de laurentis
Così come farà piacere ascoltare le note che Ennio Morricone ha scelto per il villaggio western dove, oltre alla miniera, alla chiesetta e al classico cimitero polveroso, c'è il Saloon “Mezzoggiorno al fuoco” il cui piatto principale scommettiamo sarà «spaghetti western». Ma di tutto questo probabilmente il cliente-spettatore non si curerà poi tanto, perché a farlo contento sarà l'adrenalina promessa da Altair, una specie di montagne russe fantascientifiche con dieci inversioni a 360° fino a 35 metri di altezza e i 100 chilometri orario «che la posizionano tra le grandi attrazioni europee».
claudio lotito e carlo tavecchio
E poi c'è Aktium che, omaggiando il genere peplum, dai 22 metri di altezza immerge i visitatori in onde d'acqua oppure Erawan, a metà tra i romanzi di Salgari e Tomb Raider, con le poltrone in caduta libera da 60 metri di altezza.
Così un tempo dove si girava Barabba di Richard Fleischer e La Bibbia di John Huston sono altre e molto diverse le emozioni prodotte. I tempi fortunatamente cambiano. Il cinema è un'invenzione con un suo futuro atipico. Magari esce dalla porta e rientra dalla finestra.
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