AMMAZZA CHE SFIGA: DUE VOLTE IN GALERA DA INNOCENTE – RESTA IN CELLA PER 21 ANNI PER UN ERRORE DI TRADUZIONE DIALETTALE: "SALVATO DALLO STUDIO E DALLO YOGA" – ORA PUNTA SUL RISARCIMENTO DA PARTE DELLO STATO

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Carlo Vulpio per il “Corriere della Sera”

 

Angelo Massaro Angelo Massaro

Sua moglie Patrizia festeggia oggi (ieri, ndr ) il compleanno, 43 anni, ventuno dei quali trascorsi ad aspettarlo, a crescere i loro due figli, Raffaele e Antonio, e a peregrinare da un carcere all' altro: Foggia, Carinola, Rossano Calabro, Melfi e infine Catanzaro. Lui, Angelo Massaro, 51 anni, di Fragagnano, Taranto, è appena uscito dal carcere di via Tre Fontane e ha trovato lì Patrizia, che lo ha abbracciato e in silenzio lo ha aiutato a caricare le sue poche cose su una station wagon molto usata. È già sera, ci allontaniamo da quei muri ostili, scegliamo un posto più defilato per parlare e finalmente lo troviamo nella sala del biliardo di un bar della frazione di Santa Maria, a Catanzaro Lido.

 

Angelo Massaro ai tempi arresto Angelo Massaro ai tempi arresto

Sappiamo, lo ha scritto il Quotidiano di Lecce , che Angelo Massaro, condannato ingiustamente per un omicidio mai commesso, quello di Lorenzo Fersurella, ammazzato a San Giorgio Jonico il 10 ottobre 1995, dopo ventuno anni di galera è stato riconosciuto innocente grazie alla revisione del processo, in cui hanno fermamente creduto i suoi avvocati, Salvatore Maggio e Salvatore Staiano. Ma non sappiamo che già un' altra volta Massaro è stato vittima di un altro clamoroso errore giudiziario, perché ritenuto l' autore di un altro omicidio, quello di Fernando Panico, avvenuto a Taranto nel 1991. Anche allora, Massaro fu arrestato, condannato a 21 anni, incarcerato per un anno e poi giudicato definitivamente innocente e risarcito dallo Stato con 10 milioni di lire.

 

«Non pensavo che quattro anni dopo avrei vissuto lo stesso incubo - dice Angelo Massaro - per una intercettazione telefonica in cui dicevo a mia moglie, in dialetto, "tengo stu muert", cioè "ho questo morto, questo peso morto", un Bobcat che trasportavo nel carrello agganciato all' auto e che dovevo lasciare prima di andare a prendere mio figlio per accompagnarlo a scuola». Massaro era intercettato per fatti di droga - che lo stavano rovinando, perché la assumeva e poi l' ha anche spacciata -, ma paradossalmente proprio questa vicenda, conclusasi con la sua condanna definitiva a 10 anni, lo ha salvato dalla seconda ingiusta condanna per omicidio.

 

CARCERI ITALIANE CARCERI ITALIANE

«Ho sbagliato ed era giusto che pagassi, ma se non ci fosse stato il processo per spaccio di droga, dal quale abbiamo tratto gli elementi che mi hanno scagionato dall' accusa di omicidio, oggi per tutti io sarei un assassino». Certo, adesso Massaro chiederà il risarcimento per ingiusta detenzione, come fece undici anni fa, sempre a Taranto, Domenico Morrone, 15 anni di galera per un duplice omicidio mai commesso e poi riconosciuto innocente e risarcito con 4,5 milioni di euro, forse la cifra record per questo tipo di performance della giustizia italiana.

 

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«Ma nessun risarcimento mi ridarà i miei anni perduti - dice lui - e mi consolerà delle afflizioni patite. Non ho visto i miei figli per sette anni consecutivi, dal 2008 al 2015. Ho condiviso celle minuscole con detenuti ammalati di Aids, tubercolosi, epatite C, senza che nessuno mi avesse avvertito. Mi sono stati negati i permessi più semplici, come quelli per il battesimo e la prima comunione dei miei bambini. E ora anche la beffa finale. Appena avremo finito di parlare, devo presentarmi in Questura perché mi hanno anche imposto la sorveglianza speciale. È questo il carcere che rieduca? Dalla galera, esce carico di odio anche un cagnolino docile».

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Massaro in carcere si è diplomato da geometra e si è poi iscritto a Giurisprudenza, facoltà in cui ha già superato cinque esami con voti alti. «Studiare mi è servito tanto - dice -, ma sono stati lo yoga, la meditazione e lo sport a non farmi impazzire, a farmi chiudere un capitolo della mia vita sbagliata e a sopravvivere alla persecuzione giudiziaria, che non auguro a nessuno».

 

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