ARRIVATO TRUMP ALLA CASA BIANCA, PURE L’ISIS SE LO SEMO (QUASI) LEVATO DALLE PALLE - SENZA RAQQA E MOSUL, IL CALIFFATO È RIDOTTO AI MINIMI TERMINI ANCHE SE AL BAGHDADI DISPONE ANCORA DI 15 MILA UOMINI DISPOSTI A MORIRE PER LUI - MOLTI JIHADISTI SI STANNO SPOSTANDO IN LIBIA E C’E’ IL NODO “FOREIGN FIGHTERS”: TORNERANNO IN EUROPA?

-

Condividi questo articolo


Giordano Stabile per “La Stampa”

 

LA LIBERAZIONE DI RAQQA LA LIBERAZIONE DI RAQQA

Un'esplosione di rabbia e di gioia. I blindati e i vecchi tank hanno cominciato a percorrere a tutta velocità le strade distrutte di Raqqa, a fare piroette come le auto dopo una vittoria in una partita. Per i guerriglieri curdi era la fine della più dura e difficile battaglia nella loro storia recente.

 

Quattro mesi e dieci giorni di combattimenti urbani contro i meglio addestrati e più fanatici jihadisti dell' Isis. Una battaglia isolato dopo isolato, casa per casa, costata centinaia di vite fra gli uomini dello Ypg, il nerbo delle Syrian democratic forces (Sdf), armate e addestrate dagli Usa con lo scopo preciso di conquistare la capitale siriana dell'Isis e dare un colpo definitivo al califfato di al-Baghdadi.

LA LIBERAZIONE DI RAQQA LA LIBERAZIONE DI RAQQA

 

Ieri mattina c'è stato l'assalto finale ai due ultimi fortini, in macerie, come tutta la città, un tempo di mezzo milione di abitanti. Le forze d'élite dello Ypg hanno attaccato l'ospedale e lo stadio, dove un centinaio di foreign fighter irriducibili ancora resistevano, dietro lo scudo dei civili. L'assalto è durato poco, gli stranieri dell'Isis, in gran parte maghrebini, si sono arresi, una ventina è stata uccisa. La bandiera delle Sdf è stata alzata sugli edifici riconquistati e quelle nere sono sparite per sempre dalla vista. Il portavoce delle Sdf, Talal Sello, poco dopo ha dichiarato che la battaglia era «finita» e che Raqqa era «interamente ripulita» dagli islamisti.

LA LIBERAZIONE DI RAQQA LA LIBERAZIONE DI RAQQA

 

Restavano da «bonificare» alcune aree attorno all'ospedale, edifici pieni di bombe-trappola e forse qualche tunnel. L'operazione a guida Usa contro l'Isis in Siria e Iraq, confermava che il 90 per cento della città era al sicuro e che nel restante dieci per cento rimanevano cellule dormienti e zone minate. Per Raqqa capitale dell' Isis è comunque la fine. Nel gennaio del 2014 al-Baghdadi l'aveva scelta per ragioni strategiche e di propaganda.

 

Nel cuore della valle dell' Eufrate, a metà strada fra Aleppo e Mosul, vicino al confine con la Turchia da dove arrivavano i combattenti dall' estero e i rifornimenti, Raqqa era una base perfetta per espandere il califfato, e nella storia era già stata scelta per lo stesso scopo dal quinto califfo abasside, Harun al-Rashid, fra il 786 e l' 809. Il regno dell' Isis è durato tre anni e mezzo, punteggiato di esecuzioni sempre più scenografiche e terrificanti nella piazza dell' orologio e vicino al Tribunale.

LA LIBERAZIONE DI RAQQA LA LIBERAZIONE DI RAQQA

 

Senza Raqqa, e Mosul, il califfato è poca cosa ma non è ancora liquidato. A Raqqa c' era un nucleo duro di votati alla morte, ma quel che resta dell' esercito di al-Baghdadi, 15 mila uomini, si è spostato a valle, lungo l' Eufrate, nelle ultime città siriane ancora parzialmente sotto il suo controllo, Deir ez-Zour, Mayadin, e Abu Kamal, al confine con l' Iraq. Dal lato iracheno, ad Al-Qaim e nelle zone desertiche circostanti, restano ancora nuclei consistenti, che attraversano la frontiera avanti e indietro, e lanciano assalti mordi e fuggi contro le postazioni isolate dell' esercito siriano, di quello iracheno e delle milizie sciite.

LA LIBERAZIONE DI RAQQA LA LIBERAZIONE DI RAQQA

 

Queste forze, va detto, riceveranno probabilmente alcuni rinforzi proprio da Raqqa. I curdi, con una scelta che ha macchiato la vittoria, hanno deciso di chiudere la partita con una trattativa. Tra venerdì e domenica circa 300 combattenti siriani dell' Isis, con le loro famiglie, sono stati fatti uscire e portati via con decine di pullman. Non è chiara la loro sorte ma l' intelligence francese ha lanciato l' allarme e rallentato le trattative, per il timore che i foreign fighter francesi si potessero infiltrare nel gruppo e riguadagnare libertà d' azione. Il dubbio rimane ma per ora a dominare è la gioia per la vittoria.

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

EURO-SCENARI – GIORGIA MELONI NON SARÀ DETERMINANTE PER URSULA: SECONDO TUTTI I SONDAGGI, SENZA SOCIALISTI NON C’È MAGGIORANZA (MA SOLO 338 SEGGI, IL 46,9% DEL TOTALE) – LO STATUS QUO ATTUALE REGGE MA PERDE PEZZI, CON I VERDI LA VON DER LEYEN POTREBBE NAVIGARE TRANQUILLA, MA SCONTENTEREBBE L’ALA DESTRORSA DEL PPE – LA STRATEGIA DI URSULA: TRASFORMARE LE ELEZIONI IN UN REFERENDUM PRO O CONTRO LA RUSSIA, E CREARE UNA COMMISSIONE DI "UNITÀ CONTINENTALE" CON DENTRO TUTTI GLI ATLANTISTI, MELONI COMPRESA…

SERVA ITA-LIA! - ALL’AEROPORTO DI FIUMICINO NON È ANCORA STATO DIGERITO IL FASSINO-GATE CHE ARRIVA ZUCCHERO. QUESTA MATTINA, MENTRE TUTTI ERANO IN FILA PER IL VOLO ROMA-MIAMI DI ITA, IL “DOLCIFICANTANTE" SI È PRESENTATO CON IL SUO STAFF ED È PASSATO DAVANTI A TUTTI, COMPRESE LE PERSONE IN CARROZZINA, TRA I MUGUGNI E LE INCAZZATURE DEGLI ALTRI PASSEGGERI - ADESSO RITROVEREMO ZUCCHERO SU QUALCHE PALCO A CANTARE LE BALLATE POPOLARI E SFIDARE LE ÉLITE DEI RICCONI? - LA PRECISAZIONE DI ZUCCHERO

DAGOREPORT - PERCHE' LE PROSSIME ELEZIONI EUROPEE SARANNO LE PIU' IMPORTANTI DEGLI ULTIMI TRENT'ANNI? PERCHE' DIVENTERANNO UN REFERENDUM DEI 27 PAESI PRO O CONTRO LA RUSSIA - CON L'INCOGNITA DEL VOTO USA (SE VINCE TRUMP, L'EUROPA RESTA ABBANDONATA A SE STESSA), PER I LEADER DI BRUXELLES LA GEOPOLITICA SCALZERA' IL DUELLO DESTRA-SINISTRA - NON SOLO GRANDEUR FRANCESE, LE PAROLE DI MACRON SULL’INVIO DI SOLDATI IN UCRAINA SONO ANCHE UN TENTATIVO DI RISALIRE NEI SONDAGGI (15%) CONTRO MARINE LE PEN AL 30% 

- L'IMPRUDENZA DELLA MELONA ("MAI CON I SOCIALISTI'') COSTA CARA: SCHOLZ E COMPAGNI FIRMANO UN DOCUMENTO CHE IMPEGNA URSULA A NON ALLEARSI COI CONSERVATORI DI GIORGIA - MA PER LA DUCETTA C’È ANCORA UNA SPERANZA: PUÒ RIENTRARE IN PARTITA SE DOPO IL VOTO DEL 9 GIUGNO CI SARÀ LA CHIAMATA “ALLE ARMI” DI TUTTI I PARTITI ATLANTISTI DELL'UNIONE EUROPEA

ARCHEO-POMPINO - ANITA EKBERG IN AUTO CON FELLINI - VALENTINA CORTESE: “FEDERICO SI PORTÒ IN MACCHINA UNA DI QUELLE ATTRICIONE, CHE PIACEVANO A LUI: PROSPEROSE, ABBONDANTI, VISTOSE. INSOMMA, MENTRE ANDAVANO A OSTIA, LEI PARLAVA DELLA SUA VOCAZIONE ARTISTICA, NEANCHE FOSSE LA BERGMAN. A UN CERTO PUNTO FEDERICO COMINCIÒ AD ACCAREZZARLE I CAPELLI E POI CON LA MANO SULLA NUCA A SPINGERLA VERSO IL BASSO. FINALMENTE LA POVERETTA CAPÌ COSA STAVA ACCADENDO E, CON TUTTO IL FIATO IN GOLA, DISSE: "FEDDERICCO, IO ARTISTA, IO NO POMPETTO"