1. L’ARRIVO A NAPOLI DELL’ALTRO PAPA ARGENTINO FA IMPAZZIRE LA CITTA’: MARADONA AL SAN CARLO E’ UN FIUME IN PIENA SU COCAINA, CAMORRA, FIFA, BERGOGLIO, TRUMP E CALCIO
2. “AI RAGAZZI DICO: NON SPARATE E NON PRENDETE DROGA. PLATINI E BLATTER? SI SONO PORTATI VIA TUTTI I SOLDI. IL PAPA MI HA CHIAMATO PER DIRMI CHE AL VATICANO NON SERVE UNA BANCA. QUANDO PARLAVA CASTRO NON TI ANNOIAVI, SE PARLA HILLARY CLINTON INVECE...”
3. L’ABBRACCIO CON L’EX COMPAGNA CRISTIANA SINAGRA, LA RICONCILIAZIONE CON IL FIGLIO, L’INCONTRO CON LA MADRE DI CIRO ESPOSITO, L’AMORE DELLA GENTE: “EL PIBE” E’ UNO E TRINO
4. MAURIZIO DE GIOVANNI: “LO VENERIAMO PERCHÉ HA DIMOSTRATO AL MONDO CHE LA CITTÀ SENZA POTENTATI ALLE SPALLE, E CON L'OSTILITÀ DELLE "GRANDI CASE", CE LA POTEVA FARE"
5. ROBERTO DE SIMONE: "OSPITARLO AL SAN CARLO E' UNO SFREGIO ALLA NOSTRA CULTURA"

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1 - IL PUBBLICO DI MARADONA AL SAN CARLO: "E' L'ORGOGLIO DI UNA CITTÀ"

Da www.repubblica.it - (Video di Anna Laura De Rosa)

 

Ottocento euro per vedere Maradona al San Carlo. Una coppia arrivata dalla Svizzera mostra i biglietti all'ingresso assediato dai tifosi. Dall'altra parte entrano il patron del Napoli Aurelio De Laurentiis e Pepe Reina. E' la notte di Maradona al massimo partenopeo tra ricordi e amarcord.

 

2 - EFFETTO MARADONA

Dario Del Porto per “la Repubblica”

 

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Il tempio della lirica sold out per un ex calciatore. È la notte di Diego Armando Maradona al teatro San Carlo. Il Massimo napoletano che fece tremare la voce al grande tenore Enrico Caruso, vibra forte di emozione quando sul palco arriva, sulle note rock di "Life is life", quest' uomo che ha vinto tanto nello sport, commesso (e pagato) molti errori nella vita ma che a Napoli rimane, semplicemente, l' unico capace di realizzare i sogni di un' intera città.

 

E ai ragazzi di Napoli, stimolato dal pm Catello Maresca, Maradona lancia un appello: «Non sparate, non prendete la droga. Tutte le persone che sono qui sono l' esempio più grande, perché loro hanno vinto. Sono certo che Napoli ce la farà». Prima aveva scherzato «Mi dicono che c' è stato qualche problema con i ticket a 300 euro. Ma sapete perché lo abbiamo fatto? Perché ci hanno detto che Pelé ne stava facendo uno per 200. E quello deve arrivare sempre secondo», esordisce l' ex fuoriclasse. Cori da stadio e maglie azzurre nel foyer, 1300 biglietti polverizzati nonostante i prezzi.

 

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Diego riserva una battutaccia a Platini e Blatter, «si sono portati via tutti i soldi», e racconta il suo incontro con Papa Francesco: «Mi sono riavvicinato al Vaticano ora che il Papà è argentino. Siamo in due - scherza - mi ha chiamato lui e mi ha colpito perché ha detto che il Vaticano non ha bisogno di una banca». Quindi dice di aver parlato nove ore con Fidel Castro e otto con Hugo Chavez. «Non ti annoi. Quando parla Hillary Clinton invece... Io non conosco l' inglese e non voglio impararlo. A maggior ragione se parla Trump».

 

A Maradona, Alessandro Siani ha dedicato "Tre volte 10", uno show per ricordare i 30 dal primo scudetto del Napoli. Ma per Maradona, questo appuntamento rappresenta anche l' occasione per chiudere un cerchio che durava da più di trenta anni. Dunque, dopo aver costruito finalmente un rapporto con Diego junior, il figlio napoletano nato nel 1986 e a lungo non riconosciuto, sabato sera Maradona ha rivisto Cristiana Sinagra, la madre di quel bambino da un pezzo diventato uomo e ogni giorno sempre più identico al padre.

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Lo spettacolo comincia con L' Inno alla Gioia. Sul video scorrono le immagini del secondo gol segnato all' Inghilterra ai Mondiali del 1986. Maradona si commuove: «Mi piacerebbe che mia madre lo vedesse». Contaminazione assoluta nel tempio della lirica.

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3 - ROBERTO DE SIMONE: "INEVITABILE IL CULTO DELL'EROE MA CHE ERRORE CELEBRARLO LÌ"

Co. Sa. per “la Repubblica”

 

Diego «come un Dioscuro», protettore della città. Un divo «da tempo diventato oggetto di una devozione, anche sfrenata. Detto questo, ribadisco che è stato assurdo calare questa celebrazione al Teatro San Carlo». Roberto De Simone osserva la "febbre" del Maradona day. Scettico. Il compositore, docente, musicologo e antropologo di fama internazionale, riconosce da sempre il "dio" pagano. Non il "tempio" su cui è stato elevato.

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Maestro, dopo 30 anni il mito passa di padre in figlio. Perché?

«In Maradona vedo puro virtuosismo. E poiché da sempre osservo e studio il ritrovarsi della collettività intorno a miti religiosi o pagani, come avveniva intorno alla festa di Piedigrotta o al culto della Madonna dell' Arco, ho visto il culto cresciuto intorno a lui. Un fenomeno interessante».

 

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Tanto che nel 2010, sul Pibe de oro, ha composto un pezzo sinfonico che andò in scena proprio al San Carlo.

«Mi interessava questo suo emergere agli occhi di un popolo come un divo antico. Ho scritto la cantata, "El Diego -Concerto n.10". Intorno alla sua figura rivive l' antico eroe in una dimensione ginnastica. Non dimentichiamo che tra i protettori di Napoli vi furono i Dioscuri, Castore e Polluce, i figli gemelli di Zeus, che vengono spesso raffigurati in una dimensione di atleti, come pugili. Il luogo in cui venivano venerati è un tempio nel cuore della città più antica, lungo il Decumano, dentro la chiesa attualmente conosciuta come quella dei Santi Pietro e Paolo, anche se le statue e parte del tempio crollarono sotto il tremendo terremoto del 1688».

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Da un tempio all'altro: perché il San Carlo non avrebbe dovuto ospitarlo?

«Non c'entra la presunta profanazione, ma il populismo politico di questi tempi. Non mi si dica che è una scelta per favorire la fruizione del popolo: se un biglietto costa oltre 300 euro! Non metterò più piede in quel glorioso teatro finché resta questa gestione».

 

4 - MAURIZIO DE GIOVANNI: "È STATO SIMBOLO DI RISCATTO PER QUESTO LO VENERIAMO"

Conchita Sannino per “la Repubblica”

 

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«Sono nel camerino a pochi passi dal mio mito, lo stesso dove ambientai il mio primo romanzo. Tra poco, insieme sul palco su Diego». Lo scrittore Maurizio De Giovanni, il creatore del commissario Ricciardi e dei più contemporanei Bastardi di Pizzofalcone che ormai spopolano nella fiction di Rai1, partecipa direttamente alla festa. Felice, come solo un tifoso. «No. Tifoso del Napoli geneticamente».

 

De Giovanni, perché Diego è lo "specchio" preferito della città?

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«Perché Maradona è stata la comunicazione ufficiale al mondo che si può vincere. Che la città senza potentati alle spalle, e con l' ostilità delle "grandi case", ce la poteva fare e trionfava perché lavorava in gruppo. Insomma, dei bei talenti, coagulati intorno al grumo assoluto di genio che è Diego, può diventare imbattibile e spezzare il potere costituito dall' asse Milano- Torino. Non a caso vincemmo 2 scudetti, la Coppa Uefa, Coppa Italia, Supercoppa. Non era fortuna di una stagione, ma una strategia».

 

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E lui l'alfiere di tutte le rivincite, persino oggi.

«Sì, il sogno si incarnava in quel numero 10, perché si è fatto realtà. E per me stavolta è una doppia emozione, anche da autore...».

 

In questo camerino veniva ucciso il tenore di "Pagliacci" nel suo primo romanzo, Il senso del dolore.

«Sì, e c' è un epicentro geo-narrativo. Di fronte al San Carlo c'è la collina di Pizzofalcone dove agiscono e lottano i Bastardi, più giù lo storico Caffè Gambrinus dove si ferma Ricciardi. E qui stasera c'è l' abbraccio della città ».

 

Narrativamente parlando, oltre l'omaggio, non fa anche un po' di malinconia tutto questo?

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«No, al contrario. C'è una gioia condivisa, una voglia e una capacità di riscatto molto forti. Lui la polarizza, ma c' è».

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