“AVEVA TUTA E VOLTO COPERTO, SEMBRAVA UN NINJA” - IL KILLER DI POLIZIOTTI A BATON ROUGE SI CHIAMA GAVIN EUGENE LONG, ERA UN EX MARINE DI KANSAS CITY CONGEDATO CON ONORE NEL 2010: HA FATTO SCATTARE LA TRAPPOLA CON UNA TELEFONATA AL 911, SI E’ APPOSTATO E ALL’ARRIVO DEGLI AGENTI HA SPARATO PIÙ DI 30 COLPI

Probabilmente a spalleggiarlo c’erano dei complici. E due sospetti sono stati fermati mentre tentavano di attraversare il fiume Mississippi - Per ore dopo l’agguato le squadre speciali di artificieri setacciano l’area con un robot radiocomandato, per controllare che non siano stati piazzati esplosivi... -

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Alberto Flores D’Arcais per “la Repubblica”

poliziotti uccisi a baton rouge poliziotti uccisi a baton rouge

 

È stato un vero e proprio agguato. Un’imboscata scattata di domenica mattina con una telefonata al 911, un allarme urgente («è in corso una sparatoria ») e le volanti della polizia che si dirigono verso un centro commerciale. La dinamica non è ancora chiara, forse si trattava di due gang che si affrontavano armate, sta di fatto che ad aspettarli i poliziotti hanno trovato un cecchino afroamericano. Voleva la strage e c’è riuscito: tre agenti, uno dei quali afroamericano, sono rimasti a terra, freddati dai colpi di fucile, altri sette sono feriti, tre in modo grave.

 

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Non sono passate neanche due settimane dalla morte di Alton Sterling (il nero disarmato ucciso dalla polizia) e Baton Rouge vive un’altra giornata di orrore in questa guerra razziale mai dichiarata che ha già visto troppi morti innocenti. Se a Dallas, appena dieci giorni fa, il killer per colpire si era nascosto tra la folla (ai margini di una manifestazione di protesta), in Louisiana chi aveva deciso di far scorrere il sangue dei poliziotti ha usato il trucco della chiamata al centralino.

 

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È accaduto tutto rapidamente. Erano da poco passate le nove di mattina, le macchine bianche della polizia di Baton Rouge che arrivano a sirene spiegate (il dipartimento è a pochi isolati di distanza), gli spari all’altezza del cavalcavia sulla Airline Highway, nei pressi dell’Hammond Aire Plaza, un centro commerciale sempre piuttosto affollato. Era vestito con una tuta nera e aveva il volto coperto, «sembrava un Ninja» racconta una testimone, almeno trenta i colpi sparati.

 

Morti e feriti, gli agenti rispondono al fuoco, il cecchino è colpito a morte (aveva un fucile d’assalto, ormai simbolo di questa guerra nelle strade d’America). Si tratta di Gavin Eugene Long, ha agito nel giorno del suo 29esimo compleanno.Era un ex marine di Kansas City congedato con onore nel 2010. Probabilmente a spalleggiarlo c’erano dei complici. E due sospetti sono stati fermati mentre tentavano di attraversare il fiume Mississippi.

eugene gavin long la sparatoria a baton rouge eugene gavin long la sparatoria a baton rouge

 

Per ore dopo l’agguato le squadre speciali di artificieri setacciano l’area con un robot radiocomandato, per controllare che non siano stati piazzati esplosivi. Secondo altre testimonianze la sparatoria sarebbe invece iniziata prima dell’arrivo degli agenti . Un testimone oculare si dice certo che fosse in corso uno scontro armato tra gang rivali, una versione che ha trovato diversi riscontri anche nella polizia. Ma al momento la versione ufficiale resta quella dell’imboscata.

 

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Martedì scorso la polizia aveva arrestato tre giovanissimi neri che avevano compiuto una rapina ad un banco dei pegni, impadronendosi di armi con cui, avrebbero confessato alla polizia, volevano «uccidere agenti per vendicare la morte di Sterling». La sparatoria di Baton Rouge arriva all’indomani della nascita, nella capitale della Louisiana, della sezione locale del New Black Panther Party, il partito delle nuove pantere nere, i cui leader proprio da ieri si trovavano in città per una delle tante manifestazioni pacifiche che ogni giorno vengono organizzate per protestare contro la polizia, in particolare contro l’uccisione il 5 luglio di un nero disarmato, Alton Sterling, 37 anni.

 

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Uno dei responsabili del movimento, riporta il canale locale della Abc, avrebbe detto ai manifestanti: «È il momento per una nuova leadership e una nuova organizzazione nella lotta a Baton Rouge. Le nuove pantere nere sono le più adatte ». Sull’account Twitter del New Black Panther Party, come pure su quello del movimento Black Lives Matter (le vite dei neri contano), nelle ultime ore si sono moltiplicati gli insulti razzisti da parte di anonimi bianchi, che promettono vendetta.

 

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