CORVO NERO NON AVRAI IL MIO SCALPO – I PENNUTI NERI SONO L’INCUBO DEI CITTADINI DI VANCOUVER: GLI ATTACCHI CONTINUI AI PASSANTI SEMBRANO UNA SCENA DE “GLI UCCELLI” DI HITCHCOCK – L’ESPERIMENTO DI “CROWTRAX”: UNA MAPPA CONDIVISA IN CUI INSERIRE I CORVI AVVISTATI – MA L’UNICA SOLUZIONE RIMANE… – VIDEO

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Simone Disegni per il “Corriere della Sera”

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Se Alfred Hitchcock fosse ancora in vita, probabilmente, troverebbe ampio materiale per girare il sequel del suo celebre Gli Uccelli.

 

Non ci sono minacce per la salute pubblica, certo, né alcun piano dei volatili per sbarazzarsi dei legittimi abitanti di Vancouver; ma la città della costa ovest canadese deve fare i conti con l' ennesima stagione di nidificazione dei corvi, con annesso fastidioso danno collaterale: gli attacchi in serie ai passanti.

 

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Che i neri pennuti spadroneggino nella regione nella tarda primavera, è cosa nota da tempo: i giornali locali abbondano di storie di attacchi più o meno dolorosi e di pacchetti di «suggerimenti» su come evitare di rimanerne vittima, e la Bbc lo scorso anno riportò perfino la notizia della sospensione della consegna della corrispondenza in parte della città dopo l' aggressione di un postino.

 

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Nessuno tuttavia, sino ad ora, si era preso la briga di collezionare i racconti delle incursioni e di mappare in maniera sistematica il fenomeno. L' idea è venuta nel 2016 a due docenti del Langara College: lanciato come un esperimento per far esercitare i propri studenti con i sistemi di geolocalizzazione, CrowTrax è diventato nel giro di poche settimane un punto di riferimento per la città, e un vero strumento di studio del fenomeno.

 

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«È una specie di terapia - ha detto al Guardian Jim O' Leary, uno dei promotori - le persone restano traumatizzate e sentono davvero il bisogno di raccontare la loro storia». Grazie alle segnalazioni che gli utenti possono inserire direttamente sulla mappa condivisa della zona, i ricercatori hanno tracciato le dimensioni del fenomeno: mille gli attacchi registrati nel primo anno, millecinquecento nel secondo, nel periodo di 8/10 settimane in cui questi si concentrano.

 

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«Nei giorni di picco - racconta O' Leary - ci è capitato di ricevere anche cento segnalazioni nell' arco di sei ore».

 

Fatti salvi quelli manifestamente inventati, che vengono bloccati dai gestori («Un corvo mi ha seguito in un bar ed è fuggito con la mia fidanzata»), i reports riferiscono di una dinamica quasi invariabile. Raccontano atterriti di attacchi improvvisi, dalle spalle, che terminano con spesso dolorosi colpi sotto la nuca.

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A Vancouver come ovunque, i corvi non attaccano che per difendersi da quella che percepiscono come una minaccia ai loro nidi e ai loro piccoli.

 

Eppure, come emerge dalle centinaia di racconti su CrowTrax, mostrano un' alta dose di aggressività, oltre che di intelligenza, nel coordinare le incursioni. «D' altra parte - conclude O' Leary - è una specie abituata ad attaccare, ed uccidere: cani, gatti, scoiattoli o piccioni».

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La soluzione, una volta assestate le proporzioni del fenomeno? Non certo mettersi a correre all' impazzata, rischiando di provocare ulteriormente il pennuto ed essere colpiti a ripetizione; né tentare di nascondersi, visto l' alto numero di nidi della zona.

 

L' unico rimedio razionale, suggeriscono i promotori del progetto, è quello di indossare un cappello. Che dall' allarme rosso stia per nascere una nuova moda?

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