COSE DI COSA NOSTRA - LA RELAZIONE DELLA DIREZIONE ANTIMAFIA: I BOSS PUNTANO SUI COLLETTI BIANCHI, MANAGER E AVVOCATI - SE LA 'NDRANGHETA CALABRESE È OGGI IL VERO PESO MASSIMO DELLA CRIMINALITÀ GLOBALE, COSA NOSTRA HA MOSTRATO "CREATIVITÀ" NELL'ADATTARSI AI CAMBIAMENTI DEL "MERCATO"

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Nello Scavo per Avvenire

 

Stanno mutando pelle. Ma è solo maquillage. I mafiosi hanno bisogno di ripulirsi l' immagine, stringere mani e apparire rispettabili. «Nella realizzazione dei progetti criminosi ricorre una platea variegata di soggetti che si caratterizzano per una marcata professionalità, maturata nei più svariati settori». Lo dice la relazione semestrale della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.

 

«È nella prospettiva di queste "sinergie professionali", cementate dalla corruzione, che può essere interpretata la strategia di azione in atto delle mafie, sia in Italia che all' estero». Per questa ragione l' impegno prioritario degli investigatori è quello di «svelare e scardinare tali figure», in altre parole «centrare gli obiettivi della moderna criminalità organizzata».

 

Cosche che lavorano per compartimenti stagni, nei quali spesso il singolo affiliato oppure l' uomo d' affari coinvolto in un determinato investimento, non conosce esattamente l' intera catena di comando e si limita a svolgere una parte del lavoro. «Il problema, semmai, si pone rispetto ai profili di responsabilità dei singoli e alla qualificazione delle condotte, non sempre - si legge nella relazione - esattamente inquadrabili nell' associazione di stampo mafioso». Insomma si può essere mafiosi senza 'fare' i mafiosi.

 

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Se la 'ndrangheta calabrese è oggi il vero peso massimo della criminalità globale, Cosa nostra siciliana resta l' organizzazione che più ha mostrato 'creatività' nell' adattarsi ai cambiamenti del 'mercato' e alla pressione degli investigatori.

 

La Dia parla di «una vasta area grigia addentro a settori cruciali dell' economia nazionale, come l' edilizia (pubblica e privata) i trasporti, la distribuzione commerciale, l' agroalimentare e quello assicurativo, tutti espressione di una managerialità mafiosa che, interessata a recuperare margini di competitività - specie fuori dalla Sicilia - e ad abbattere i costi di produzione, diventa lo strumento per ampliare, apparentemente "a norma di legge", il paniere degli investimenti dei clan».

 

È il caso di un insospettabile avvocato civilista palermitano e di un ingegnere, che nel gennaio 2016 «si sarebbero adoperati, in nome e per conto delle famiglie del mandamento di Palermo-Resuttana, per la stipula di compravendite immobiliari e per l' aggiudicazione, avvalendosi della forza di intimidazione della consorteria mafiosa, di un contratto d' appalto per la realizzazione di diverse villette a schiera nel comune di Marino (Roma)».

 

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Professionisti che hanno messo a disposizione la propria professionalità beneficiando, di contro, di alcuni 'servizi' messi in campo dai clan: «Protezione, liquidità, garanzie nell' aggiudicazione di appalti».

 

Stesso spartito segue la 'ndrangheta, «la cui duttilità operativa fuori regione deriva dalla commistione tra le professionalità maturate, soprattutto nel centro e nel nord del Paese, da affiliati di nuova generazione, diretta espressione delle famiglie, e "professionisti" attratti consapevolmente alla 'ndrangheta ».

 

Il caso più recente è quello di Rosario Vizzari, amico d' infanzia del boss calabrese Antonio Piromalli, diventato il suo braccio economico negli Usa. Da New York Vizzari avrebbe lavorato per favorire l' espansione economiche del clan attraverso attività di import export nell' agroalimentare. Niente droga, in questo caso.

 

Un 'sacrificio' necessario per non sollevare polveroni e per mantenere buoni rapporti con diversi funzionari pubblici statunitensi che, secondo un' ipotesi bonaria, non avrebbero compreso che il manager di origini italiane era un emissario della più potente mafia mondiale, grazie a cui diverse partite di armi e munizioni sarebbero partite dagli Usa e dirette in Siria attraverso navi adoperate dalla 'ndrangheta per il trasporto di prodotti agroalimentari.

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