1. INIZIA A PRENDERE FORMA IL COMPLOTTO PER FREGARE MARCO PANTANI AL GIRO DEL ‘99 2. QUALCUNO, PROBABILMENTE LA CAMORRA, AVEVA INTERESSE A SBARRARE LA STRADA AL “PIRATA”, A UN PASSO DAL SUCCESSO, PER ARRICCHIRSI CON IL GIRO DELLE SCOMMESSE 3. LA SCONFITTA DI PANTANI A CORSA ORMAI VINTA AVREBBE PERMESSO DI INCASSARE IL FLUSSO MOSTRUOSO DI PUNTATE SUL CICLISTA. CONSENTENDO DI PUNTARE FORTE SU UN ALTRO NOME, O MAGARI ANCHE DUE: GOTTI E SAVOLDELLI, CHE VALEVANO 10 E 15 VOLTE LA POSTA 4. E CI SONO MOLTI DUBBI ANCHE SULLA REGOLARITÀ DEL TEST CHE CERTIFICÒ IL LIVELLO DEL SUO EMATOCRITO AL 52%, DUE PUNTI SOPRA IL LIVELLO TOLLERATO. LA PROVETTA FU PORTATA VIA NELLA TASCA DELLA GIACCA DA UN MEDICO: UNA CHIARA VIOLAZIONE DEL PROTOCOLLO CHE AVREBBE POTUTO INVALIDARE IL TEST. E LA SERA PRIMA DELLE ANALISI IL VALORE ERA AL 47%

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1. PANTANI, NUOVA INCHIESTA - L’OMBRA DELLA CAMORRA NEL COMPLOTTO PER FAR CADERE IL PIRATA

Marco Mensurati e Matteo Pinci per “la Repubblica

 

Marco Pantani Marco Pantani

Da quell’incubo ne è uscito solo da morto, dopo aver urlato al mondo la sua rabbia: «Mi hanno fregato». Oggi un magistrato prova a dar voce al grido sordo di Marco Pantani. La procura di Forlì ha aperto un’inchiesta sui fatti mai chiariti di Madonna di Campiglio ‘99, il capolinea del Pirata, uno dei momenti più drammatici nella storia del ciclismo e dello sport italiano.

 

Associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva e alla truffa, questo il reato ipotizzato nel fascicolo aperto dal procuratore capo Sergio Sottani e dal sostituto Lucia Spirito, per scoprire cosa si nascondesse dietro le acque torbide che hanno inghiottito la carriera del campione di Cesenatico, e su cui da anni si addensano i sospetti di complotti inquietanti, minacce esplicite e manipolazioni del circuito delle scommesse clandestine. Con l’ombra della camorra a fare da sfondo.

 

TOMBA DI MARCO PANTANI TOMBA DI MARCO PANTANI

È il 5 giugno 1999 quando un controllo dell’Uci per la salute degli atleti chiude, a due sole tappe dalla fine, il Giro d’Italia di Pantani, lanciato in maglia rosa verso il trionfo di Milano: ematocrito alto, 51.9, 1.9 punti sopra il limite di tolleranza, e sospensione immediata dalla corsa. Poco importa che la sera prima nella stanza dell’hotel Turing e, poi, quando nel pomeriggio si ferma a Imola in un laboratorio accreditato per effettuare un nuovo esame, il valore sia 48, e quindi entro i limiti.

 

Una provetta che non ha scelto personalmente e portata via in una tasca della giacca dal medico — violazioni del protocollo che avrebbero potuto invalidare il test — una provetta forse surriscaldata, per colpa o per dolo, che secondo l’ipotesi della procura avrebbe prodotto parametri anomali di piastrine non giustificabili con l’alterazione dell’ematocrito. Sangue deplasmato, si dice in gergo.

 

tonina pantani tonina pantani

Il Giro riparte senza Pantani, rumoroso oppositore della campagna del Coni “Io non rischio la salute”. Un’esclusione annunciata: già la sera prima del controllo fatale, il 4 giugno ‘99, componenti della sua squadra raccontano di aver ricevuto le telefonate di chi chiedeva perché il giorno seguente il leader del Giro non sarebbe partito.

 

E persino alcuni giorni prima, all’arrivo a Cesenatico della 11esima tappa, casa sua, Marco aveva dovuto fare i conti con le minacce di chi aveva provato a farlo fuori dalla corsa: «Stavolta te la sei cavata, ma non finirai il giro». Minacce ribadite in quei giorni al presidente del suo fan club, Savini.

 

Chi aveva interesse a sbarrare la strada a un passo dal successo al campione più amato d’Italia? Una cosa è certa: la sconfitta di Pantani a corsa ormai vinta avrebbe garantito al giro delle scommesse clandestine — altempo non c’era la Snai — di incassare il flusso mostruoso di puntate sul ciclista. Consentendo contemporaneamente di puntare forte su un altro nome, o magari anche due: Gotti e Savoldelli valevano rispettivamente 10 e 15 volte la posta, quote sufficienti a giustificare anche una doppia puntata, con incassi garantiti.

TONINA PANTANI TONINA PANTANI

 

In questo senso un ruolo centrale per la nuova inchiesta assumono soprattutto le parole di Renato Vallanzasca, il bandito della Comasina, che anni fa raccontò in una lettera alla madre di Pantani, la signoraTonina, e nella propria autobiografia, come proprio durante quel Giro maledetto fu avvicinato in carcere da un altro detenuto, un conoscente «con frequentazioni nel giro delle scommesse clandestine», che 4-5 giorni prima che fermassero Marco a Madonna di Campiglio gli garantì: «Renato, se hai qualche milione da buttare puntalo sul vincitore del Giro. Non so chi vincerà, ma sicuramente non sarà Pantani ».

 

Parole ripetute poi alla procura di Trento, da cui fu ascoltato senza però essere davvero creduto. A Forlì, i pm la pensano diversamente. A quelle parole di Vallanzasca credono, tanto che hanno già avviato i contatti con la procura di Rimini, dove da agosto è stata riaperta a sorpresa l’indagine sulla morte di Pantani, per cercare un nesso tra questi fatti e quella morte così strana, consumata cinque anni dopo. Dando anche il via a una serie di interrogatori mirati a indagare nell’ambiente delle combine sportive. Ambienti vicini alla camorra, a cui fece riferimento proprio il «bel René» nei suoi racconti sull’episodio in questione.

 

pantani, 10 anni dalla morte del pirata 9 pantani, 10 anni dalla morte del pirata 9

Del resto anche Pantani stesso, convinto di non essere nel torto, spese cifre importanti pagando investigatori per capire chi lo aveva «fregato», come ripeteva quasi compulsivamente. Finendo allo stesso tempo nel tunnel della cocaina, ostaggio della droga che da sempre alimenta le tasche dei sistemi camorristici, fino ad acquistare negli ultimi giorni di Rimini, dagli spacciatori, campani, Miradossa e Veneruso, la dose che lo avrebbe ucciso in quella notte di San Valentino del 2004.

 

A breve Vallanzasca sarà ascoltato dal procuratore Sottani, che ha già avviato un calendario di interrogatori fitto e, pare, produttivo: decine di testimoni che hanno spiegato anche quanto fosse facile falsificare un esame del sangue Uci perché risultasse positivo.

 

Ora le tesi ufficiali su Madonna di Campiglio, minate dalle evidenti manipolazioni intorno a quell’esame evidenziate anche dai compagni di squadra del campione, dal medico della Mercatone Roberto Rempi, dal manager della squadra, iniziano a scricchiolare rumorosamente. E l’impressione è che, tra Rimini e Forlì, l’ultimo capitolo della storia di Pantani debba essere completamente riscritto.

pantani, 10 anni dalla morte del pirata 8 pantani, 10 anni dalla morte del pirata 8

 

2. PRIMA E DOPO IL CONTROLLO CHIAVE, I VALORI ERANO IN REGOLA

Marco Bonarrigo per “il Corriere della Sera

 

Alle 7 e 15 di sabato 5 giugno 1999 tre persone bussano alla stanza 27 dell’Hotel Touring di Madonna di Campiglio. Mario Spinelli, Michelangelo Partenope e Eugenio Sala, medici del Sant’Anna di Como, cercano Marco Pantani, a cui mancano solo due tappe per vincere il secondo Giro d’Italia. I medici non sono li per un test antidoping ma per un «controllo sulla salute», istituito dalla federazione ciclistica internazionale per limitare il ricorso all’eritropoietina, per cui non esistono ancora controlli legalmente validi. 

 

La procedura prevede uno stop di 15 giorni per chi ha un ematocrito superiore al 50 per cento. Al prelievo assistono il medico sociale Rempi, il direttore sportivo Martinelli e l’ispettore federale Coccioni. Il dottor Partenope inserisce i 5 cc di sangue della maglia rosa nella provetta numero 11.140. Poi la porta via e la elabora con un analizzatore Beckman Coulter 8 in un altro albergo.

 

pantani, 10 anni dalla morte del pirata 6 pantani, 10 anni dalla morte del pirata 6

Uno strumento ospedaliero di precisione, non la centrifuga portatile usata dai medici sociali, quella che, la sera prima, avrebbe tranquillizzato il Pirata e il team con un valore del 47 per cento. La strisciata di controllo lascia interdetti i medici. L’ematocrito di Pantani è al 52 per cento. Il Coulter viene tarato più volte: il risultato non cambia. 

 

Come da procedura, i medici tolgono un punto al dato strumentale, formalizzano il 51 per cento e la sospensione di 15 giorni per motivi di salute. La notizia viene portata al corridore da Martinelli. Pantani per la rabbia distrugge uno specchio della stanza con un pugno. La sua discesa dalle scale dell’Hotel Touring, a capo chino, scortato dai carabinieri, è una delle immagini simbolo degli anni più neri del ciclismo. Sulla strada del ritorno, Pantani e Martinelli si fermano all’Ospedale di Imola. Due test di controllo, risultato 47,6 e 48,1 per cento. Il Pirata adesso è in regola. Ma il suo Giro e la sua carriera sono al capolinea. 
 

 

 

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