IL LATITANTE AMEDEO MATACENA PUÒ STARE SERENO: L’ITALIA HA FIRMATO IL TRATTATO DI ESTRADIZIONE CON GLI EMIRATI ARABI MA IL PATTO È IN ATTESA (DA MESI) DI ESSERE RATIFICATO - L’EX PARLAMENTARE DI FORZA ITALIA È STATO CONDANNATO IN VIA DEFINITIVA PER CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE MAFIOSA

A Dubai ha trovato rifugio anche Samuele Landi, inseguito da ordini di arresto e due condanne non definitive a complessivi 15 anni legate al crac di Eutelia, la compagnia telefonica di cui era amministratore delegato… -

Condividi questo articolo


Ferruccio Sansa per il “Fatto Quotidiano”

 

MATACENA CHIARA RIZZO SCAJOLA MATACENA CHIARA RIZZO SCAJOLA

Amedeo Matacena può stare tranquillo. Per ora nessuno toccherà l’ex parlamentare reggino di Forza Italia e armatore dello Stretto, per il quale finì nei guai l’ex ministro Claudio Scajola accusato di averne favorito il tentativo di fuga in Libano. Come Marcello Dell’Utri. Anche Matacena, del resto, è stato condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, nel suo caso la ‘ndrangheta. Per un attimo ha tremato, quando l’Italia ha firmato il trattato di estradizione con gli Emirati Arabi.

 

matacena amedeo matacena amedeo

Ma le manette possono attendere: il patto è ancora lì, in attesa da mesi di essere ratificato. Gli Stati arabi restano il paradiso di latitanti che hanno messo su ristoranti. Gente che può contare su amicizie nel centrosinistra come nel centrodestra.

 

casli52 amedeo chiara matacena casli52 amedeo chiara matacena

A settembre il ministro Andrea Orlando è volato negli Emirati per firmare l’ac - cordo. Con i soliti toni trionfalistici. Cosa è successo da allora? Niente, l’accordo non è ancora operativo, contrariamente a quanto promesso da Orlando. “Noi abbiamo fatto la nostra parte, ora tocca alla Farnesina”, rispondono al ministero della Giustizia. Ma se chiami gli Esteri, strabuzzano gli occhi: “Veramente a noi risulta che toccherebbe a loro”. Alla fine si trova una risposta: “La questione deve essere calendarizzata. Toccherà alla Farnesina portarla in Parlamento, ma si farà in tempi brevi”.

 

CHIARA RIZZO MATACENA CHIARA RIZZO MATACENA

C’è una data? Macché. Intanto i latitanti dormono fra due guanciali. A Dubai ha trovato rifugio anche Samuele Landi, inseguito da ordini di arresto e due condanne non definitive a complessivi 15 anni legate al crac di Eutelia, la compagnia telefonica di cui era amministratore delegato. Il più noto però resta Matacena: “Faccio il maître in un ristorante”, ha raccontato l’ex parlamentare. Quale ristorante? Secondo gli investigatori potrebbe essere uno dei locali aperti da Andrea Nucera, re del mattone a Savona, un altro latitante a Dubai.

CHIARA RIZZO MATACENA CHIARA RIZZO MATACENA

 

Tra i suoi clienti c’è anche un ambasciatore italiano. Cin cin, un brindisi alla giustizia. Difensore di Simona Musso, compagna di Nucera e anche lei latitante negli Emirati, è stato Franco Vazio (Pd), vicepresidente della commissione Giustizia della Camera che deve occuparsi della ratifica dell trattato.

 

“A novembre ho dismesso l’incarico”, assicura Vazio. Ma che dire di Enrico Nan, un passato da onorevole del centrodestra, poi passato a Futuro e Libertà e infine sfilatosi dalla politica? Nan è stato l’avvocato storico di Nucera. Non solo, era anche vicepresidente e consigliere di Carisa, gruppo Carige. Per i finanziamenti della banca ligure a Nucera (quando ormai si apriva la voragine di un crac da 400 milioni) a Savona è in corso un processo (Nan non è indagato).

 

CHIARA RIZZO MATACENA CHIARA RIZZO MATACENA

E ancora: Nucera nel 2006 –quando non era ancora un latitante, ma un imprenditore riverito da tutta Savona, con tanto di aereo privato – vendette un appartamento in un suo palazzo, nella centrale piazza Diaz, a Federico Berruti, commercialista (nonché socio della moglie di Vazio) e soprattutto sindaco della città. Nello stesso palazzo comprò anche Luciano Pasquale, recordma n delle poltrone: è stato presidente della Carisa, della Camera di Commercio, nonché direttore dell’Unione industriali di Savona.

 

Ma l’affare più incredibile lo fece con l’Agenzia delle entrate: nel 2010 – come ha scritto Mario Molinari sul sito Ninin – l’Agenzia delle Entrate siglò un contratto di sei anni (ancora in corso) con una società di Nucera per affittare un immobile di 2.090 metri quadrati da usare come uffici a Genova. Canone annuo 315 mila euro. All’epoca non era ancora latitante, ma già doveva allo Stato milioni di euro (in tutto sarebbero 100). Ammise in parte lui stesso in una lettera del 2011: “Ires anni 2008 e 2009 per euro 5.098.958,00 e Irap anni 2008 e 2009 per euro 1. 30 4. 440 ,0 0”.

CHIARA RIZZO AMEDEO MATACENA CHIARA RIZZO AMEDEO MATACENA

 

Insomma, l’Agenzia creditrice per milioni pagava il canone all’imprenditore che le doveva una fortuna. “Se Nucera tornasse, potrebbe rispondere a domande sulle sue frequentazioni con politici, banchieri e magistrati che hanno fatto carriera”, sorride Christian Abbondanza della Casa della Legalità, “Forse, per evitare tanti mal di pancia, qualcuno preferisce che faccia il ristoratore”.

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - BUM! QUANDO LA PITONESSA STRIZZAVA I CERVELLI! - SU UN ANTICO NUMERO DEL RINOMATO MENSILE DI ARREDAMENTO "AD", SPICCA UN SERVIZIO NEL QUALE SI LEGGE: "DANIELA E PAOLO SANTANCHÈ […] LEI È UNA PSICHIATRA CHE LAVORA NELLA COMUNICAZIONE, LUI È UN CHIRURGO DELLE DIVE" - PARE CHE PER UN CERTO PERIODO, VANTANDO UN’INESISTENTE LAUREA IN PSICOLOGIA, DANIELONA ABBIA RICEVUTO, NELLO STESSO STUDIO MILANESE DELL’ALLORA ANCORA MARITO PAOLO SANTANCHE’, PAZIENTI CHE NON ACCETTAVANO IL PROPRIO ASPETTO - SAREBBE ANCHE L’UNICO PERIODO IN CUI LA PITONESSA AVREBBE USATO IL PROPRIO COGNOME CON TANTO DI TARGA SULLA PORTA, ''DOTTORESSA GARNERO, PSICOLOGA''...

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…