“TI AMO"? QUANDO USCÌ LA CRITICA MI MASSACRÒ” – IN ITALIA I FAN DELLA “CASA DI CARTA” SONO IMPAZZITI PER "BERLINO" CHE CANTA “TI AMO”, UN BRANO DI POP SUBLIME, USCITO OLTRE 40 ANNI FA - MA UMBERTO TOZZI FA LO SNOB: “QUANDO HO SAPUTO CHE FACEVA PARTE DELLA COLONNA SONORA HO SORRISO. NON HO VISTO LA SERIE, MA NE HO SENTITO PARLARE. CURIOSO? SÌ, MA IN QUESTI GIORNI SONO ALLE PRESE CON MUSICA NUOVA…” - VIDEO

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Mattia Marzi per “il Messaggero”

 

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Cosa ci fa una canzone d'amore italiana ne La casa di carta, la serie spagnola che parla di un gruppo di criminali che fanno irruzione nella zecca di Spagna e stampano migliaia di banconote, per poi scappare con il bottino?

 

La canzone è Ti amo di Umberto Tozzi e a cantarla - nel primo episodio della nuova stagione, arrivata su Netflix venerdì - è un coro di frati durante il matrimonio di uno dei protagonisti. «Sono passati più di quarant'anni, eppure questo pezzo continua a stupirmi», dice Tozzi (68), che da tempo vive a Montecarlo e in questi giorni è bloccato in casa.

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Come ha reagito quando ha saputo che Ti amo faceva parte della colonna sonora?

«Ho sorriso. Non ho ancora visto la serie, ma ne ho sentito parlare».

Non è curioso?

«Sì, ma in questi giorni sono preso dallo studio: lavoro a nuova musica. La vedrò».

 

Che aria tira a Montecarlo?

«Hanno tutti accettato le disposizioni senza polemizzare. Le persone hanno senso civico, qui: la prima cosa che imparai quando mi trasferii fu di non buttare le cicche a terra».

 

Il giornale tedesco Bild ha pubblicato una lettera d'amore all'Italia di dubbio gusto, piena di luoghi comuni. La citano: Cercavamo il mare azzurro e il profumo dei limoni canticchiando Umberto Tozzi.

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«Parole che fanno comunque piacere. Per noi italiani è sempre stato difficile riuscire ad esportare la nostra musica ed è bello quando, nonostante tutto, vengono ricordati i nostri successi internazionali».

 

Ti amo, passando per la Spagna, arrivò anche in Sud America.

«Dimostrai ai discografici che si erano sbagliati, quando volevano che uscissi con un altro singolo, Se tu mi aiuterai. Mi ribellai e feci bene».

Nel 1977, in Italia, risultò essere il secondo singolo più venduto, dietro ad Amarsi un po' di Battisti.

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«E pensare che qualche anno prima avevo partecipato come chitarrista ai provini per Il mio canto libero. A Milano io, Bennato, Finardi e la Nannini passavamo le giornate negli uffici dell'etichetta Numero Uno aspettando di lavorare».

 

Con Battisti come andò?

«Restai in studio una settimana. Mangiavamo insieme. Non era molto affabile. Alla fine non mi prese, ma quando uscì Ti amo confidò al mio editore: Tozzi è l'unico che fa qualcosa di originale».

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I critici, invece, non la pensavano così.

«Mi massacrarono. Dicevano che facevo solo tormentoni estivi».

Poi Gloria conquistò gli Usa.

«Merito dell'americano Greg Mathieson, con il quale collaborai per l'album Notte rosa nel 1981. A Los Angeles gli chiesero di aiutare Laura Branigan per il suo disco d'esordio. Le fece ascoltare Gloria. La incise e i dj se ne innamorarono»

 

 

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Il Festival di Sanremo lo ha seguito?

«Come sempre. Ma la musica ormai è un contorno. I direttori artistici dovrebbero essere più coraggiosi».

 

Levante, Francesca Michielin e Maria Antonietta hanno proposto una versione al femminile di Si può dare di più. Le è piaciuta?

«Dietro la versione mia, di Ruggeri e Morandi c'era una magia irripetibile. Piuttosto, ho trovato molto bella la versione di Stella stai cantata da Mina negli spot».

 

Il tour primaverile nei teatri con Raf è stato spostato in autunno. È ottimista su un ritorno alla normalità?

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«Fare previsioni è impossibile. Staremo a vedere».

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