MAFIA DA EXPO A MILANO - TAGLI DA CINQUECENTO, CENTO, MA ANCHE DA CINQUANTA EURO. STIPATI DENTRO AUTO, MIMETIZZATI PERFINO IN UN CANOTTO GONFIABILE, CHE DA MILANO PARTIVANO PER PIETRAPERZIA, ENNA. LINFA PER ALIMENTARE I GUADAGNI DI COSA NOSTRA - I CARAMBA LO SEGNALANO DUE ANNI FA, NESSUNO SE LI FILA

Una serie di società di facchinaggio e trasporti, che hanno ottenuto 18 milioni di euro di appalti in tre anni da Fiera Milano spa, nonostante gli imprenditori fossero in odore di mafia. I legami con la famiglia di Messina Denaro... -

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Emilio Randacio per “la Repubblica

 

Borse della spesa piene di denaro. Tagli da cinquecento, cento, ma anche da cinquanta euro. Stipati dentro auto, mimetizzati perfino in un canotto gonfiabile, che da Milano partivano con destinazione Pietraperzia, Enna. Linfa per alimentare i guadagni di Cosa nostra.

 

Frutto di una serie di società di facchinaggio e trasporti, che hanno ottenuto 18 milioni di euro di appalti in tre anni da Fiera Milano spa, nonostante gli imprenditori fossero in odore di mafia. Un’indagine che ha permesso di scoperchiare «la commissione di reati anche grazie a una serie di gravi superficialità da parte di soggetti del mondo dell’imprenditoria e delle libere professioni ».

 

Un meccanismo «che è stato reso possibile da amministratori di aziende di non piccole dimensioni, consulenti, notai e commercialisti che in sostanza non hanno voluto vedere quello che accadeva intorno a loro».

 

bocassini ilda bocassini ilda

“ UN QUADRO DESOLANTE”

«Un quadro davvero desolante », così il gip di Milano, Maria Cristina Mannocci, definisce lo spaccato scoperto dall’antimafia milanese – procuratore aggiunto Ilda Boccassini, pm Sara Ombra e Paolo Storari -, che ieri ha portato in carcere undici persone.

L’inchiesta parte da una segnalazione dei carabinieri nel 2014, che evidenzia «una serie di elementi su infiltrazioni mafiose all’interno di Fiera Milano spa».

 

E quegli elementi, oggi, gli inquirenti sono convinti di averli cristallizzati. Attraverso la società Dominus, i cui titolari reali erano i due quarantenni Giuseppe Nastasi e Liborio Pace, detto Birù. Il primo figlio di Calogero, origini trapanesi, legami stretti con uomini d’onore del calibro della famiglia di Matteo Messina Denaro. Il secondo da Pietraperzia, in provincia di Enna, anche lui imparentato con uomini con un passato a dir poco discutibile.

 

“GLI INCONTRI CON I MANAGER”

PISAPIA CANTONE PISAPIA CANTONE

I giudici delle misure di prevenzione – presidente Fabio Roja - hanno deciso di commissariare per i prossimi «sei mesi» una controllata della Fiera, Nolostand spa.

 

Il motivo? I vertici della società si interfacciavano con Birù Pace e Giuseppe Nastasi, senza che questi avessero alcun ruolo operativo nelle svariate società a cui affidavano gli appalti. Nastasi e Pace «avevano quali interlocutori privilegiati Enrico Mantica, ex ad di Nolostand, per le soluzioni di prolematiche lavorative a carattere operativo, e Marco Serioli, ad di Nolostand per la sfera amministrativa e gestionale».

 

Rapporti – sostiene il Tribunale - che avvenivano «in violazione del codice etico di Fiera Milano».

 

Se la stessa procura al momento non muove alcun addebito ai manager della società quotata, rimarca un lungo elenco di profili amministrativi violati. Partendo dal fatto che «i dirigenti di Nolostand hanno ricevuto lettere che indicavano Nastasi come soggetto mafioso».

 

renzi cantone renzi cantone

Birù, tra il 2013 e il 2015, ha anche «avuto 966 contatti telefonici con Mantica, 127 con il management di Fiera Milano». Ma ci sono incontri e telefonate anche con l’attuale ad, Marco Serioli, e con il numero uno in carica di Fiera Milano, Arturo Peraboni. Pur di incontrarlo, interrompono le vacanze in Sicilia e lo raggiungono alla fine del luglio 2015 a Milano. Da lui, secondo le intercettazioni, arrivano rassicurazioni. «Ci proroga il contratto fino al 2022», assicura Nastasi.

 

GLI “AIUTINI” PER EXPO

Più magro il «bottino» che la Dominus con le sue controllate è riuscita ad accaparrarsi per l’Esposizione universale. Opere di costruzione per gli stand espositivi di Francia, Qatar e Guinea oltre che a quella della Birra Poretti, per finire con i lavori del Padiglione congressi. In tutto 201 mila euro, in cui ancora una volta il passepartout per Nastasi e Pace e la loro Dominus si rivela l’Ente Fiera, che «attraverso Mantica fornisce ai due suggerimenti su come migliorare l’offerta per vincere la gara».

 

Anche in questo caso - per l’accusa - Fiera Milano non avrebbe controllato l’onorabilità dei propri fornitori chiedendo «espressamente a ciascun consorziato i requisiti di legge per il rilascio del certificato antimafia».

FILA EXPO FILA EXPO

 

Ma, alla fine del febbraio 2015, «emergono complicazioni, dovute alle remore del commissario straordinario Expo (Giuseppe Sala,ndr), nell’affidare gli appalti a Fieramilano». Non solo. Mantica in un’intercettazione con Birù ricorda come «su Expo dovevano tenerla... poi è arrivato Cantone (...) e lui li ha messi tutti in fila!».

 

Mantica spiega ancora al suo interlocutore «che Fiera Milano era intenzionata ad applicare la medesima gestione nell’assegnazione degli appalti fieristici anche in occasione di Expo: tuttavia, tale condotta sarebbe stata bloccata » dall’Anticorruzione. E Pace commenta: «Fiera la tengono sempre al coperto perché comunque gli interessi in Fiera... Fiera io in questo momento la valuto un’altra Alitalia.. che tutti i piaceri della parte politica...».

 

 

 

 

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