MENO SIAMO, MEGLIO STIAMO - DEBUTTA IL NUMERO CHIUSO A VENEZIA PER LA FESTA DEL REDENTORE: ACCESSO ALLE RIVE LIMITATO A 60 MILA PERSONE - TRANSENNE, SENSORI CONTA-TURISTI, ACCESSI LIMITATI, CENTRALI OPERATIVE E CONTROLLI A TAPPETO AGLI ACCESSI DELLA CITTÀ PER IL RISCHIO TERRORISMO

-

Condividi questo articolo


Gloria Bertasi per il “Corriere della Sera”

 

La prima volta di Venezia a numero chiuso, non di tutta la città ma di una sua parte, e anche consistente: le rive, accessibili a un massimo di 60 mila persone tra San Marco, Zattere e isola della Giudecca.

NUMERO CHIUSO A VENEZIA NUMERO CHIUSO A VENEZIA

 

Ieri sera, la laguna ha festeggiato il suo primo Redentore blindato con transenne a creare corridoi per gli interventi d' emergenza, conta persone e accessi limitati in alcune aree della città. Ogni riva era protetta da decine di parapetti e cartelli in pvc affissi all' imbocco di campi e calli con la scritta «Exit» indicavano le vie di deflusso e, eventualmente, di fuga. Ma non solo. Lo spazio sulle rive è stato appunto calmierato per permettere ai soccorsi di avere agibilità d' accesso e in campo c' erano oltre 200 agenti tra polizia, carabinieri e Guardia di finanza senza contare i vigili e i volontari della Protezione civile.

 

TURISTI A VENEZIA TURISTI A VENEZIA

Il Redentore è la festa più sentita a Venezia: istituita nel 1577 per celebrare la fine della peste, ancora oggi si svolge secondo lo stesso schema di quasi cinquecento anni fa. Un ponte votivo unisce l' isola della Giudecca alle Zattere e alle 19 il passaggio del patriarca e delle autorità cittadine dà il là alla «notte famosissima», un mix di laico e religioso.

 

Ogni anno arrivano oltre 100 mila persone in città ed è da sempre una serata un po' «anarchica», con i veneziani che imbandiscono tavolate all' aperto o attrezzano le barche per una serata nel bacino di San Marco e nel canale della Giudecca in attesa dei fuochi d'artificio che illuminano a giorno la laguna e i suoi palazzi alle 23.30.

 

FESTA DEL REDENTORE A VENEZIA FESTA DEL REDENTORE A VENEZIA

Quanto accaduto in piazza San Carlo a Torino nella notte della finale della Champions (con una vittima e molte centinaia di feriti) e gli attentati terroristici che hanno colpito le capitali europee hanno però imposto una «stretta» per garantire la sicurezza del Redentore (sotto l' attento controllo di vigili e forze dell' ordine).

 

E così, quest' anno, è scattato un piano di sicurezza che ha imposto di limitare a 60 mila il numero di persone sulle rive, di organizzare vie di fuga, centrali operative e controlli a tappeto agli accessi della città d' acqua e delle zone dove tutti ammirano i foghi . È stato anche vietato, dalle 20, l' uso del vetro: bar e ristoranti hanno rispettato l' indicazione, tra il popolo della festa però qualche bottiglia e bicchiere si intravedeva. L' operazione messa in campo è stata un primo test di gestione dei flussi turistici.

NUMERO CHIUSO A VENEZIA NUMERO CHIUSO A VENEZIA

 

Con 29 milioni di visitatori l' anno e l' Unesco che minaccia di inserire Venezia nella black list dei siti a rischio, di recente il Comune ha approvato un piano di gestione per calmierare gli arrivi e sperimentare la prenotazione obbligatoria a San Marco.

Ieri, c' erano steward con il contapersone e sono state monitorate le celle dei cellulari per capire gli afflussi in città.

 

Questo mastodontico piano, però, non ha disincentivato gli arrivi: i parcheggi di piazzale Roma erano pieni, alle 19 il ponte della Libertà che collega terraferma e centro storico è stato chiuso ai veicoli privati e tutte le calli erano invase da un lungo serpentone di giovani e famiglie. In tutto 100 mila persone erano in città.

NUMERO CHIUSO A VENEZIA NUMERO CHIUSO A VENEZIA

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…