I 9 MILA EURO CHE IL COMUNE DI SALERNO DARA’ A “MANOVELLA” ARCURI PER PIGIARE UN BOTTONE CON CUI ACCENDERE L’ALBERO DI NATALE SONO PARTE DEI 3 MILIONI DI EURO CHE VINCENZO DE LUCA HA CONCESSO ALLA SUA CITTÀ PER LE LUMINARIE - IL CONTRIBUTO HA FATTO INCAZZARE NAPOLI E LE OPPOSIZIONI IN CONSIGLIO

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Marco Demarco per il “Corriere della sera”

 

MANUELA ARCURI MANUELA ARCURI

Costi standard? Sì, va bene. Ma dopo il referendum. Per ora è ancora il momento dei costi record. L' ultimo: novemila euro, in realtà 7.500 più Iva, per una comparsata di Manuela Arcuri a Salerno, la città degli effetti speciali e dei De Luca: del governatore regionale più esposto d' Italia, quello più a rischio se il voto di domenica dovesse andar male; del primogenito Piero, impegnato a coordinare il fronte del Sì, ma di fatto commissariato dal padre «esternatore»; e dell' altro figlio Roberto, assessore comunale al bilancio.

 

ARCURI 5 ARCURI 5

Giorni fa, la Giunta regionale campana, cioè De Luca, ha assegnato a Salerno, cioè ancora De Luca, che qui è stato sindaco quattro volte, un finanziamento di 3 milioni di euro per le luminarie di Natale. Forte di questo contributo che ha scatenato l' ira della vicina Napoli e che ha mandato in soffitta la spending review, il Comune di Salerno ha quindi potuto «girare» l' assegno al manager dell' attrice per la sua performance natalizia. La ragione di cotanto cachet è scritta in delibera: partecipare oggi come testimonial all' accensione dell' albero della centralissima piazza Portanova. Sul palco, inutile dirlo, ci sarà come sempre anche Vincenzo De Luca.

SONIA GIOIA E MANUELA ARCURI A PORTO ROTONDO SONIA GIOIA E MANUELA ARCURI A PORTO ROTONDO

 

Novemila euro per pigiare un bottone. «Una cifra che grida vendetta», protestano le opposizioni. Ma a Salerno indignarsi per gli eccessi amministrativi è un po' come abbaiare alla luna. Non come a Napoli, dove una piramide di tubi innocenti ricoperta di abeti, attualmente in costruzione sul lungomare, ma interamente finanziata da un investitore privato, ha spinto gli intellettuali a firmare un appello contro l' ennesimo oltraggio al panorama. A Salerno è tutta un' altra storia.

 

Neanche pochi giorni fa è stata inaugurata la grande ruota da luna park che sovrasta la città: trecento tonnellate di peso, 55 metri di altezza, naturalmente più della piramide napoletana, 168 visitatori a giro. E prima ancora c' era stata l' inaugurazione di «Luci d' artista», appunto. Con un altro testimonial, l' attore Rocco Papaleo, perché qui a Salerno non si muove foglia se non con madrine e padrini.

manuela arcuri calendario manuela arcuri calendario

 

Due anni fa toccò a Maurizio Casagrande, che tra l' altro ottenne anche un finanziamento cittadino di 170 mila euro per un film «promozionale» ambientato a Salerno, che però ha incassato, a dire delle riviste specializzate, appena 200mila euro. È il metodo Salerno: smuovere quante più acque è possibile, a prescindere dagli effetti. «La nostra è la città più riformista e riformata d' Italia, la più innovativa», ha detto Pietro De Luca, quando ha introdotto la manifestazione per il Sì tenutasi in città con Luca Lotti.

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Sta di fatto, però, che in quanto a vivibilità, l' ultima classifica delle città vede Salerno al settantanovesimo posto, dopo Cosenza e Teramo, cinque posti più giù dell' anno scorso.

Nel metodo Salerno c' è di tutto. Le archistar e le showgirl . Le curve architettoniche della nuova stazione marittima di Zaha Hadid e le curve statuarie dell' Arcuri. La modernità amministrativa fatta di decisionismo e spregiudicatezza e la meno nobile tradizione del clientelismo come sistema, come è successo in occasione dell' ormai famoso discorso di De Luca senior ai sindaci; quello che, preceduto dalle parole sulla Bindi, ha spinto Renzi a chiedergli di tacere per un po'.

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«Ma ad averli amministratori così!», ha aggiunto Renzi per equilibrare il colpo. Così come?

Come quelli che spendono 3 milioni per le luminarie di Natale e 9 mila euro per un albero? Difficile crederlo. La meridionalizzazione dello Stato di cui parlano gli esperti di storia politica italiana si interruppe negli anni Novanta. Da allora le classi dirigenti meridionali hanno avuto un ruolo sempre più periferico e tutti i tentativi di riportarle al centro sono finora falliti. Il caso Salerno può aiutare a capire perché.

 

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