PALERMO MERAVIGLIA – RIAPRE LE PORTE LO SPLENDIDO PALAZZO BUTERA, ACQUISTATO DALL’EX BROKER MASSIMO VALSECCHI, PRONTO A OSPITARE ALCUNE OPERE DI MANIFESTA 12 – DA DIMORA ARISTOCRATICA A LABORATORIO DI RICERCA APERTO ALLE UNIVERSITÀ E CATALIZZATORE DEL QUARTIERE DELLA KALSA…

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Marina Valensise per “il Messaggero

 

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Dopo l' esemplare restauro voluto dal nuovo proprietario milanese, Palazzo Butera, uno dei palazzi più belli d' Italia, riapre le porte, mostrando i cantieri in corso del futuro museo, oltreché alcune opere di Manifesta 12, la biennale d' arte contemporanea itinerante che ha scelto Palermo, capitale italiana della cultura, per l' edizione 2018 (dal 16 giugno al 4 novembre).

 

Massimo Valsecchi, l' ex broker, collezionista e mecenate nel 2016 ha acquistato con sua moglie Francesca Frua De Angeli l' intero palazzo dei principi Branciforte, coi suoi 8000 mq e 1000 di terrazze, riunendo il puzzle degli ultimi Lanza di Trabia. Di prima mattina ci fa strada nel palazzo con Marco Giammona, l' ingegnere visionario paladino della riqualificazione del centro storico di Palermo (suo il restauro di Palazzo Sambuca alla Kalsa e di Palazzo Moncada, di fronte a San Domenico).

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Il restauro di Palazzo Butera è molto più del sogno realizzato di un esteta: è la premessa, il modello, il punto di riferimento per rinnovare in modo radicale il costume mentale di una città strategica come Palermo.

 

«In questi tempi di crisi, dove si pensa solo a costruire muri, Palermo è il luogo giusto per un progetto di inclusione legato alle arti, superando la politica», dice Valsecchi, salendo con agilità lo scalone in ferro battuto scandito dalle colonne in marmo di Ogliastra e delle altre cave dei Branciforte, della cui storia è ormai espertissimo.

 

METAMORFOSI

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Sotto la presa di Valsecchi, Palazzo Butera ha compiuto una metamorfosi da dimora aristocratica meta di teste coronate a laboratorio di ricerca e centro di scambi aperto all' università e a grandi istituzioni internazionali, ma anche pronto a fungere da catalizzatore per il recupero dell' intero quartiere della Kalsa, che in arabo vuol dire eletto, e da incubatore di nuove imprenditorialità, per offrire una sponda intelligente all' amministrazione pubblica.

 

Progetto nobile e tutt' altro che velleitario, a giudicare dai primi risultati.

Grazie a una squadra di esperti come l' architetto Giovanni Cappelletti, l' urbanista Maurizio Corta, gli specialisti nel recupero architettonico Giovanni Fatta e Tiziana Campisi, l' ingegner Giammona è riuscito a restituire a Palazzo Butera il suo antico splendore.

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Le facciate della quinta monumentale sulla Passeggiata delle Cattive, aperta ai primi dell' Ottocento sull' antica cinta muraria della città, sono tornate com' erano quando le vide Goethe che ne restò incantato. Un' indagine meticolosa della composizione degli intonaci originari ha permesso di integrarne le parti mancanti.

 

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Al piano terra, la cavallerizza con le colonne in pietra di Billieme è stata liberata dalle incongrue superfetazioni volute in decenni di incuria, quando il palazzo ospitava persino una scuola e vari uffici pubblici, per trasformarsi in uno spazio destinato alle mostre di arte contemporanea, dove persino le radici della jacaranda sono ormai a vista sotto una teca di cristallo, e il vecchio archivio di famiglia, coi suoi arredi originali, diventerà una libreria e un' emeroteca aperta al pubblico. Nella corte interna, dove i Branciforte si erano accaparrati lo spazio pubblico della città per chiudere alla vista il loro casino sul mare, i vecchi alloggi e magazzini sono stati riconvertiti in una caffetteria che, affidata in gestione a Tasca d' Almerita, sarà accessibile anche dal fronte mare.

 

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Al primo piano, un' infilata di saloni monumentali accoglie la dimora dei nuovi proprietari e parte della loro collezione di vetri, porcellane, mobili, sculture, oggi esposta anche a Cambridge, al Fitzwilliam Museum, e a Oxford, all' Ashmolean Museum. La cura maniacale delle maestranze è riuscita a ricomporre i trompe-l' oeil settecenteschi, a riesumare i lambris rimasti per secoli sepolti sotto strati di intonaco, a far rivivere le boiserie con le loro lamine di oro zecchino, gli avori delle porte, gli intarsi in legno con tutte le sfumatura dell' ambra e della tartaruga, e persino le sculture in cera, con soggetto pagano, uniche al mondo, conservate sottovetro e ancora intatte.

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Nella sala gotica, i vetri i soffiati sistemati da Anne e Patrick Poirier dentro le ogive medievali, coi loro specchi tremuli e colorati che cambiano col passare delle ore, danno l' effetto di una fantasmagoria domestica.

 

FANTASMAGORIA

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Ma la vera fantasmagoria è la metamorfosi di un tranquillo collezionista lombardo, che ha vissuto a Londra per cinquant' anni, collezionando arte, mosso dal gusto del bello, e alla fine, intuendo in anticipo la Brexit, ha deciso di lasciare la sua casa di Cadogan Square per vivere al Sud, e arrivato a Palermo, scoprendo la munificenza di Palazzo Butera, ha profuso il suo impegno in un' idea nobile, all' altezza dell' aristocrazia del luogo, ma in una chiave moderna, produttiva, generosa e liberatoria.

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Tant' è che una troupe di cineasti della Wildside, la casa di produzione di Lorenzo Mieli, Mario Gianani e Saverio Costanzi, sta già girando un documentario su questa figura leggendaria.

 

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