ROMA, IL RISVEGLIO DEL VULCANO - IL SOTTOSUOLO DEI CASTELLI ROMANI SI STA RIEMPIENDO DI MAGMA, MA PER I GEOLOGI L'ERUZIONE AVVERRÀ TRA CIRCA MILLE ANNI. METTENDO A RISCHIO ANCHE LA CAPITALE: ''TRACCE DI LAVA DA PASSATE ERUZIONI ARRIVANO DENTRO IL RACCORDO ANULARE'' - ALBANO, NEMI, CASTEL GANDOLFO SIEDONO SU VULCANI IN QUIESCENZA, PER NULLA SPENTI. MA SARANNO PROBLEMI PER I NOSTRI DISCENDENTI...

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Matteo Marini per ''la Repubblica''

 

roma e i castelli romani roma e i castelli romani

Nelle ore in cui il sottosuolo di Roma ha tremato per il terremoto di Norcia, ci si chiede se anche la capitale rischi un "big one". La risposta dei geologi è no: l'unico pericolo per la Città eterna è rapprensentato da un vulcano che potrebbe risvegliarsi. E anche se geologicamente si tratta di un batter d'occhio, almeno per i tempi umani è un lento destarsi: la prossima eruzione, secondo i ricercatori, è attesa tra un migliaio di anni.

 

Le camere sotterranee, poste a diversi chilometri di profondità sotto i centri abitati di Ariccia, Castel Gandolfo, Albano e gli altri “Castelli romani”, si stanno di nuovo riempiendo di magma e il terreno si sta gonfiando. Nessuna preoccupazione a breve termine, dunque, ma gli effetti della sua riattivazione sono già visibili agli occhi dei satelliti e all'ago dei sismografi.

 

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In uno studio pubblicato su Geophysical Research Letters, un team internazionale di scienziati dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, università La Sapienza, Cnr e Università di Madison, ha ricostruito la storia dell'area vulcanica dei colli albani degli ultimi 600mila anni: “Si tratta di un distretto nel quale troviamo vulcani diversi – spiega Fabrizio Marra dell'Ingv, primo autore dello studio – scientificamente lo possiamo definire attivo ma quiescente, perché non c'è evidenza che sia estinto ma non ci sono nemmeno indizi di una prossima eruzione. I crateri sono i laghi di Albano e Nemi o quello prosciugato di Ariccia. Ad eccezione del cono stromboliano di Monte Due Torri, sono anelli di tufo non sviluppati verso l'alto. Non si trovano esempi analoghi attuali in Europa”.

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La telemetria satellitare ha osservato come il terreno si sia sollevato, negli ultimi 20 anni, di circa 2-3 millimetri all'anno. L'altro elemento emerso dallo studio riguarda la ciclicità. Le eruzioni in passato sono avvenute a intervalli piuttosto regolari, ogni 40mila anni, un tempo che si è andato però riducendosi verso i 30mila. La più recente ha interessato il cratere di Albano, iniziata 40mila e terminata attorno a 36mila anni fa.

 

In realtà, due studiosi italiani, Dario Andretta e Mario Voltaggio, hanno raccolto in passato elementi che, confermando le parole di Tito Livio, testimonierebbero una attività vulcanica nei Colli Albani tra il V e il IV secolo avanti Cristo. Andretta e Voltaggio avevano addirittura fotografato dei manufatti coperti da materiali vulcanici apparentemente depostisi sopra e non frutto di rimaneggiamento umano, ma la cosa è stata messa in dubbio da altri ricercatori.

 

Siamo alle porte della capitale, a poco più di dieci chilometri dalla cintura del Grande raccordo anulare. Immaginare Roma come Pompei però è solo un gioco di fantasia. Non esiste alcun tipo di allarme. Le camere nelle quali si sta accumulando il magma sono situate tra i cinque e i dieci chilometri di profondità. Abbastanza da non destare preoccupazioni.

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Quello che semmai può preoccupare è proprio la conseguenza di questo sonno prolungato. A differenza di altri distretti, le fratture e le faglie della zona sono ben sigillate. Con l'effetto di bloccare il magma che rimane in profondità fino a quando la pressione non è tale da farlo risalire. A quel punto inizia un nuovo ciclo eruttivo, preceduto da scosse sismiche già avvertite in passato: “La bocca non si apre a causa delle pressioni orizzontali che sigillano le fratture. Quando l'eruzione avviene ha un effetto esplosivo, come stappare una bottiglia di champagne dopo averla agitata – sottolinea Marra – questo processo ha causato per esempio lo sciame sismico nell'area all'inizio degli anni '90, con scosse minori e solo in pochi casi di magnitudo attorno al 4”.

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Secondo Marra non esistono comunque rischi imminenti per gli abitanti di Ariccia, Albano, Marino o Castel Gandolfo: “In situazioni come quella del Vesuvio, dove le eruzioni sono molto più frequenti, l'ultima durante la Seconda guerra mondiale, ha senso un piano di intervento. Qui parliamo di qualcosa che si verificherà forse tra un migliaio di anni. Per quanto riguarda le scosse invece l'attenzione più che della scienza deve essere politica: conosciamo il tipo di sismicità, in un paese normale l'area dovrebbe già essere messa in sicurezza. Nei Castelli è opportuna, come in tutta Italia, la verifica di vulnerabilità di quello che è costruito. La buona notizia è che durante lo sciame sismico di 20 anni fa non è crollato nulla”.

 

La città di Roma ha 2769 anni, tra un migliaio i suoi abitanti potrebbero dunque essere testimoni di questo risveglio. “Con tutta probabilità si aprirà una nuova bocca eruttiva – spiega Marra – forse sovrapposta a una di quelle già presenti. Lo scenario sarebbe meno disastroso di un'eruzione come quella che ha distrutto Pompei, ma comunque sarebbe interessata un'area di 5-10 chilometri di diametro. I depositi che abbiamo analizzato delle precedenti eruzioni arrivano fino all'interno del Grande raccordo anulare. Su Roma pioverebbero lapilli, la nube oscurerebbe il cielo, forse più verso Latina”. Studi come questo saranno utili, si spera, per prevenire le conseguenze più drammatiche.

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Venendo ai giorni nostri, le scosse che hanno devastato il centro Italia e stanno continuando a scuotere le aree appenniniche non dovrebbero influire sull'attività vulcanica dei Colli Albani: “È escluso che possa avere un effetto significativo – conclude il  Marra – almeno non ora, tra mille anni forse. È ormai assodato che un sisma possa innescare un'eruzione vulcanica, com'è accaduto per il St. Helen negli Stati Uniti. Ma può accadere solo per un vulcano in procinto di eruttare, a questi livelli non c'è nessun tipo di perturbazione sensibile che arrivi alle camere magmatiche”.

 

 

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