LA SOTTILE LINEA COSCA - L'INTRECCIO PERICOLOSO TRA FABRIZIO CORONA E LA 'NDRANGHETA, CHE PARTE DAGLI ANNI D'ORO DI VALLETTOPOLI E ARRIVA AL CONTROSOFFITTO INZEPPATO DI CONTANTI A CASA DI FRANCESCA PERSI, CHE DUE MESI FA DENUNCIÃ’ IL TENTATIVO DI FURTO DA PARTE DI ''CRIMINALI CALABRESI''

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Alessandro Da Rold e Luca Rinaldi per www.lettera43.it

 

CORONA 41 CORONA 41

C'è una sottile linea nera che parte dagli anni d'oro di Vallettopoli a Milano, tocca il trono dorato della discoteca Hollywood - dove sedevano Fabrizio Corona e Lele Mora - e attraversa le inchieste sulla ‘ndrangheta in Lombardia o quelle sulle cene eleganti di Arcore coordinate dal pm Ilda Boccassini. È un filo scuro, lungo più di 10 anni, che arriva fino al controsoffitto di Francesca Persi, assistente del Re dei Paparazzi, dove sono stati trovati quasi 2 milioni di euro in nero su cui indaga la Direzione Distrettuale Antimafia di Milano.

 

Sono incroci pericolosi, incroci di ‘ndrangheta. L’imperativo degli investigatori che si ritrovano a indagare sulla criminalità organizzata, soprattutto in terra lombarda, è il vecchio mantra del giudice ucciso nella strage di Capaci Giovanni Falcone: «Seguire i soldi, follow the money». E qui i soldi in ballo sono tanti, guadagnati durante le comparsate in discoteca o in palestra. Come sono tanti, forse troppi, gli strani giri che Corona ha bazzicato in questi anni, dapprima vivendo nella centralissima corso Como, patria delle discoteche, e poi in carcere, da Busto Arsizio a Opera fino a San Vittore.

I SOLDI NASCOSTI DI FABRIZIO CORONA I SOLDI NASCOSTI DI FABRIZIO CORONA

 

Il gip di Milano Paolo Guidi lo scrive nero su bianco nell'ordinanza di custodia cautelare parlando della vita di Corona: «L’impressionante numero di precedenti penali dal 2003 ad oggi (plurimi episodi di estorsione, corruzione, bancarotta, spendita di monete falsificate, reati fiscali, violazione degli obblighi inerenti la sorveglianza speciale), e la qualificata recidiva che ne deriva, testimonia l'incapacità dell'indagato di astenersi dal commettere reati e di conformarsi ad un corretto ed ordinato vivere sociale».

 

GLI ANNI D'ORO DELL'HOLLYWOOD TRA 'NDRANGHETA E COCAINA. La movida milanese, il mondo della notte, di soldi ne ha sempre fatti girare parecchi, in nero e soprattutto nelle tasche delle cosche che mirano ai servizi per la security, ma pure al controllo dello spaccio. Si perdono nella notte dei tempi, ma erano appena sei anni fa le inchieste Caposaldo o All Inside, che vedevano testimoni eccellenti come Belen Rodriguez o Alessia Fabiani. Si indagava su quanto si “pippava” nei privè e chi faceva entrare la “bamba”.

 

I SOLDI NASCOSTI DI FABRIZIO CORONA I SOLDI NASCOSTI DI FABRIZIO CORONA

All'Hollywood i giovani boss 'ndranghetisti nascondevano il «ferro», la pistola, come capitò al boss Francesco Pesce, mentre allo stesso tempo si creavano strani incroci con l'amministrazione di centrodestra del Comune di Milano. Soldi e consenso elettorale, politica e cosche, finite nelle inchieste Infinito o in quella a carico dell'ex assessore Domenico Zambetti che fece cadere la giunta di Roberto Formigoni. Lo “Zambe” è ancora in ballo con i processi dove è accusato di voto di scambio, ma in un interrogatorio spiegò di aver pagato i clan perché si sentiva minacciato.

 

geraldine daru e corona geraldine daru e corona

GLI INCROCI PERICOLOSI CON LA POLITICA. All'epoca capitava che all’ombra della Madonnina e per le vie del divertimento si incrociassero personaggi come Lele Mora, l’ex legale di Ruby Rubacuori Luca Giuliante, gli uomini legati alla criminalità organizzata calabrese che fa affari a Milano e politici in cerca di voti in vista di una tornata elettorale. Nel 2011 l’operazione Caposaldo della Direzione distrettuale antimafia di Milano guidata da Ilda Boccassini mette agli atti i contatti, risalenti al 2009, tra lo stesso Lele Mora e Paolo Martino, ritenuto dagli inquirenti uno dei colletti bianchi della ‘ndrangheta al Nord. In mezzo c’è proprio Giuliante il primo avvocato di Karima El Marough e il giro dei locali della Milano by night.

 

fabrizio corona fabrizio corona

DA LELE MORA A MARTINO. Sono contatti che maturano già negli anni precedenti, nonostante Mora abbia sempre negato di aver conosciuto Martino. Però sia Giuliante, sia lo stesso Martino raccontano una versione diversa. «Lei, signor giudice», racconta Martino mentre lo interroga il Gip Giuseppe Gennari nel marzo 2011, «mi chiede di Lele Mora? È stato lui a volermi conoscere.

 

Giuseppe Scopelliti, il presidente della Regione Calabria? Conosco lui, suo fratello Francesco che sta a Como e fa l’assessore. Io, signor giudice, conosco un po’ tutti». E sono tanti i contatti che, come emerge dalle carte dell’inchiesta, culminata con le condanne del 2013, Paolo Martino intrattiene con gli ambienti della movida milanese che, alla fine della prima decade degli anni 2000, vede nell’Hollywood uno dei punti di riferimento.

 

fabrizio corona francesca persi fabrizio corona francesca persi

IN CARCERE CON IL NONNO DEL BAMBINO BRUCIATO. Se un personaggio così vicino a Fabrizio Corona come Lele Mora nega di aver mai conosciuto Martino, l’avvocato Giuliante è di altro avviso: «Mi è stato presentato da Mora negli uffici di viale Monza». Con Martino, si legge nelle intercettazioni, Giuliante si presenta come «l’amico di Lele», si parla pure di appalti e tornei da organizzare tra vip in quel di Reggio Calabria come sfondo alla campagna elettorale.

 

Gli uomini della mala calabrese sembrano essere una costante in questa storia e nella parabola di Fabrizio Corona. Uno dei primi incroci «pericolosi» arriva proprio all’epoca di Vallettopoli, quando, raccontò Corona, finì in cella con Pepè Iannicelli, nonno di Cocò Campolongo.

 

giuseppe scopelliti giuseppe scopelliti

Iannicelli, la fidanzata Ibtissa Taoussa e il nipote di tre anni Cocò furono poi le vittime di un omicidio a gennaio 2014. I sicari per non lasciare tracce bruciarono tutti e tre i cadaveri a bordo della Fiat Punto di Iannicelli. Incroci pericolosi, incroci di ‘ndrangheta.

 

LE INDAGINI DA BUCCINASCO ALL'AUSTRIA. Ora gli investigatori stanno cercando di capire chi ha lanciato l'ordigno contro la casa di Corona a metà agosto, un attentato che ha di fatto permesso agli inquirenti di tornare a indagarlo e a riportarlo in carcere. Ma, soprattutto, chi sono i due calabresi che lo hanno minacciato chiedendogli 50 mila euro? Sono legati forse a quelli che, si racconta nel giro della movida milanese, lo avevano già minacciato anni fa per avere indietro 25 mila euro e rompendo il naso a un suo bodyguard?

 

Corona che con le sue foto ricattava i vip ora è sotto ricatto? È minacciato? Chi sono i ladri entrati nella casa della Persi per rubare i soldi dalla cassaforte?

Agli atti dell'inchiesta si parla pure di una lite di fronte al bar Radesky tra Corona e l'ex calciatore di serie A Giuseppe Sculli, nipote del boss Giuseppe Morabito, detto U Tiradrittu. A parlarne è proprio la Persi, la 'cassaforte'.

Non solo. Selvaggia Lucarelli sul Fatto Quotidiano parla anche di un concessionario di autonoleggio di Buccinasco a cui Corona doveva centinaia di migliaia di euro per noleggi non pagati.

 

GIUSEPPE SCULLI GIUSEPPE SCULLI

Buccinasco è detta anche la “Platì del Nord”, per citare le parole del collaboratore di giustizia Saverio Morabito, dove persino uno come lo scrittore Frederic Forsyth arrivò per capire la mafia calabrese. E poi c'è quella banca, la Drei Ed con sede a Linz, sulle rive del Danubio dove sarebbero stati nascosti altri 900 mila euro proprio da Corona e dove si recava spesso proprio la Persi.

Austria, dove l'anno scorso sono stati sequestrati 21 milioni di euro alla cosca ‘ndranghetista dei Pesce. Ma questa è un'altra storia.

 

 

 

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