TELENOVELA OLIMPICA! IL GIORNO DOPO IL NO DELLA RAGGI A ROMA 2024, MALAGÒ FA IL PIACIONE E SALUTA LA SINDACA COL BACIAMANO: "LO FACCIO SEMPRE SE NON HO CONFIDENZA. LE SCUSE DELLA RAGGI? UNA DONNA NON SI DEVE MAI SCUSARE - I VESCOVI IN CAMPO CONTRO IL NO ALLE OLIMPIADI: “ROMA CITTA’ CHIUSA” - -

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Da “corriere.it”

 

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Il giorno dopo il no alla candidatura olimpica della Capitale la telenovela continua. E chissà che il disegnatore Giorgio Cappozzo - che in campagna elettorale si era divertito con la fantomatica love story tra Virginia e Roberto (Giachetti) - non stia già pensando alla variante Raggi-Malagò. Tant’è.

 

Dopo l’incidente di Palazzo Senatorio - con i vertici sportivi che aspettavano invano per 35 minuti la sindaca fuori dal suo ufficio mentre lei attorcigliava bucatini all’amatriciana con l’assessora ai Trasporti Linda Meleo in una trattoria dei via dei Mille - va in scena un altro capitolo della saga. Il set non è più l’aula Giulio Cesare, ma la Sala delle Armi al Foro Italico dove il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, giovedì ha presentato il logo di Roma per gli Europei di calcio 2020.

 

Sembrava un copione già scritto, in stile grande freddo e saluti di circostanza. Se non fosse che, a spiazzare tutti, è proprio quel Giovanni Malagò che, il giorno prima, se ne era andato stizzito dal Campidoglio per la lunga anticamera. Il siparietto

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Al Foro Italico il numero uno del Coni ha optato per un altro registro: baciamano alla sindaca, forse sperando di blandirla con modi da gentleman. Pochi minuti prima, però, si è consumato l’ennesimo siparietto: al suo arrivo la Raggi - accompagnata dal vice, Daniele Frongia - ha evitato di incrociare Malagò andandosi a sedere lontano. A quel punto, il presidente del Coni ha richiamato la sua attenzione: «Signora sindaca!».

 

Lei si è voltata d’istinto e Malagò l’ha colta di sorpresa con il saluto galante. Segnale di distensione o elegante punzecchiatura? Chissà. Subito dopo l’avvocata Cinquestelle è andata a sedersi dal lato opposto, tanto per rendere plastica da distanza. Più tardi, riguardo al baciamano, il numero uno ha spiegato: «Con una persona con cui non ho confidenza lo faccio sempre». E a chi gli chiedeva se, dopo il forfait, si aspettasse le scuse della sindaca, ha risposto: «Una donna non deve mai chiedere scusa». Non solo. Sentite la sua replica alla domanda se, dopo quanto è accaduto, andrebbe a pranzo con la Raggi: «Certo. Perché no? Siamo persone educate».

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Il presidente del Coni si è guardato bene dall’infierire sul pranzo in trattoria della sindaca - mentre lui, Diana Bianchedi e Luca Pancalli l’aspettavano - chiarendo: «Onestamente non mi sembra quello il problema, poi i fatti sono sotto gli occhi di tutti.

 

Ma mi sembrano cose marginali rispetto ad altre questioni». Stesso aplomb sulla battuta del grillino Alessandro di Battista che l’ha definito «un coatto che minaccia» commentando una sua esternazione («Le consiglio di non presentare la mozione perché gli amministratori che firmeranno quella delibera dovranno assumersi le loro responsabilità»). La reazione di Malagò? «Onestamente non penso di essere un coatto. Penso che la mia vita e il mio stile dicano qualcosa di diverso, ma rispettiamo le opinioni di tutti».

 

 

Malagò si è anche detto contrario all’ipotesi di tentare una strada alternativa per salvare comunque la candidatura di Roma ai Giochi del 2024: «Teoricamente ci sarebbero diversi piani B - ha ammesso il numero uno del Coni - . Ma dal primo giorno ho sostenuto che questa non è la strada giusta, non è corretto, non è elegante e credo sia una cosa non da fare e non lo faremo. Ci adegueremmo ad una decisione che comunque consideriamo ingiusta e sbagliata».

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Su un punto, però, il presidente del Coni non si è sentito di escludere possibili conseguenze del no deciso dall’amministrazione pentastellata: «Noi non facciamo alcun tipo di azione - ha assicurato - non facciamo nulla e non vorremmo fare nulla. Ma se qualcuno, dico le autorità vigilanti, ci chiede dovremo semplicemente dire perché abbiamo interrotto un atto dovuto».

 

 

La sindaca, dal canto suo, ha cercato di riequilibrare il tiro mostrandosi entusiasta per le quattro partite della fase finale degli Europei di calcio che Roma si prepara a ospitare nel 2020: «Sono contenta e orgogliosa - le sue parole - . Il calcio è una grande leva per l’integrazione e uno strumento per rispondere il valore del rispetto».

 

Durante la cerimonia è stato anche svelato il logo scelto per «Uefa Roma 2024»: l’immagine di Ponte Sant’Angelo a collegare idealmente la Capitale con le altre 12 città nelle quali tra quattro anni si disputeranno le partite del torneo continentale. «Protagonisti - ha chiarito la prima cittadina - saranno lo Stadio olimpico, piazza di Siena, Piazza del Popolo e il circo Massimo. Ci aspettiamo un pubblico internazionale è un ritorno economico rilevante per i romani e per la città».

 

 

In mattinata Malagò, ai microfoni di «Radio anch’io» su Radio1, aveva espresso tutto il suo rammarico per il no alla candidatura. «Formalmente non è finita, ma nella sostanza quando un’amministrazione comunale fa venire meno la candidatura - il suo intervento - è chiaro che questo non è visto bene dalla comunità internazionale». E sui 20 milioni fin qui spesi dal comitato promotore Roma 2024 e su un eventuale danno erariale, non aveva mancato di sottolineare:

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«Noi siamo un ente pubblico, tutte le spese sono online, e si tratta di fondi del Governo. Dico che se qualcuno chiede, e qualcuno potrebbe chiederlo, perché sono stati spesi questi 20 milioni è chiaro che dovremo rimandare la domanda a chi sta bloccando una candidatura, visto che tuttora siamo ufficialmente candidati con il sostegno formale di tutti. In ogni caso, se si vuole controllare come sono stati spesi fin qui i soldi in qualsiasi momento si può fare. E tutti i soldi sono quelli previsti dalla legge “Sport e Periferie” - aveva spiegato ancora il presidente del Coni - . È pretestuoso sostenere questa tesi, io non chiedo niente a nessuno, ma se qualcuno bussa alla mia porta risponderò che qualcun altro deve prendersi le sue responsabilità. Abbiamo interrotto una maratona al km 30 e adesso devono spiegare perché, aldilà del fatto politico che dobbiamo rispettare».

 

 

Altra precisazione: «Oggi qualsiasi opera pubblica richiede un investimento, il Campidoglio aveva il diritto e il dovere di supervisionare, alla Raggi abbiamo detto “assumiti la governance e governa il processo”». E sulla vana attesa di mercoledì nell’anticamera del sindaco di Roma, che qualcuno ha voluto spiegare come un’umiliazione dei poteri forti, Malagò aveva commentato:«Io mi occupo 16 ore al giorno, da volontario, di sport.

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Mi aspettavo con speranza che l’amministrazione comunale accettasse con slancio questa opportunità, allo sport interessa organizzare al meglio un evento sportivo e dare una mano alla città piena di problemi. D’altra parte, qualsiasi opera pubblica oggi richiede un investimento. Noi abbiamo presentato un progetto che desse speranza e obiettivo ai giovani. Referendum? Andava fatto prima, ma non abbiamo problemi a confrontarci, anche perché sappiamo benissimo che i numeri sono a nostro favore. I numeri che vengono sventolati sui costi e le incidenze, riguardano le edizioni del passato, noi siamo candidati perché sono cambiate le regole del gioco della candidatura».

 

 

IL GIORNALE DEI VESCOVI CONTRO IL NO ALLE OLIMPIADI

Da www.huffingtonpost.it

 

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“Roma città chiusa". È il titolo di apertura di Avvenire all'indomani del no del sindaco di Roma, Virginia Raggi, alle Olimpiadi. Per il giornale dei vescovi, "il no di roma alle olimpiadi del 2024 è "una politica senza ali".

 

Il giornale della conferenza episcopale italiana scrive, in un corsivo i prima pagina, che "Roma, che è dotata di ali d'aquila fin dai tempi dell'impero, stavolta non ha neanche provato a spiccare il volo. L'anno scorso di questi tempi, quando la candidatura fu ufficializzata dall'allora sindaco Ignazio Marino e la città era ancora sottosopra per lo tsunami di 'mafia capitale', avemmo modo di scrivere: 'dopo aver toccato il fondo, sprofondando in melmosi mondi 'di mezzo e 'di sotto', è ora che Roma si dia lo slancio per tornare in superficie. Almeno per partecipare con onore, nello spirito del Barone de Coubertin'. Invece ieri è stato deciso che l'importante è non partecipare".

 

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Intanto sui giornali stranieri il ritiro di Roma dalla corsa olimpica continua a tenere banco. "Il sindaco populista stronca il sogno olimpico della città", titola il Financial Times. Brinda il Los Angeles Times, secondo cui grazie al rifiuto della Raggi, Los Angeles, in corsa per io giochi del 2024, "ha un rivale in meno". La Bbc rimarca invece come "in questi giorni la città riesca a malapena a raccogliere la propria spazzatura e tra molti romani l'idea dei giochi genera scarso entusiasmo e il sindaco lo sa". La Raggi - continua la Bbc- ha vissuto delle settimane difficili" e "respingere le olimpiadi potrebbe rappresentare un modo per riguadagnare popolarità e autorità sulla città".

 

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