LA VAL D’AOSTA S’E’ GIOCATA 140 MILIONI AL CASINO’ DI SAINT VINCENT. ERANO SOLDI PUBBLICI – INCHIESTA DELLA CORTE DEI CONTI: ALL’EX GOVERNATORE, AUGUSTO ROLLANDIN, LA CORTE CHIEDE 17 MILIONI INDIETRO – 22 PERSONE COINVOLTE PER FALSO IN BILANCIO E TRUFFA AGGRAVATA

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Federica Cravero per la Repubblica

 

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C'è l'ipotesi di uno sperpero di 140 milioni di euro dietro all'inchiesta relativa al casinò di Saint Vincent condotta dalla Guardia di finanza di Aosta, che in queste ore ha notificato dei provvedimenti di "inviti a dedurre" emessi dalla procura regionale della Corte dei conti della Valle d'Aosta nei confronti di 22 persone, tra  assessori e membri del consiglio regionale valdostano dal 2012 al 2015, incluso l'ex governatore Augusto Rollandin, con la contestazione del pesante danno erariale.

Augusto Rollandin Augusto Rollandin

 

Parallelamente la procura di Aosta, guidata da Giancarlo Avenati Bassi, procede nei confronti degli amministratori e del collegio sindacale per falso in bilancio e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, mentre per l'ex assessore regionale con delega alla casa da gioco, Ego Perron, si ipotizza solo la truffa.

 

La sala da gioco valdostana - gestita da una società partecipata dalla Regione Valle D'Aosta (al 99,995%) e dal Comune di Saint Vincent (0,044%) - da tempo è afflitta da una crisi strutturale che ha richiesto negli anni, per far fronte alla gravissima sofferenza finanziaria, un'iniezione di denaro pubblico. Ma secondo quanto rilevato dalle Fiamme gialle questi finanziamenti erano stati erogati sulla base di piani di sviluppo consapevolmente inattendibili e bilanci falsificati da perdite di esercizio nascoste.

Casino Saint Vincent1 Casino Saint Vincent1

 

Il Nucleo di polizia tributaria di Aosta, che da tempo segue la vicenda, ha ora concluso una serie di indagini sul complesso “Casino de la Vallée S.p.A. - Grand Hotel Billia” appurando che amministratori e membri del collegio sindacale hanno inondato di milioni di euro di denaro pubblico il casinò, anche prelevando risorse da altre società partecipata regionale, autorizzati da specifiche delibere da parte delle giunte e dei consigli regionali in carica nel luglio 2012 (50 milioni di euro), settembre 2013 (10 milioni di euro), ottobre 2014 (60 milioni di euro) e dicembre 2015 (20 milioni di euro).

 

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La procura regionale della Corte dei conti per la Valle d’Aosta ha dunque contestato ai 22 membri deliberanti delle giunte e dei consigli regionali all’epoca in carica di aver consapevolmente causato alle casse pubbliche un danno economico presunto di 140 milioni di euro, quantificando le responsabilità dei singoli tra i 2,9 e i 17,3 milioni (quest'ultima cifra chiesta proprio a Rollandin), mentre al solo coordinatore del dipartimento Finanze si è riscontrata una presunta responsabilità amministrativa per colpa grave di 1,6 milioni.

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Le indagini hanno evidenziato come le erogazioni plurimilionarie di denaro pubblico, di cui la partecipata regionale ha beneficiato, sarebbero state concesse dagli organi preposti nel periodo 2012-2015 in conseguenza di bilanci riportanti perdite di esercizio volutamente ridotte e conseguenti piani di sviluppo industriale oggettivamente inattendibili. E questo è avvenuto nonostante la casa da gioco presentasse “palesi segnali di gravissima sofferenza, con indicatori di debolezza strutturale tali da compromettere irrimediabilmente l’attitudine alla autonoma sopravvivenza nell’immediato e rendevano inverosimile ogni più benevola prospettiva di recupero nel futuro”.

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I finanzieri hanno poi segnalato alla procura le condotte penalmente rilevanti: falso in bilancio e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche da parte degli amministratori della società e dei componenti il collegio sindacale in carica in quegli anni, i quali avrebbero indotto in errore la Regione e la società finanziaria regionale erogatrice del denaro, coscientemente raggirate grazie alla presentazione di bilanci riportanti perdite di esercizio dissimulate - quindi falsi - e piani industriali di sviluppo conseguentemente irrealizzabili.

 

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Il tutto per conseguire dagli organi competenti le erogazioni di denaro poi effettivamente deliberate. E l'assessore, essendo a conoscenza dell’inconsistenza dei piani di sviluppo industriali, avrebbe avuto l’obbligo giuridico di impedire lo sperpero di denaro pubblico. Ma non lo ha fatto.

 

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